L’economista canadese Marshall Auerback (nella foto), pur convivendo l’analisi di Parguez sulla assoluta insipienza di una costruzione europea pensata per ridisegnare le società contemporanee secondo l’antica dicotomia patrizi-plebei, giunge però a soluzioni diametralmente opposte. Sappiamo che Parguez individua nell’uscita dall’euro di Paesi come l’Italia l’unica possibilità di salvezza per un popolo intero altrimenti costretto, da qui a breve, a lottare per la sopravvivenza alimentare. La tenaglia europea, nell’ottica dell’economista francese, non consentirà infatti ai Paesi più deboli dell’Unione di sfuggire pacificamente ad un destino di sostanziale servitù pianificato ad arte. Né tantomeno, insiste Parguez, è possibile sperare in un processo virtuoso che, invertendo il percorso di questa Europa matrigna, trasformi una sciagura in opportunità di progresso. “Da questa Europa dominata dall’Opus Dei”, sintetizza Parguez, “si deve solo scappare”. Di tutt’altro avviso Auerback, il quale ritiene al contrario sbagliata e fondamentalmente inadeguata la tentazione di rifugiarsi all’interno del guscio rassicurante rappresentato dai vecchi stati-nazione. “In un mondo globalizzato”, spiega il professore nord-americano, “l’uscita dall’euro deve essere pensata come estrema ratio, da valutare soltanto una volta definitivamente fallite tutte le altri possibili soluzioni”. E quali sarebbero questi correttivi in grado di ridare smalto all’Europa? In primo luogo, secondo Auerback, bisogna lavorare per accelerare una coesione politica finalizzata alla realizzazione di quegli Stati Uniti d’Europa di cui parlava Helmut Kohl. “Ontario e Quebec, continua il professore, hanno insieme molti più debiti della Spagna. Ma tutto ciò non costituisce un problema per nessun canadese, semplicemente perché il governo centrale garantisce per tutti. Questo è un buon modello al quale voi europei dovreste guardare”. Nel suo articolato e lungimirante intervento al meeting riminese, Auerback palesa una preoccupazione che trova appiglio dalla rilettura in chiave critica di alcuni passaggi storici che nel secolo scorso hanno insanguinato il pianeta. “Alla fine della prima guerra mondiale, non sapendo come risolvere la ricorrente questione tedesca, le forze vincitrici imposero alla Germania quelle stesse misure di rigore e austerità che oggi i tedeschi impongono agli altri. Sappiamo come andò a finire allora…”, chiosa sconsolato l’economista canadese. Le preoccupazioni di Auerback sono fondate. I nazionalismi riemergono dappertutto, veicolando un messaggio semplice e perciò capace di intercettare con maggiore facilità il malcontento rabbioso che pervade fette sempre più larghe di società oppresse. Le imminenti elezioni francesi, con il possibile exploit del partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, saranno un ottimo termometro buono per misurare le febbre del paziente. Se nell’immaginario collettivo dovesse diffondersi la certezza circa l’assoluta subalternità al progetto schiavista tecnocratico in atto dei rappresentanti più autorevoli del Pse, i diversi nazismi già presenti in forma embrionale in ogni angolo d’Europa troveranno certamente terreno fertile per seminare odio e violenza. Conclude Auerback: “I Paesi a moneta sovrana possono avere limiti di pagamento reali, ma mai limiti finanziari. Voi siete solo utilizzatori dell’euro e per questo i privati vi strozzano. Dopo la Grecia attaccheranno gli altri Paesi mediterranei. Noi in America possiamo ancora tenere il volante, anche se guidiamo malissimo, voi europei invece non avete proprio controllo. La vostra economia è un’automobile impazzita. C’è una mistificazione che dipinge i popoli mediterranei come pigri e spendaccioni. Io vi assolvo, anche se non sono prete. Questo schema indegno considera i greci cicale e i tedeschi formiche. Il pacchetto di salvataggio della Grecia si fonda su questo imbroglio. La formiche ti aiutano ma ti obbligano a fare il bravo. Le cicale vere sono i banchieri e i tecnocrati del nord come del sud, mentre le formiche vere sono i lavoratori che li mantengono con la loro fatica, tanto al nord quanto al sud. I tedeschi vi colpevolizzano facendovi credere di avere vissuto sopra le vostre possibilità, voi ci credete pure e accettate punizioni ingiuste nella misura in cui vi riconoscete come bimbi monelli. Questa ricostruzione è falsa e serve solo ai banchieri corrotti. Molte famiglie non hanno oggi la luce in casa, ma sono dipinte comunque come spendaccione e irresponsabili. La produttività aumenta in Germania ma neanche lì aumentano i salari. La ricchezza viene ridistribuita dappertutto solo verso l’alto. La classi dirigenti tedesche hanno detto falsamente ai loro cittadini che la loro povertà dipende dai Paesi cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Spagna, Grecia). Draghi, parlando con il Wall Street Journal,si è spinto fino al punto da dichiarare che la crisi è colpa del welfare state europeo. Draghi, Merkel e Monti dicono in sostanza che la crisi è colpa dell’eccesso di spesa pubblica. I cittadini però lottano in condizioni difficili, mentre i banchieri prosperano. I tedeschi sostengono poi che per aumentare la produttività bisogna limitare i salari. In realtà il deficit di Paesi come l’Italia serve solo per coprire il surplus di produzione tedesca. Attenti, perché le forze speculative dopo Atene attaccheranno Lisbona, Madrid e Roma. E gente come Monti e Draghi è già alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa del fallimento dell’euro. Dobbiamo cambiare questa costruzione dominante riunendo tutte le formiche ovunque dislocate, contro le tante cicale che, anziché gli uomini, perseguono solo i salvataggi delle banche”.
Francesco Maria Toscano
molto, molto bello questo articolo
Veramente complimenti…ottima sintesi dell’intervento di Auerback al summit di Rimini