Del caso Forleo oramai non parla più nessuno. Del giudice che, si occupò in qualità di Gip dei processi riguardanti le scalate bancarie del 2005, si sono perse le tracce. La Forleo, così come de Magistris, fu sottoposta all’epoca a procedimento disciplinare da parte di quel Csm che esprimeva Nicola Mancino come vicepresidente, già ministro dell’interno al tempo dell’uccisione di Paolo Borsellino. Tantissime polimiche suscitò la definizione con la quale il Gip di Milano definì le condotte di D’Alema, Fassino e Latorre in relazione al caso Unipol: “consapevoli complici di un disegno criminale”, scrisse la Forleio. E da giudice divenne così imputata. Dal blog di Carlo Vulpio (www.carlovulpio.it), pubblico una lettera del giudice Salvini che alimenta e rende concreti tutti i dubbi peggiori. E mi convinco sempre di più che la questione morale, oltre alla politica, riguarda anche e soprattutto la magistratura italiana.
“Caro Cosimo e cari colleghi,
anch’io sono contento, anche sul piano umano, per la sentenza del Consiglio di Stato (quella che conferma la prununcia del Tar del Lazio e annulla la decisione del Consiglio superiore della magistratura di trasferire da Milano a Cremona, per “incompatibilità ambientale”, il gip Clementina Forleo, che quindi ora può tornare a Milano – ndr).
Non conosco a fondo il caso UNIPOL e dintorni ma avevo letto la sentenza redatta dal consigliere Fabio Roia e l’avevo trovata povera sul piano giuridico e riferita a fatti del tutto inconferenti per un giudizio di “incompatibilità ambientale” che per un giudice è quasi la morte civile.
Una sentenza di quattro paginette, concepita con la supponenza con cui di frequente il CSM motiva decisioni importanti ritenendo di aver comunque sempre ragione.
Aggiungo che sono stato testimone diretto dello sviluppo dell’azione “ambientale” contro la collega (cioè, la Forleo – ndr) dato che all’epoca ero anch’io GIP presso il Tribunale di Milano. Ho assistito a scene desolanti quali l’indizione con passa parola di riunioni pomeridiane in alcune stanze per discutere la “strategia” contro la collega, guidate dai maggiorenti dell’ufficio tra cui un paio di colleghi “Verdi” più rancorosi di tutti, come spesso accade, anche se del tutto estranei al caso.
Da simili iniziative, che mi ricordavano le “Giornate dell’odio” descritte
da George Orwell nel romanzo “1984″, mi sono dissociato.
Non ci si comporta così tra magistrati ed è facile e privo di rischi accerchiare una persona in un ufficio e magari in questo modo anche portarla a sbagliare, visto anche il carattere poco “diplomatico” della vittima.
L’incompatibilità ambientale, che si ignora cosa in realtà sia di preciso, e che spesso è semplicemente l’accanimento dell’ “ambiente” contro una singola persona, è quasi sempre una procedura barbara e prettamente inquisitoria.
Il suo raggio d’azione, per fortuna, con le modifiche che conosciamo, si è ridotto, ma dovrebbe esserlo ancora di più, sopratutto nella pratica, sino a quasi scomparire come dovrebbe scomparire la prassi, in qualche modo speculare, delle pratiche a tutela”
Un caro saluto a tutti
Guido Salvini
Ogni commento pare superlfluo.
Francesco Maria Toscano