La politica contemporanea è inutile. E’ inutile nel senso letterale del termine. Non sposta nulla e non cambia nulla. Il mantenimento della formale rappresentanza democratica serve perlopiù per anestetizzare le masse, per distrarle, costringendole perciò ad osservare un ring finto come quelli del wrestling americano. Il confronto, in Italia ma non solo, tra una finta destra e una finta sinistra incide al massimo sui destini personali delle rispettive oligarchie che si fronteggiano in ossequio alla forma. Politicamente, nel senso più profondo del termine, qualunque sia il responso delle urne, non può cambiare nulla. La direzione di marcia è infatti decisa ex ante, all’interno di circuiti democraticamente non rappresentativi, e rimane sostanzialmente insensibile rispetto al cadenzato e naturale variare del colore dei governi. Questo teatrino stucchevole produce comunque degli effetti. Il più grave e subdolo di questi consiste nel sostanziale congelamento di tutte quelle energie, presenti in misura crescente anche nella nostra Italia, che non intendono rassegnarsi di fronte ad un presente opaco, ipocrita e decisamente ingiusto. E’ questa capacità, in estrema sintesi, che garantisce la tenuta in vita di un sistema nel suo complesso screditato per larghissima parte della pubblica opinione. Ha gioco facile perciò il buon Massimo D’Alema nello sfidare i giornalisti invitandoli a continuare a denigrare “la Casta”, tanto loro sono sempre là a fare e disfare i governi. Le forze cosiddette antipolitiche svolgono spesso, in realtà, il compito di stabilizzare il sistema, raccogliendo strumentalmente il consenso di chi vuole un cambiamento vero, per poi congelarlo all’interno di uno schema di sostanziale e tranquillizzante continuità. Gli esempi si sprecano. Ci sono quelli che sbraitano all’opposizione contro il conflitto di interessi e poi lo puntellano, quelli che chiedono severità e poi votano l’indulto, gli antimafia di giorno che chiudono trattative di notte e così via. Nella scorsa legislatura le sinistre sono riuscite persino a sfilare contro le proposte in tema di lavoro di un governo nel quale erano presenti. Tutte queste divagazioni dialettiche e puramente astratte producono un effettivo profondamente suggestivo, inducono fittizie quanto profonde contrapposizioni garantendo così la sopravvivenza delle rispettive e immobili classi dirigenti. All’interno di un quadro così delineato non possono trovare alcuno sbocco le legittime istanze di quella parte di società che vorrebbe imporre un deciso cambio di marcia rispetto alle politiche dominanti. Chi crede, ad esempio, nella dignità del lavoro, vedrà calpestate le sue aspettative tanto da una coalizione di sinistra, capace con il ministro Treu di iniettare il virus letale della precarietà, tanto dalle destre in grado perfino di perfezionare tali diabolici percorsi in senso ulteriormente oligarchico e gerarchizzante. Prima ancora di individuare il nemico, perciò, è necessario conoscere, per neutralizzare, il ben più pericoloso finto amico. Fatta questa doverosa premessa, voglio dire con estrema chiarezza che oggi l’unica proposta politica elaborata, culturalmente attrezzata, genuinamente proposta, analiticamente spiegata e prospetticamente incline all’effettivo perseguimento di un vilipeso concetto di interesse diffuso e generale viene, ai miei occhi, dal movimento di opinione Democrazia Radical Popolare. Invito perciò chi fosse interessato ad approfondire le tematiche di fondo che tale movimento indica, con estrema, chirurgica e lungimirante precisione, come prioritarie e prodromiche per un effettivo risveglio civile, culturale, politico e sociale. Chiudo infine tornando brevemente sul pezzo di ieri dal titolo “Il Golpe Svelato”, che ha giustamente provocato reazioni non sempre entusiastiche. Gli amici più spigolosi mi hanno fatto notare come il pezzo di ieri, già dal titolo, somigliava pericolosamente all’impostazione offerta dal quotidiano Libero, (semi)house-organ di casa Berlusconi. La sopravvenuta difesa, da parte dello stesso Berlusconi, della versione tedesco-partenopea circa l’effettivo svolgimento della recente crisi politica italica, mi rafforza nel mio maturato convincimento. Siamo in presenza della più grande e scientifica mistificazione ai danni dei cittadini italiani da tempo immemore. Costretti a subire supini e inconsapevoli scelte, logiche e riposizionamenti tattici che servono soltanto alle tante maschere in circolazione, capaci di di recitare, mai come oggi, tutte le parti in commedia. Continuo a ritenere gravi, evidenti e maldestre le ingerenze spocchiose di potenze straniere che trovano terreno fertile presso le nostre più alte cariche. Gli ultimi e residui dubbi, infine, sulla bontà dell’operato del nostro Presidente Napolitano, in relazione anche ad una malamente dissimulata comunità di intenti e di interessi con l’ex premier Berlusconi, sono stati definitivamente spazzati dall’inutile e per certi versi irritante ascolto del solito sermone di fine anno. Un inno alla retorica vuoto, vacuo e perciò perfettamente in linea con il sistema politico testé raccontato.
Se la colpa è salvare il paese.
Molti di quelli che oggi gridano “vergogna, vergogna” non ci dicono di cosa ci si dovrebbe vergognare, ma soprattutto non propongono una alternativa alla situazione attuale, dimostrazione che questo rancore espresso equivale ad abbagliare alla luna in una notte nuvolosa. E’ del tutto evidente che non può essere una vergogna salvare il paese, non può essere un demerito lavorare per la crescita e quindi per l’occupazione.
Lo hanno capito le forze politiche, da Ferrero a Venddola che non hanno nessuna intenzione di ingaggiare uno scontro con il PD che sostiene il Governo perché sanno già perso in partenza, spostare il voto dei “rancorosi” non sposta gli equilibri politici come Gramsci insegna. Anche l’IDV inizia a scricchiolare, la linea pasticciata di di Pietro non ha nessun senso politico, “si al governo no alla manovra”, “valuteremo di volta in volta” sono bizantinismi appartenenti alla preistoria della politica italiana, quella prima del “realismo” montiano-bersaniano.
La destra oggi appare totalmente ko, non credo che questo stato di cose durerà in eterno, la destra Italiana ha dato prova di essere più svelta della sinistra a ricompattarsi e trovare un nuovo equilibrio, un nuovo leader e un nuovo progetto. Capacità che io da sinistra ho sempre invidiato. Ad ogni modo gli ex AN, gli ex PSI, gli ex DC sono molto più eterogenei di quanto si possa credere e senza il “tappo” Berlusconi, non è scontato tenerli tutti dentro la stessa botte. La lega è l’unica di quelli che gridano “vergogna, vergogna” che mantiene un progetto politico coerente con l’invettiva, nello statuto della Lega si fa espresso riferimento alla distruzione dello Stato Unitario. La linea della Lega gli permetterà di serrare le fila, di incantare ancora qualche secessionista incallito, ma è un progetto morto, il Governo Monti nasce anche per questo per salvare il paese economicamente ma anche moralmente.
Infine il Capo dello Stato. Si legge qua e in la delle critiche assurde a Napolitano; Un Capo dello Stato che prende atto di un pericoloso dissesto economico, della conclamata inettitudine del Governo, del totale discredito del Presidente del Consiglio e di Gran parte delle forze politiche che lo sostengono, in due settimane azzera tutto e da al Paese una prospettiva di uscita, quale colpe dovrebbe avere? La verità è un’altra , i veri sconfitti saranno proprio quelli che grideranno: “vergogna, vergogna”, perché la vergogna ricadrà su chi non guarda all’interesse generale.