Il Pdl sta vivendo un periodo di fortissime tensioni. Tre anni fa, all’indomani della vittoria berlusconiana, i migliori politologi descrivevano un Paese oramai incamminato verso la stabilizzazione di un sistema bipartitico di tipo anglosassone, incentrato sulla presenza di due sole forze politiche di rilievo, il Pd e il Pdl. Non è passato neppure un lustro e già le illusioni sono miseramente cadute. Ma mentre il progetto del Pd veltroniano è entrato subito in crisi, il Pdl cementato dal collante del potere, comincia solo adesso a dare segni di evidente sofferenza. Non passa giorno senza che un qualsiasi gruppuscolo interno al partito non mostri i muscoli nella speranza di poter condizionare le scelte di governo brandendo i numeri come possibile arma di ricatto. Il gruppo che fa riferimento a Scajola, ad esempio, è in continua fibrillazione. L’ex ministro ligure di scuola democristiana, passato un anno in castigo per la nota vicenda della casa pagatagli “a sua insaputa”, pretende di tornare in grande stile nelle stanze dei bottoni. Pare voglia un ruolo di rilievo all’interno della organizzazione del partito e non sembra accontentarsi di ipotesi di ripiego. I più maligni dicono di vederlo bene con una delega governativa alle politiche abitative, visto il riconosciuto fiuto per le questioni immobiliari, ma non basterà certo una battuta per fermarlo. Inquieta è inoltre la corrente dei cosiddetti ex aennini i quali, dopo lo strappo di Fini, si ritrovano improvvisamente al centro delle invettive dei forzisti della prima ora desiderosi di ridimensionarne di molto il peso. Fin quando Fini combatteva la sua guerra all’interno del partito di Berlusconi, i vari La Russa, Gasparri e Matteoli potevano godere di un potere di interdizione. Ma adesso che Fini è andato via, i reduci di ciò che fu An vengono trattati dagli azzurri della prima ora come ospiti nemmeno troppo graditi. In più emergono con cadenza periodica le tentazioni meridionaliste di Miccichè e soci, che pare riconoscere solo la leadership di Berlusconi. Il caos regna sovrano e Berlusconi, indebolito da mille processi, non sembra avere più lo slancio di qualche anno fa. Dubito che il Pdl possa resistere alla fine politica dei suo fondatore. All’orizzonte comunque, non si vede ancora nessuno.
Francesco Maria Toscano