Durante l’assegnazione di una laurea honoris causa al Presidente Napolitano presso l’Università di Bologna, centinaia di studenti sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso. Sia chiaro che l’Università di Bologna non è la sola a promuovere questo tipo di operazioni molto italiche, nelle quali il trionfo della piaggeria si sposa in genere con l’interesse mediatico e pubblicitario. Il vizio di correre in soccorso del vincitore non è nuovo per il Belpaese e, se volete, non fa neppure notizia. E’ interessante, al contrario, registrare la vitalità di una piazza di studenti, colma di giovani entusiasti, che a dispetto della grancassa mediatica che solitamente accompagna ogni sospiro del nostro per forza amatissimo Presidente, dimostra di comprendere fino in fondo sia le vere dinamiche di una crisi costruita a tavolino che le singole responsabilità politiche e personali del tracollo. Adesso probabilmente i giornalacci di regime cominceranno a martellare gli studenti, alimentando dubbi, insinuazioni e inquietanti interrogativi sul perché di una protesta contro il nostro Presidente “al quale tutti dobbiamo stima e riconoscenza”. Già il ministro Cancellieri (da non confondere con Rosanna) si è preoccupata di dire che “tutta la città è con Napolitano” (quale città? Forse Innsbruck). A breve forse qualcuno avanzerà pure la proposta di rieducare i dissidenti in qualche centro nordcoreano. A proposito di Nord Corea, non so a voi ma a me i lamenti che hanno accompagnato la notizia della morte dell’ex presidente Scalfaro mi hanno ricordato le immagini provenienti dall’estremo oriente all’indomani della morte del dittatore Kim Jong-Il. In Corea folle di uomini e donne inconsolabili si stracciavano le vesti piangendo a dirotto per la fine improvvisa del capo di un Paese nel quale regna miseria e disperazione. In Italia, pur senza toccare le vette commoventi del lontanissimo Paese asiatico, ci siamo difesi. Tutti a ricordare la profonda religiosità cristiana di un uomo come Scalfaro che da Pm chiese, e per fortuna non ottenne, la condanna a morte di un tale Stefano Zurlo. Secondo Napolitano, poi, Scalfaro era addirittura un esempio di “moralità ed integrità”. Un esempio certamente particolare alla luce sia dello scandalo, ancora da chiarire in sede storica, dei fondi neri del Sisde che delle recenti rivelazioni sulla trattativa Stato-mafia che promettono di svelare verità tragiche e inconfessabili. Ogni popolo, verrebbe da dire parafrasando Joseph de Maistre, ha gli esempi di integrità morale che si merita.
Vuoi sapere la prossima a chi la daranno?….un nome su tutti, De Falco (DeFalco?) eroe ed esempio anch’esso.
Siamo un popolo di eroi!!!
Quando è morto Scalfaro ho mantenuto la mia promessa e ho stappato una delle bottiglie di spumante che tengo appositamente in cantina (in effetti, era una bottiglia di brachetto). Per Napolitano ne ho già pronta un’altra, e non credo che dovrò aspettare molto — il fattore anagrafico gioca a favore del mio gusto per il buon vino frizzante.