Il ministro piangente Fornero ha fatto sapere alla pubblica opinione quello che avevamo capito da tempo. E cioè che il governo abrogherà in ogni caso l’art. 18, fregandosene sia delle rappresentanze sindacali che, eventualmente,del Pd. Il governo Monti, fatto della stessa materia di quello presieduto dal greco Papademos, è stato infatti pensato e imposto proprio con l‘obiettivo non aggirabile di sferrare il colpo mortale alle classi medie e proletarie dopo decenni di preparatori colpi ai fianchi. Monti lascerà il posto di primo ministro soltanto dopo avere contribuito in maniera incisiva alla restaurazione di uno schema lavorativo di tipo ottocentesco, nel quale il lavoro non è diritto ma favore, e le tutele scompaiono in nome di una non meglio specificata ricerca di competitività sui mercati. Fin qui quindi nulla di nuovo all’orizzonte. Il dato interessante invece riguarda l’improvviso risveglio del Pd. Bersani ha dichiarato che senza l’accordo con le parti sociali, il Pd potrebbe non votare la riforma sul mercato del lavoro. Un fatto apparentemente scontato ma in realtà profondamente rivoluzionario. Per la prima volta Bersani ha infatti difeso un principio, visti i tempi, rivoluzionario. Mettendo in dubbio l’appoggio del suo partito ad una riforma neoschiavista, Bersani ha rotto un tabù vero: quello dell’acritica e supina obbedienza ai diktat europei, opera e vanto di quella stessa Troika che dopo avere dissanguato la Grecia ha già messo nel mirino l’Italia. Mentre Berlusconi tende ad abbracciare con sempre maggiore passione il governo guidato da Monti, in una ottica di sostanziale continuità con le politiche involutive del governo precedente, Bersani pare improvvisamente svegliarsi da un lungo letargo. Nell’ottica dei negrieri di Bruxelles, i partiti cosiddetti riformisti hanno principalmente il compito di puntellare un equilibrio di sistema recitando più o meno consapevolmente il ruolo degli utili idioti. Gli interventi strutturali di indirizzo politico, pensati all’interno di consessi elitari e antidemocratici, mirano tutti alla disarticolazione delle tutele sul lavoro, alla diminuzione dei salari, alla demonizzazione del concetto di cosa pubblica, allo sputtanamento dei rappresentanti del popolo e per riflesso quindi del concetto stesso di democrazia. Mentre le destre cavalcano in genere questo schema criminale, le cosiddette sinistre si limitano perlopiù a smussare alcune spigolature di un impianto la cui filosofia resta però generalmente immutata. L’armonioso consolidarsi di tali prassi è poi alla base di quell’equilibrio superiore che nel complesso strozza e umilia le vite di intere generazioni di europei confusi e raggirati. Per restare nel ruolo che gli è stato affidato, Bersani non dovrebbe permettersi di mettere in dubbio l’appoggio del suo partito ad una proposta che sia diretta emanazione del potere centrale, palesata per bocca del reggente pro tempore Mario Monti. A qualunque costo. I moderni negrieri si aspettano un atteggiamento diverso e funzionale, volto cioè a fare finta di spendersi per ottenere condizioni parzialmente migliorative per i lavoratori, senza però mettere in dubbio per davvero e alla radice la bontà e l’ineluttabilità dell’intervento. Gli interventi dei vari Veltroni, Enrico Letta e Fioroni vanno letti in questa prospettiva. Scatenano ora la guerra al segretario del Pd per conto terzi al fine di ricondurlo a più miti consigli. Questi personaggi continuano a riconoscere soltanto una legittimazione politica che proviene dall’alto e diffidano rumorosamente chiunque, in questo caso Bersani, dalla tentazione di invertire in senso democratico l’esercizio del potere per il mezzo della rappresentanza. Le élite, nella loro delirante impostazione, hanno tutto il diritto di imporre riforme “lacrime e sangue” nell’interesse anche di quel popolino incapace di comprendere. La democrazia è invece l’esatto contrario.
Francesco Maria Toscano
Mah… prima di prendere sul serio le caute sparate di Bersani, darei un’occhiata a questa opinione:
http://tinyurl.com/7dns2e5
Potrebbe sembrare un punto di vista troppo cinico, magari addirittura disfattista, ma tanti anni di esperienza mi portano a considerarlo semplicemente realista.
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Ho letto Ugo e credo che l’ottimo articolo che mi hai segnalato non diverga molto dalle cose che ho scritto. Ti dico francamente che non amo Bersani e dubito della sua capacità di analisi. Nonostante questo, per una volta ha detto una cosa condivisibile. Tutto qua. Ciao
Francamente anche me lascia perplesso. Come il recente, ma tardivo intervento di Bersani a proposito del caso Grecia quando disse, non a caso, il giorno dopo della batosta alle primarie di Genova: “mi vergogno dell’Europa per quello che stà facendo alla Grecia..”
Sembra che la sinistra ultimamente stia dicendo più cose di sinistra che negli ultimi 20 anni visto che la precarizzazione del lavoro iniziò dalla riforma del ministro Treu (si ripete la storia – Governo tecnico Dini e poi col governo Prodi), proseguì con la legge Biagi di Berlusconi che la sinistra ha contestato, ma quando ha rigovernato Prodi il dibattito si è spento e non hanno mai modificato la legge “30″ come la definiscono loro perchè fa più di sinistra.
Forse qualcosa stà cambiando nella sinistra italiana? però negli ultimi vent’anni destra e sinistra hanno portato avanti politiche neoliberiste di precarizzazione del lavoro, con l’assillo fisso dal debito pubblico (da tagliare solo sugli investimenti e mai sugli sprechi all’italiana). Ora sostenere altre tesi è dire “ci siamo sbagliati per 20 anni, da oggi si cambia registro” significa che per onestà intellettuale dovrebbero andare a casa.. dimissioni! pertanto ci abitueranno piano piano con le battute spot di condanna dell’Europa, dove si dice e non si dice e magari non danno la fiducia a Monti sulla riforma Fornero, intanto il lavoro sporco lo fa Monti-Berlusconi, argomento utile per la prossima campagna elettorale. Comunque se dicono no alla riforma sono contento