Sto partendo per Rimini. E’ in occasioni come queste che mi accorgo di quanto la Calabria sia effettivamente fuori dal mondo. Collegamenti scarsi, tempi biblici, per chi vive nel profondissimo sud tutto è complicato, perfino partire. Mi sono organizzato alla meno peggio. Volo Lamezia-Milano (l’unico ad un prezzo umano), pernottamento lombardo presso amico di vecchissima data stabilitosi a Milano per studiare e mai più ritornato. Domattina all’alba partenza per la romagna. L’unica fortuna di chi, come me, vive una terra di feroce e rabbiosa emigrazione è quello di non sentirsi mai solo da nessuna parte del mondo, eccetto naturalmente il luogo di partenza. Comunque, bando alla malinconia da terrone girovago e via con gli argomenti seri. A Rimini non vado per sport nè per turismo fuori stagione. Come sapranno moltissimi di voi, Paolo Barnard, intellettuale, autore tra l’altro del prezioso libro “Il più grande crimine”, ha organizzato una tre giorni di studio con le migliori intelligenze economiche che vivono e operano negli Stati Uniti per affrontare in maniera non rituale il dramma di una crisi economica divenuta oramai cronica. Nonostante in Italia non se ne parli, la Modern Money Theory (questo il tema specifico da approfondire nella tre giorni) rappresenta oggi di sicuro la migliore arma di concetto per respingere l’assalto finale degli schiavisti turbocapitalisti alla Mario Draghi che hanno definitvamente gettato la maschera. Questa nuova teoria economica, che riprende e sviluppa in chiave moderna le teorie del grande economista Keynes, offre una soluzione diversa rispetto al pensiero unico che impone come necessari continui tagli alla spesa e sacrifici per le classi più deboli. Di fronte ad un bivio decisivo della storia, nessuno ha il diritto di chiamarsi fuori. E’ bene capire, studiare, conforntarsi per tentare di abbattere quella spessa e malefica cortina di banalità che ci allontana dalla verità e quindi dai rimedi. Rimini può rappresentare un punto di svolta per la preparazione di una piattaforma politica alternativa valida, forte e capace di invertire il corso degli eventi. E se anche così non fosse, resta l’obbligo di provarci.
Francesco Maria Toscano
La mia opinione è che alla base dei problemi sempre più virulenti che stiamo vivendo ci sia prima prima di tutto un fattore numerico umano: abbiamo da tempo superato il limite quantitativo umano tollerabile. E continuiamo a far finta di niente, perché abbiamo (collettivamente) il terrore di ammettere con noi stessi la qualità e l’entità del fenomeno che ci schiaccia e che abbiamo generato con le nostre stesse mani, anzi, con le nostre stesse gonadi (sempre parlando collettivamente, perché le variabili individuali sono stridenti e distribuiscono in modo diseguale le responsabilità). Quando ad esempio parli della Calabria come «terra di feroce e rabbiosa emigrazione» hai pensato anche a cosa significa essere terra di feroce e rabbiosa immigrazione? Particolarmente quando quell’immigrazione colpisce un territorio già sovrassaturo come il Nord dell’Italia? Essere terra d’approdo di flussi più o meno pacifici ma comunque numericamente insostenibili che provengono da ogni dove non è un bel vivere, non è un bel sentire.
“alla base dei problemi … che stiamo vivendo ci sia prima prima di tutto un fattore numerico umano: abbiamo da tempo superato il limite quantitativo umano tollerabile.”
questo non e’ esattamente vero. e’ vero se pensiamo che ogni uomo debba avere una quantita’ di risorse a disposizione come un uomo occidentale, tipo cibo in quantita’ di cui buttarne i 2/3, un’auto a cinque posti per utilizzarne uno, una quantita’ di energia per riscaldare casa di cui il 70% viene dispersa, un guardaroba intero da cambiare ogni anno.
se volgiamo continuare in questo modo il problema e’ numerico ma se siamo consapevoli che per i nostri bisogni basta molto meno allora c’e’ posto per tutti e anche di piu’.
cio’ non significa dover rinunciare a qualcosa di utili, ma rinunciare solo agli sprechi, credo che sia fattibile.
Può essere che sia fattibile (io ci credo comunque poco), ma la quotidianità dimostra che così non è e che stando le cose come stanno, la questione numerica è IL problema fondamentale dal quale si diramano gli altri, molti dei quali ne sono conseguenza diretta. Particolarmente in Italia. Particolarmente al Nord (ma anche a Napoli e a Roma si divertono un sacco, vedo). La pratica del “se” e del “ma” non risolve nè allevia quel che mi angustia quotidianamente.