Il duo Scajola-Pisanu esce allo scoperto e chiede un nuovo governo allargato all’Udc. Aldilà della proposta, legittima, fa ridere il sussulto filantropico di questi due personaggi discutibili che solo per una stampa scadente come quella italiana possono assurgere al ruolo di traghettatori verso il nuovo mondo. Scajola è quello al quale il faccendiere Anemone pagava la casa “a sua insaputa”. In qualsiasi Paese, tranne forse nello Zaire di Mobutu, anziché occupare le prime pagine di giornali buoni per incartare il pesce, un uomo politico capace di tali condotte occuperebbe una bella cella singola di qualche penitenziario di massima sicurezza. In Italia invece, utilizzare il potere pubblico per finalità privatissime e sconvenienti fa invece curriculum. Pisanu, attuale presidente della commissione parlamentare antimafia, è un vecchio politico democristiano già legatissimo al faccendiere piduista Flavio Carboni, finito più volte nel mirino della magistratura per fatti inquietanti. Vecchie facce riemergono da un passato che non passa mai. Riporto dal sito Giornalettismo.com: “In seguito allo scoppio dello scandalo P2 e al crac del Banco Ambrosiano, nel gennaio 1983 Pisanu viene indotto a dimettersi da sottosegretario al Tesoro a causa di quelli che il deputato Massimo Teodori definirà fatti incontrovertibili: i rapporti strettissimi e continuativi tra Pisanu e Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi tramite Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni per la sistemazione del Corriere della Sera; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni quando, sottosegretario al Tesoro, il ministero prendeva importanti decisioni sull’Ambrosiano“. A trent’anni di distanza, sono questi “i cavalli di razza” che fanno sognare i fautori del cambiamento. Poveri noi.