Ma la stampa serve? Serve serve…solo che serve a tutto tranne che ad informare. La crisi di credibilità del nostro sistema politico è niente rispetto a quello dell’informazione. Anche se molti, giustamente, fanno fatica a distinguerli. Un Paese è libero nella misura in cui la stampa fa il suo mestiere che, in teoria, sarebbe quello di fare le pulci al potere, ovunque si annidi. Ora, per un singolare contorsionismo italico, i nostri media tutto fanno tranne quello che per cui sono stati pensati. Prima di chiederci retoricamente se la libertà di stampa e di espressione abbiano ancora diritto di cittadinanza nella nostra povera Italia, bisognerebbe domandarsi se ce la meritiamo ancora questa ambita libertà. Io dico di no e lo spiego pure. Come diceva giustamente Longanesi “in Italia non manca la libertà, mancano gli uomini liberi”. Perché la libertà spaventa gli uomini mediocri e abituati al quieto vivere. Categoria, quest’ultima, vastissima e che affolla purtroppo le redazioni di mezza Italia. Pansa, nel suo “Carta Straccia”, non a torto rileva come oramai sia inutile comperare i giornali perché si sa già prima che cosa diranno. Quelli di sinistra che Berlusconi è un lestofante, gli altrui che è un perseguitato. Uno schema finto e peloso che garantisce tutti ed eccita le rispettive tifoserie. Gli uni e gli altri si ritroveranno uniti però nel colpire uomini e inchieste capaci di mettere in dubbio questo artificioso equilibrio di sistema. Mi viene in mente, a tal proposito, la scientifica mostrificazione a reti unificate di un personaggio come Gioacchino Genchi, additato al pubblico ludibrio dall’intero panorama informativo come esempio di tutti i mali, cacciato dalla polizia e costretto a difendersi nella aule dei tribunali per il suo lavoro. A parte il fatto che alcuni suoi accusatori, come il magistrato Achille Toro, sono finiti a loro volta indagati, mi stupisce poi il fatto che nessun giornale, nel variegato e articolato mondo della nostra informazione, abbia subito la tentazione di difenderlo. Neppure per sbaglio. Neanche una volta assolto, i tanti farisei che lo accusavano hanno trovato il coraggio di scusarsi. Ma leggendo “il caso Genchi” tante nubi si diradano e pure le domande più difficili trovano risposta. Destra, sinsitra, potere e contropotere sono concetti vuoti. Nel buio delle loro stanze un manipolo di persone, lavorando in comunione di intenti, tiene in pugno la Repubblica perseguendo il solo obiettivo di perpetuare la specie con ogni mezzo. Chiunque non è funzionale viene colpito sistematicamente con la massima potenza di fuoco e da tutte le angolazioni. Con buona pace della libertà di stampa. Il problema però è che pure gli italiani, di solito disattenti, se ne sono accorti. Il successo di Grillo, il quale trova proprio nell’informazione il suo bersaglio preferito, è il sintomo di un malessere crescente figlio di una ritrovata consapevolezza. Sotto le diverse maschere hanno tutti lo stesso ghigno.

    Francesco Maria Toscano

    Categorie: Editoriale

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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