Questa storia dell’imminente rimpasto sta diventando stucchevole. I cosiddetti “responsabili”, quella manica cioè di onorevoli (onorevoli?) messisi a ballare attorno al palo della lap dance di Montecitorio sotto gli occhi eccitati del Premier, aspettano il loro giusto premio per i servigi svolti. Ma stavolta il Premier non potrà delegare il compito al ragioniere Spinella. Il problema però è rappresentato dalla pochezza dei posticini da offrire rispetto ai famelici appetiti dei “responsabili”. Il nome che gira con maggiore insistenza, indicato come ministro dell’Agricoltura in pectore, è quello dell’ex Udc Saverio Romano. Romano, già braccio destro di Cuffaro, ha fondato il Pid (che non è l’abbreviazione dei famosi insetti parassiti che vivono sui capelli ma sta per Popolari Italia Domani), portandosi dietro un manipolo di “idealisti” fatti eleggere nel 2008 dal lungimirante e sempre furbissimo Casini. Nonostante abbia fondato il partito dei popolari di domani, il posto di ministro Romano lo vuole oggi, sennò minaccia di tornarsene da dove era venuto. Ma il Cavaliere nicchia. Perché? Sfogliando le pagine del Messaggero di proprietà del suocero di Casini si paventa un’ipotesi maliziosa. Quella che indicherebbe nel profilo non proprio specchiato dello stesso Romano, finito in alcune inchieste scottanti della magistratura siciliana, il limite insormontabile per il coronamento delle sue aspirazioni ministeriali. Il giornale di Caltapapà (Copyright Dagospia) riporta pure, a supporto dell’ipotesi, le dichiarazioni del pentito mafioso- massone Francesco Campanella. Campanella, già leader nazionale dei giovani Udeur, favorì la latitanza del boss Provenzano fornendo un supporto decisivo per gli spostamenti del vecchio capomafia recatosi in Francia per motivi di salute. Ma il Messaggero non la racconta tutta. A parte il fatto che la supposta “malandrineria” di Romano il giornale vicino a Casini la registra solo ora, sarebbe poi corretto riportare le notizie integralmente, e non solo le parti che piacciono. Campanella infatti non si è limitato a fare, nelle sue dichiarazioni fiume, solo il nome di Romano ma ha coinvolto pure quel Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, già arrestato negli anni di Tangentopoli per una storia di mazzette, e salvatosi grazie ad una provvidenziale prescrizione nonostante avesse sostanzialmente ammesso i fatti contestategli. Ai magistrati di Palermo Campanella, riporta Montolli nel libro il Caso Genchi, avrebbe detto a tal proposito; “Giuseppe Randazzo”, dichiara Campanella, “mi ha coinvolto negli affari della Global Media, società di riferimento di Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, che rappresenterebbe il polmone finanziario dell’Udc. Il sistema per fare grandi affari si chiama Pptie ed è il programma di partenariato territoriale per gli italiani all’estero. Il fondo sociale europeo aveva stanziato otto milioni di euro destinati al ministero degli Esteri per agevolare i rapporti con gli immigrati di successo. Per evitare le gare”, continua Campanella, “Cesa e i suoi amici riuscirono a far assegnare il programma ad un’agenzia dell’Onu, il Cif-Oil di Torino, per poi sovrafatturare il costo dei convegni e restituire una quota alla struttura politica di Cesa…”. Cesa, a proposito di tali ipotesi avanzate da Campanella, tutte ancora da provare, ha annunciato una denuncia per calunnia. Sfortunatamente non si hanno ulteriori notizie né sul merito delle cose dette dal pentito mafioso-massone né sulla conseguente denuncia per calunnia promessa da Cesa. In compenso stamattina si è svegliato il Messaggero.
Francesco Maria Toscano