Giusto per far capire a tutti chi è che comanda per davvero a sinistra, oggi a pag. 8 del Corriere delle élite corrucciate (per copiare Dagospia), campeggia il faccione di Massimo D’Alema intervistato da Dario Di Vico sull’attualità politica. Siccome, nonostante la lunghezza, l’ex Premier occupa una pagina intera per non dire nulla, è evidente che la finalità del pezzo non è quella di indicare una strategia politica, magari miope e di corto respiro, ma più modestamente quella di marchiare il territorio. L’assoluta inutilità del pezzo è palese fin dalla lettura dell’occhiello (in gergo giornalistico la sintesi posizionata sopra il titolo di apertura): “Una squadra come quella del professore (Monti) l’avevamo chiesta noi, e ha rimesso al centro serietà e competenze. Ma può tornare la dialettica democratica”. L’intervista è poi totalmente infarcita di innocue e trite riflessioni sulla inadeguatezza dell’architettura istituzionale che ha contribuito non poco a rendere fallimentare il periodo storico convenzionalmente chiamato “seconda Repubblica”, con relativo e peraltro condivisibile invito a scegliere definitivamente tra la salvaguardia del modello parlamentare tutt’ora vigente, attraverso la coerente e relativa approvazione di una nuova legge elettorale proporzionale sul modello tedesco, o il definitivo abbraccio di un sistema presidenziale bilanciato come quello vigente in Francia. In tema di banalità, non poteva poi mancare l’accenno al Terzo Polo ( che poi sarebbe il quarto se non il quinto in termini di consenso elettorale) e l’invito a forze politiche come Sel e Idv ad essere responsabili. Cosa intenda D’Alema con il termine responsabilità lo si capisce dagli esempi che il leader coi baffi riporta a mo’ di sgangherato esempio: “Le migliori performance nella riduzione della spesa e nelle liberalizzazioni”, si avventura D’Alema, “ vengono dai progressisti. Le ricordo cosa hanno fatto i governi di centrosinistra in Italia, ma anche Schroder in Germania…”. In pratica D’Alema rivendica in toto la bontà di quelle politiche iperliberiste di destra, approvate sotto le insegne truffaldine di governi nominalmente di sinistra, che hanno reso l’Europa intera una valle di lacrime. D’Alema si vanta inoltre dei tagli alla spesa, la cui sublimazione consiste nella recente approvazione del cosiddetto fiscal compact, citando orgoglioso l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Schroder, famoso per avere colpito con estrema durezza i diritti dei lavoratori tedeschi per poi finire sul libro paga del colosso russo Gazprom. Quindi, pare avvertire lo statista pugliese, il problema non è se il Pd intende in futuro governare con Casini o con Vendola, la cosa importante è continuare a servire ancora gli stessi interessi e gruppi di pressione, perseguendo così il trionfo finale di quel progetto neoschiavista tanto faticosamente inseguito. Tornano alla mente le recenti affermazioni dell’economista circuitista francese Alain Parguez che, durante il meeting di Rimini sulla MMT, indicò proprio nella figura di D’Alema l’elemento di garanzia circa l’applicazione di politiche care alla tecnocrazia transalpina. Sul sito ufficiale del movimento di opinione democrazia radical popolare (www.democraziaradicalpopolare.it), compare oggi una interessante analisi sullo stato di salute del Pd dal titolo “Democrazia Radical Popolare in Difesa (parziale) di Pierluigi Bersani. Ma Bersani faccia una svolta precisa in direzione del Socialismo Liberale e contro i Neoliberisti Reazionari di destra e di sinistra (PD incluso), scegliendo anche i candidati giusti per le primarie e le elezioni di oggi e di domani e sconfessando, anche a posteriori, il Fiscal Compact europeo e il Pareggio di Bilancio costituzionale italiano, destinati ad essere superati da nuove normative continentali per l’investimento, in un nuovo patto costitutivo federale”. Una riflessione come al solito interessantissima che invita il segretario Bersani ad un colpo d’ala che nobiliti il primo partito italiano ed il suo attuale segretario. Temo francamente, ma spero di essere presto smentito nei fatti, che tali generosi consigli non verranno raccolti perché non si può chiedere ad un bradipo di spiccare improvvisamente il volo. Bersani sta a D’Alema più o meno come Medvedev sta a Putin. Fino a quando alcune ingombranti figure, protagoniste di un tetro e recente passato, non saranno definitivamente messe nella condizione di non nuocere, tutte le buone iniziative di cambiamento risulteranno probabilmente velleitarie. E’ vero che la pars costruens è indispensabile e necessaria per qualsiasi progetto politico, ma è anche vero che può imporsi in pienezza solo se susseguente ad una mirata, preparatoria ed indispensabile pars destruens.
Francesco Maria Toscano