Il 22 giugno ho scritto un pezzo dal titolo “una diversa lotta di classe” (clicca per leggere), nel quale prefiguravo la cristallizzazione di una nuova lotta di classe che accumuna i destini di lavoratori e imprenditori, minacciati oggi entrambi dall’arroganza di una spregiudicata oligarchia finanziaria che ingrassa sulle disgrazie dei protagonisti dell’economia reale. Leggo con piacere che il nuovo presidente di Confindustria Squinzi (clicca per leggere) sembra consapevole del problema e, a differenza del suo insipiente predecessore Marcegaglia, intende difendere per davvero gli interessi degli industriali italiani affrontando il pericolo vero (le élite tecnocratiche europee), anziché quello di comodo (i lavoratori già messi in ginocchio da anni di vili soprusi). Il pezzo in questione è stato inoltre commentato dagli amici di Democrazia radical popolare (clicca per leggere), gruppo di intellettuali che stimo oltremisura, capaci di offrire spunti di riflessione e di approfondimento di rara profondità, spessore ed efficacia. Delicatamente, gli amici di Drp mi rimproverano il seguente passaggio: “Si tratta di una lotta di classe condotta sapientemente da una aristocrazia di ritorno che punta a disarticolare il sistema capitalistico nel suo insieme, braccio della storia, violento e vendicativo, di quella nobiltà crudele e ingiusta ghigliottinata ai tempi di Robespierre”, invitandomi contestualmente a valutare correttamente la figura di Robespierre, meschina e sanguinaria, nonché lontana anni luce dall’immagine cialtronesca che lo dipinge come un incorruttibile in difesa degli oppressi. Segue lungo elenco di personaggi benemeriti della Rivoluzione Francese, compresi massoni di altissimo valore come il marchese di Condorcet, uccisi dalla furia omicida, moralisteggiante e manichea dello stesso Robespierre. Non resto affatto indifferente di fronte alla puntuale e appassionata analisi degli amici di Dpr (non sono mica Scacciavillani…) e, sulla scorta dei consigli bonariamente pervenutimi, mi riprometto di approfondire a breve gli anni della Rivoluzione Francese e il profilo dei suoi principali protagonisti. Ci tengo però a fare una precisazione. Quando scrivo “…nobiltà crudele ghigliottinata ai tempi di Robespierre”, non intendo esprimere un giudizio di valore sul principale protagonista della stagione del terrore. L’evocazione dei “tempi di Robespierre” ( evidentemente cosa ben diversa dalla figura in carne ed ossa di Maximilien de Robespierre) assume per chi scrive, all’interno di quel contesto, una valenza prevalentemente metaforica a sfondo tendenzialmente narrativo. Richiamo, magari improprio, ma certamente influenzato dalla lettura appassionata di una parte del capolavoro del geniale massone Victor Hugo, I Miserabili, che regala ai lettori un dialogo meraviglioso e immaginifico intercorso tra il vescovo di Digne, Monsignor Bienvenu, e G., vecchio, ripudiato e oramai morente membro della Convenzione. Riporto di seguito alcuni passi di un dialogo che raggiunge vette innevate. Due modi diversi di leggere gli eventi, intrecciati però dal comune amore per le ragioni della verità e della giustizia. Uno scambio intenso, vero e profondo, che forse non scioglie tutti i dubbi interpretativi sulla questione, ma che riscalda il cuore, illumina la mente, diffonde gloria e speranza. In sintesi: innalza l’uomo.
