Pippo nega. Ma Pippo Pippo non lo sa che ormai Di Lernia ha confessato quel che sa. No, non si tratta di uno sgangherato remake della splendida canzone cantata da Rita Pavone, ma della essenziale sintesi della storiaccia riguardante gli appalti Enav che vede indagato, tra gli altri, anche l’attuale segretario amministrativo dell’Udc Giuseppe, “Pippo”, Naro. Secondo l’accusa Naro avrebbe intascato, nell’interesse del partito, una tangente da 200 mila euro presso la sede nazionale dell’Udc di via Due Macelli nel febbraio del 2010. Naro era già finito nel mirino della magistratura negli anni di mani pulite, quando, in qualità di presidente della provincia di Messina,si rese protagonista di uno scandalo, giornalisticamente ribattezzato delle “foto d’oro”, che gli costò una condanna a 3 anni in primo grado per abuso d’ufficio poi diminuita a 6 mesi in Cassazione. Un curriculum troppo ghiotto per non fare gola all’Udc di Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa. L’ascesa di Naro all’interno del partito centrista è frutto, però, soprattutto di una geniale intuizione dell’ex segretario nazionale dell’Udc, quel mai troppo rimpianto Marco Follini, già vicepremier di Berlusconi e ora acquattato nelle seconde file del Pd, che volle fortissimamente Pippo a capo della segretaria amministrativa del partito. Ma Pippo, che pure sa far di conto, non è uomo da farsi condizionare dalla sterile riconoscenza. Ragion per cui, una volta scoppiata la guerra tra gli ex gemelli Follini e Casini, Pippo ci mise un attimo a schierarsi con chi, a ragione, riteneva essere più forte. Quella provvidenziale scelta di ricollocarsi gli valse la conferma nello strategico ruolo di segretario amministrativo del partito, ruolo nel quale succedette al già sen. Pietro Cherchi. Un ineffabile Pierferdinando Casini, in perfetto stile doroteo, si è limitato ad esprimere fiducia sia “in Naro che nella magistratura”. Alcuni fantasmi tornano dal passato e alimentano cattivi pensieri. La procura di Roma è chiamata ad accertare tutte le responsabilità. Quella stessa procura che nel 1992 indagò l’attuale segretario politico dell’Udc Lorenzo Cesa insieme all’ex ministro Prandini per fatti simili a quelli in oggetto. All’epoca, nonostante la sostanziale ammissione dei fatti contestati, Cesa si salvò grazie ad una provvidenziale prescrizione. Forza Pippo, non tutto è perduto.