Ripenso con tenerezza a quei poveri illusi che meno di un mese fa festeggiavano sguaiatamente la caduta di Silvio Berlusconi. Costoro, vittime incolpevoli di un sistema mediatico costruito ad arte, vengono volutamente fomentati contro un nemico ridicolo e di comodo. La fine politica di Berlusconi, infatti, lungi dal rappresentare una nuova età dell’oro per la nostra povera italietta, ha soltanto imposto una decisa accelerazione nella direzione dello svuotamento dei nostri valori costituzionali. Monti, come ampiamente previsto dal “moralista”, si appresta ad imporre alcune riforme funzionali al definitivo annichilimento delle flebili resistenze ancora esistenti in capo alle classi medie e proletarie, oramai ampiamente scaraventate nel pozzo nero dell’indigenza e del bisogno. Berlusconi, anche da premier, è sempre rimasto un uomo propenso a coltivare interessi privati. Nella sua ottica, il potere pubblico è utile nella misura in cui è funzionale al perseguimento dei suoi personalissimi affari. Nonostante Berlusconi appaia ai più ingenui un uomo sopra le righe e capace soltanto di dividere, egli si è rivelato nella realtà un efficacissimo terminale funzionale al consolidamento di un malefico e scientifico equilibrio di sistema. Il suo grottesco ed ossessivo richiamo al pericolo “comunista” costituisce, ad una lettura superficiale, un vecchio ritornello degno di un demagogo a corto di argomenti quando, al contrario, approfondendo la questione, è semplice cogliere nel suo sproloquio finalità diverse, funzionali soprattutto ai suoi finti bersagli. E’ anche grazie alla fantomatica creazione di un inesistente pericolo rosso, che i postcomunisti del Pd, ad esempio, possono ancora impunemente e strumentalmente cavalcare politiche iperliberiste e di destra, coperti a sinistra da un nemico di comodo alimentato da un benevolo alleato mascherato. In questo modo Pdl e Pd sposano politiche complementari nel mondo reale e sensibile, mentre l’alternativa sostanziale rimane appannaggio di una inesistente e favolistica “orda rossa”. Questa trama serve a Berlusconi non meno di quanto sia utile a comunisti convertitisi in iperliberisti come Massimo D’Alema e Giorgio Napolitano, veri, efficaci ed affidabili terminali di un manipolo di oligarchi internazionali avvolti da una sapiente nebbia. Dalla guerra in Libia alla precipitosa soluzione Monti, però, in controluce cominciano ad intuirsi i colori della verità. E se qualcosa di nuovo e migliore feconderà presto il mondo, riuscirà solo se sorretto da una diffusa e matura consapevolezza.
chapeau………..
Grazie Sergio. Ti abbraccio
Il Moralista
Sono d’ accordo. Berlusconi ha capito che il trucco consiste nel dire e far credere che si vive in uno stato di diritto contemporaneamente sospendendolo temporaneamente (ma in realtà permanentemente) per un incombente stato di eccezione che se non è il pericolo dei comunisti o il “terrorismo di matrice islamica” (suona bene perché è un endecasillabo) è la crisi economica che stiamo vivendo. Tra motivi veri, assurdi, naturali o pianificati si va avanti da decenni in una forma più subdola e raffinata di dittatura credendo in tutta buona fede di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Potrebbe reagire solo una popolazione o una classe sociale con un forte senso di appartenenza, ma anche lì sono stati forniti dei surrogati “temporanei” (uno scrittore anglosassone li chiamava “Il segreto di famiglia della ruling class”) che al momento dell’ impegno e del confronto vengono precipitosamente abbandonati in favore dell’ “ognuno per sé”.
La mia personale convinzione è che non è l’ economia il fondamento dei fatti storici ma il senso di appartenenza; senza quello ci si lascia fare di tutto per di più facendosi prendere in giro… Fine spazio, alla prox…