“Qualsiasi menzogna ripetuta ossessivamente diventa mezza verità”, spiegava lucidamente il responsabile per la propaganda nazista Goebbels. In un periodo in cui i tedeschi sono tornati prepotentemente di moda, come testimoniano anche i salamelecchi ripetuti e stucchevoli che il nostro premier Monti ha riservato fino a ieri agli eredi del barbaro Arminio, è utile rispolverare questa massima del pensiero totalitario tuttora attualissima. La propaganda, insieme alla falsa e strumentale rappresentazione delle cose, è infatti il mezzo più potente con il quale risulta possibile schiacciare e sottomettere popoli interi o classi sociali, senza neppure correre il rischio di sporcarsi un pochino le sobrie e autorevoli manine. Questa preliminare ovvietà non sfuggiva, giusto per restare in tema di convergenze italo-tedesche, neppure a Benito Mussolini che, già nel lontano 1922, individuava nella cinematografia “l’arma più potente”. Gli anni passano, i bimbi crescono, le mamme imbiancano ma i vizi restano. E così, a quasi 70 anni di distanza dalla fine ingloriosa del responsabile della comunicazione nazista, le sue idee risultano diabolicamente più vive ed efficaci che mai. Gran parte del dramma disumano che umilia, piega e inebetisce le popolazioni italiane ed europee, vittime raggirate dell’inganno turbocapitalista e monetarista giunto ad un decisivo snodo, ruotano intorno alla colossale mistificazione circa il significato del concetto macroeconomico di debito pubblico. Una serie agguerrita, compatta e trasversale di criminali ben pagati continua falsamente a far credere agli italiani che devono accettare di buon grado di scivolare nel girone dell’indigenza a causa delle dimensioni del nostro debito pubblico. Mentono sapendo di mentire. La verità è esattamente l’opposto. Il debito pubblico altro non è se non lo strumento con il quale gli Stati moderni, sulle ceneri dell’ancien regime, hanno concepito e perseguito una politica volta alla tutela degli ultimi, all’abbattimento di macroscopiche ed indegne disuguaglianze sociali e alla previsione di tutele per tutti in campo sanitario e scolastico. Nel dopoguerra, inoltre, l’esponenziale crescita economica italiana, realizzata e non solo come oggi retoricamente annunciata, fu possibile solo grazie alla previsione di un piano di intervento pubblico nell’economia meglio conosciuto come “piano Marshall”. Keynes ha spiegato in maniera chiara come le politiche in deficit siano le uniche possibili per stimolare veramente la crescita e ridurre le angosciose differenze sociali prodotte giocoforza da un mercato darwiniano e a briglie sciolte che finisce sempre inerzialmente per tutelare le ragioni e gli interessi di pochi privilegiati sulle pelle di una moltitudine di disadattati. La costruzione mefistofelica di questo indecoroso corso della storia passa, per la gran parte, intorno a questa colossale mistificazione. In conclusione, destra e sinistra sono categorie vuote buone per rintrucillire la gente. Le distinzioni di sostanza, a differenza di quelle non sterilmente nominalistiche, si riconoscono da alcune parole d’ordine. Tutti quelli che diffondono e predicano ipocritamente il verbo dell’austerità, del rigore nei conti, del taglio del debito e del pareggio di bilancio, ovunque annidati, sono servi più o meno consapevoli del disegno neoaristocratico, elitario, reazionario e violento che mira alla definitiva cinesizzazione dei popoli italiani ed europei. L’attuale governo Monti, al netto di alcune furbizie dissimulative (come quella sparata ieri sul presunto intento del suo governo, sul modello del tedesco Erhard, di favorire per l’Italia una politica sociale di mercato in spregio alla verità fattuale), sublima e rappresenta tutte le istanze di questa trasversale progenie. Per amore di verità, infine, è corretto sottolineare come, oggi, nel desolante panorama politico e informativo della nostra declinante italietta, solo la Lega Nord stia tentando di predisporre un’alternativa vera a queste politiche scellerate, individuando le reali priorità di intervento. E mentre il responsabile leghista in Parlamento incalzava giustamente Monti sulla necessità di promuovere una rapida inversione a U sulle recenti scelte di politica economica dell’Unione, a partire da nuova liquidità ed Eurobond, il seminomade della politica, l’Udc Rocco Buttiglione, non trovava di meglio da fare che bollare queste proposte di buon senso con lo spregevole epiteto di “barbarie”. E no caro Rocco, l’esclusiva della barbarie politica oggi è tua e dei tuoi numerosi compagni di viaggio. Alcuni dei quali, perlomeno, conservano, a differenza tua, il pudore di difendere alcune classiste scelte di fondo senza la contestuale pretesa di presentarsi però come fedeli interpreti di valori evangelici in concreto ripetutamente e ostinatamente violentati.
Francesco Maria Toscano