Francesco Maria Toscano per Gazzetta del sud
La globalizzazione ha rapidamente cambiato i nostri modelli economici. I vecchi recinti sono stati rimossi imponendo così ai moderni operatori economici una visuale diversa e più ampia capace di reggere la sfida della modernità. La sempre più agguerrita concorrenza su scala internazionale alimenta certamente interrogativi e difficoltà, ma è contestualmente foriera di gradi opportunità per tutti coloro che sapranno reggere il passo rapido della storia. Esistano infatti nuovi mercati, dalle potenzialità in astratto illimitate, pronti a premiare le eccellenze imprenditoriali che dimostreranno sul campo di possedere due qualità essenziali per guadagnare quote rilevanti nel mercato globale: coraggio e competenza. E’ proprio partendo da questa consapevolezza che la Camera di commercio reggina ha inteso organizzare un incontro-dibattito finalizzato all’approfondimento della situazione economica, con annessi rischi e opportunità, della Cina, “tigre asiatica” per eccellenza capace di crescere a ritmi elevatissimi. Dopo i saluti introduttivi del segretario generale della Camera di commercio di Reggio Calabria Antonio Palmieri, che ha sottolineato “l’importanza di confrontarsi con i mercati esteri, ed in particolare con la Cina, alla luce della sicura imprescindibilità del processo di internazionalizzazione dei mercati”, Sunyi Bai, responsabile della Camera di commercio italo-cinese, ha svolto un’analisi puntuale ed efficace sulla situazione attuale: “La Cina”, spiega Bai, “è oggi un grande mercato con i suoi 200 milioni di nuovi ricchi e 400 milioni di internauti. La Cina oggi perciò non è più solo la fabbrica del mondo ma è anche un grande mercato”. Dopo queste doverose e preliminari premesse, Sunyi Bai non ha nascosto le tante criticità che il mercato cinese può riservare a chi intende investire senza una adeguata conoscenza del nuovo contesto:” Le principali difficoltà”, continua Bai, “ sono di tipo geografico, linguistico e culturale. Queste ultime in particolare vanno conosciute in profondità. In Occidente ad esempio prevale una cultura individualista e decisionista sconosciuta ai cinesi che prediligono il collettivismo, l’ equilibrio e la mediazione. A grandi linee le differenze tra i cinesi e gli occidentali sono rintracciabili nel pensiero di due fondamentali figure del passato, Confucio e Aristotele”. In chiusura, secondo Bai, un grande aiuto agli imprenditori italiani che voglio scoprire la Cina può giungere dalla numerosa comunità cinese da tempo insediatasi in Italia perché “possono fare da ponte tra i due mondi”. Chiude i lavori l’Ing. De Sanctis, responsabile del ministero per lo Sviluppo economico: “ La Cina cresce al ritmo del 10% l’anno e ha conosciuto negli ultimi anni dei grandissimi cambiamenti sul piano politico, economico e sociale in larga parte dovuti all’opera di Den Xiaoping. Per capire la Cina bisogna leggere l’Arte della guerra di Sun Tzu, un testo capace di inculcare un metodo valido per gestire qualsiasi tipo di conflitto, sia in ambito lavorativo che domestico”. In un mondo alla affannosa ricerca di nuovi equilibri, vittima di una lunga crisi economica che sta erodendo le certezze di interi popoli e intere generazioni lo scambio economico e culturale non può che essere salutare. A meno che non si finisca ognuno con il copiare gli aspetti gli aspetti peggiori della’altro. Un rischio gravissimo, e per certi versi già iniziato nell’Europa occidentale, che potrebbe alla lunga imporre anche in Italia un modello di relazioni industriali e lavorative di tipo cinese, fatto cioè di bassi salari e pochi diritti. Conquiste che forse non è il caso di barattare oltre.