Ogni limite ha una pazienza, diceva giustamente Totò. Limite ampiamente superato dal giornalista (?) del Corriere della Sera Francesco Verderami, oramai stabilmente specializzatosi nelle “odi a Gianni Letta”. Verderami, novello Foscolo, anche oggi si prodiga nell’esaltare le gesta dell’astuto Gianni con un non pezzo a pagina 6 del prestigioso quotidiano di via Soferino. Mentre però Foscolo dedicava i suoi pensieri a dame come Luigia Pallavicini caduta da cavallo, Verderami dedica dolci versi a Gianni Letta ancora in sella. Alla fine del pezzo, titolato “E Letta, amareggiato, rilancia la fiducia nella politica bipartisan”, rimane nella testa dei poveri lettori un senso di vuoto cosmico. La sintesi dell’articolo ci rende edotti del fatto che Letta è stanco, che il Cavaliera dice che Letta è bravo, che palazzo Chigi dovrebbero chiamarlo palazzo Letta, che Letta aveva un nonno, nonno Letta, per il quale Letta avrebbe partecipato ad una messa di commemorazione presso l’Abbazia di Cava dei Tirreni. Verderami infine ci tiene a sottolineare che purtroppo, nonostante la presenza di molti morti viventi, il Parlamento italiano non è l’Abbazia di Cava dei Tirreni. Toccanti la riflessioni riportate da Verderami, specie quella che rende di pubblico dominio il retroscena secondo cui Palazzo Chigi andrebbe chiamato Palazzo Letta. Ci sto, buona idea. Ad una condizione però: di cambiare in contemporanea pure il nome del bravo retroscenista in “Letta Letta”.
Francesco Maria Toscano
Grande!