La lettera della Bce che impone all’Italia di praticare con maggiore protervia le politiche fallimentari e criminali che hanno impoverito l’occidente negli ultimi venti anni rappresenta un bivio per il nostro paese. Fatte le dovute differenze, l’imposizione della Bce all’Italia può determinare gli stessi effetti che provocò nel 1939 l’invasione della Cecoslovacchia da parte di Hitler. All’epoca il mondo fece finta di non capire, per pavidità, aprendo così le porte a scenari infernali e tragici. Oggi è in atto un meccanismo uguale e contrario, meno cruento nei modi, più disastroso però nei possibili effetti. I nuovi tiranni non spargono sangue, almeno non alla luce del sole, ma lacrime e miseria. Gli oligarchi che manovrano gli organismi economici sovranazionali stanno conducendo la battaglia finale. Dopo avere smantellato i sindacati e la politica, corroso i diritti degli uomini, umiliato il lavoro e rese schiave intere generazioni di straccioni piegati dal bisogno, vogliono piazzare il colpo finale, facendo trionfare il modello cinese in tutto l’occidente. E quindi, in questa ottica, si spiega l’ulteriore attacco al lavoro, attraverso la previsione di facoltà di licenziare ingiustamente, e allo stato sociale mettendo nel mirino le pensioni. Il popolo italiano è in un vicolo cieco. E non ha possibilità di salvarsi perché i nostri attuali politici da destra a sinistra sono completamente asserviti agli interessi dei grandi lobbysti internazionali che vogliono continuare ad ingrassare sulla disperazione crescente di una moltitudine di uomini fiaccati dalla fame e dalla paura. Non a caso, sia Berlusconi che Napolitano e Bersani, espressioni sulla carta di forze politiche opposte, incoraggiano le politiche di Draghi e insistono affinché si riaffermi un modello di società ottocentesco. All’epoca al grido di “libertà, uguaglianza e fraternità” cambiò il mondo. Oggi, mentre il popolo inebetito sghignazza davanti al “Grande Fratello”, tornano inaspettati fantasmi e mostri di un passato che credevamo sepolto per sempre.