Il giornalismo italiano vegeta in uno stato comatoso. Il livello delle analisi politologiche dei grandi giornali è scadente, le inchieste strumentali, i conflitti di interesse la regola. Tutto si dimentica in fretta, le verità di ieri, sbandierate con fierezza, vengono accantonate, sconfessate e dimenticate senza che nessuno senta il bisogno di fare la minima autocritica. Da un decennio a questa parte chiunque abbia osato mettere in discussione la costruzione monetaria di questa Europa balbettante è stato di volta in volta tacciato di ignoranza, folklore e provincialismo. Le migliori e strapagate penne dei nostri imbalsamati quotidiani spiegavano a piè sospinto quanto l’euro abbia tenuto al riparo l’Italia da guai ben peggiori. Falliva l’Argentina? “A noi ci salva l’euro”, ripetevano in coro i pappagalli. E’ andato tutto così bene che siamo finiti sull’orlo del precipizio. Ma quanto meno ci siamo finiti felici e contenti, tra un barzelletta greve di Berlusconi e un fondo preoccupato quanto insulso di editorialisti alla Massimo Franco. Ora abbiamo il governo tecnico, guidato da “l’uomo del monte”, avente il precipuo scopo di mettere in sicurezza i conti pubblici italiani. Ma come, vi starete chiedendo, all’ex ministro Tremonti non contestavano tutti un eccesso di “tirchieria” volto però alla salvaguardia dei conti dello Stato? Sì. E come si concilia tale certezza con la necessità di imporre in tutta fretta un governo di emergenza, senza legittimazione democratica, con l’acclarato e strombazzato disastro delle pubbliche finanze? Boh, misteri. Delle due l’una: o mentivano prima o mentono adesso. O forse, ipotesi più probabile, mentivano prima, mentono adesso e mentiranno domani. Tanto in un Paese come il nostro, che ha smarrito l’etica della responsabilità, a nessuno verrà chiesto il conto di nulla. Palla avanti a pedalare. In attesa del prossimo disastro.
Francesco Maria Toscano