La procura di Palermo ha inviato l’avviso conclusione di indagini a molti personaggi del mondo politico italiano protagonisti del sanguinoso passaggio tra la prima e la seconda repubblica costata la vita ai giudici Falcone e Borsellino, nonché a moltissimi altri poveri innocenti. L’idea che quelle mattanze fossero esclusiva responsabilità di Cosa nostra è assolutamente fuori dalla realtà. Anni di indagini hanno dimostrato l’incestuosa familiarità tra politica, mafia e apparati dello Stato. La trattativa tra mafia e Stato, nonostante le continue mistificazioni di un sistema mediatico in mala fede, che copre spesso volutamente i protagonisti di quella orribile stagione, è un dato oramai certo e acclarato. I direttori responsabili dei principali mezzi di informazione che continuano nonostante tutto a lavorare senza sosta per impedire che la verità emerga, andrebbero immediatamente processati per concorso esterno in associazione mafiosa. Dubito che accadrà. Questo Paese è oramai così marcio da consentire ai mafiosi apicali di perseguire burocraticamente e mediaticamente chi insegue la verità. Il tritolo per fare fuori le voci scomode non serve più. Bastano gli editoriali e la carta bollata. Nicola Mancino, ineffabile ex vicepresidente del Csm, indagato perché sospettato di avere mentito ai  pm, avrebbe esercitato pressioni perfino sul Quirinale. Giuseppe Pipitone, sul Fatto Quotidiano, riporta alcuni contenuti di una telefonata intercorsa tra Mancino e il magistrato Loris D’Ambrosio, consigliere di Giorgio Napolitano, nella quale l’ex ministro dell’Interno campano lamenterebbe una condizione di improvviso isolamento. “Un uomo solo va protetto”, riporta Pipitone il virgolettato dell’intercettazione, “perché se questo uomo rimane tale potrebbe chiamare in causa altre persone” (clicca per leggere). Ecco come si esprime al telefono un ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, con fare allusivo e chiaramente ricattatorio nei confronti dei vertici istituzionali di questo nostro povero Paese. Cosa potrebbe dire Mancino che deve invece restare celato? E chi sono questi personaggi che potrebbero vedere definitivamente offuscato il loro finto prestigio, nel caso parlasse, per sprofondare invece nell’ignominia eterna? Ma che spettacolo è mai questo. Come possano accettare i cittadini italiani che tali meccanismi, tipici di quei mondi che lo Stato afferma ipocritamente di voler combattere, vengano promossi impunemente da uomini che usurpano la democrazia e violentano la civiltà? Alla luce di queste nuove iscrizioni nel registro degli indagati si capisce meglio l’ansia dei vertici della Stato di bloccare anni fa l’indagine catanzarese Why Not. Genchi disse che in quella indagine comparivano personaggi già attenzionati ai tempi delle stragi e ora, grazie al coraggio di pm come Ingroia e Di Matteo, il senso di quella analisi è molto più chiaro. Per impedire che la procura di Salerno indagasse su quella di Catanzaro, che aveva sfilato il fascicolo di indagine al pm procedente Luigi de Magistris (ora stranamente silente), intervenne allora perfino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, con un atto senza precedenti, decise di “chiedere gli atti di indagine alla procura salernitana”. I pm campani Apicella, Nuzzi e Verasani, convinti che la legge fosse per davvero uguale per tutti, subirono pesantissime ritorsioni per non essersi fermati di fronti ai luoghi sacri del potere intoccabile. Mi auguro che questa volta i pm palermitani non subiscano la stessa sorte, magari colpiti da quello stesso Csm costituzionalmente chiamato a difendere l’indipendenza dei magistrati. Ma la verità va cercata fino in fondo e senza riguardi per nessuno. Il sangue degli innocenti caduti negli anni delle stragi non avrà giustizia fino a quando gli inquirenti non saranno in grado perseguire anche quegli uomini che contribuirono a depistare il processo sulla strage di via D’Amelio. Siano essi magistrati o uomini delle forze dell’ordine. La seconda Repubblica è fallita perché nata sotto il marchio della collusione, dell’ipocrisia, dell’infamia e del ricatto. La terza, per essere diversa, deve poggiare becessiaramente su basi di verità. A qualunque costo.

    Francesco Maria Toscano

    Categorie: Politica

    Un commento

    1. ampul scrive:

      ..la tua passione in questi scritti è coinvolgente, e meriterebbe certamente seguito!

      ciao

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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