B. “…mi congratulo con voi, almeno non avete votato la morte del re”
G. “Non vi congratulate troppo, signore: ho votato la fine del tiranno”
B. “Che volete dire?”
G. “Voglio dire che l’uomo ha un tiranno, l’ignoranza. Ho votato la fine di questo tiranno. E’ lui che ha generato la monarchia, che è l’autorità cercata nel falso, mentre la scienza è l’autorità cercata nel vero. L’uomo deve essere governato dalla scienza”
B. “E dalla coscienza”
G. “E’ la stessa cosa. La coscienza è una certa quantità di scienza innata che possediamo in noi stessi. Quanto a Luigi XVI, ho votato no. Non mi credo in diritto di uccidere un uomo; ma di sterminare il male ,sì, è un dovere. E ho votato la fine del tiranno, ovvero la fine della prostituzione per la donna, la fine della schiavitù per l’uomo, la fine della ignoranza per il bambino. Votando per la Repubblica ho votato questo. Ho votato la fraternità, la concordia, l’aurora! Ho dato mano alla caduta dei pregiudizi e degli errori. Il crollo dei pregiudizi e degli errori produce la luce. Abbiamo fatto crollare il vecchio mondo, noi, e il vecchio mondo, vaso di miserie, rovesciandosi sul genere umano è divenuto un’urna di gioia”
B. “Gioia confusionaria”
G. “Potrete dire gioia intorbidata, e oggi, dopo quel fatale ritorno del passato che si chiama 1814, gioia scomparsa. Purtroppo l’opera è stata incompiuta, ne convengo; abbiamo demolito l’antico regime nei fatti, ma non l’abbiamo potuto sopprimere nelle idee. Distruggere un abuso non basta; bisogna modificare i costumi. Il mulino non c’è più, ma il vento è rimasto.”
B. “Avete demolito,sì; e demolire può essere utile; io diffido però di una demolizione complicata dalla collera”
G. “Il diritto ha la sua collera signor Vescovo, e la collera del diritto è un elemento di progresso. Si dica quel che si vuole, la Rivoluzione Francese è il più potente passo del genere umano dopo l’avvento di Cristo. Incompiuto fin che volete, ma sublime. Ha risolto tutte le incognite sociali. Ha addolcito gli animi, ha calmato, pacificato, rischiarato: ha fatto correre sulla terra onde di civiltà. E’ stata buona. La Rivoluzione Francese è la consacrazione dell’umanità”.
B. “Sì?…il ’93!
G. “Ah! Eccoci al ’93! Me l’aspettavo! Una nube si è ingrossata per millecinquecento anni, e dopo la bellezza di quindici secoli è scoppiata. E voi fate il processo al fulmine”
B. “Il giudice parla in nome della giustizia, il prete parla in nome della pietà, la quale altro non è se non una giustizia più elevata. Il fulmine non deve sbagliare, cadendo. E Luigi XVII?”
G. “Ebbene, Luigi XVII! Vediamo: su chi piangete? Sul bambino innocente?Allora piango con voi. Oppure sul rampollo reale? In questo caso riflettete. Per me il fratello di Cartouche (bandito leggendario), fanciullo innocente appeso per le ascelle in place de la Grève fino a che ne seguì la morte, per il solo delitto di essere stato il fratello di Cartouche , non mi fa piangere meno del nipote di Luigi XV fanciullo innocente anche’esso, martirizzato nella torre del Temple per il solo delitto di essere stato nipote di Luigi VX”
B. “Non mi piace vedere accostati certi nomi”
G. “Cartouche? Luigi XV? Per quale dei due reclamate? Ah signor sacerdote, a voi non piacciono le crudezze della verità. A Cristo invece piacevano: prendeva la frusta per ripulire il tempio: la sua frusta piena di lampi era una fiera testimone della verità. E quando gridava: Sinite parvulos, non faceva certo nessuna distinzione tra i fanciulli. Non si sarebbe dato nessun pensiero di veder vicini il delfino di Barabba e il delfino di Erode. L’innocenza è una corona da se stessa; non gli serve nessuna Altezza, è augusta tra gli stracci come tra i gigli di Francia”
B. “E vero…”
G. “Non basta. Voi avete nominato Luigi XVII. Intendiamoci. Piangiamo su tutti gli innocenti, su tutti i martiri, su tutti i fanciulli, su quelli del popolo come su quelli dei nobili? Ci sto anch’io: ma allora, ve l’ho detto, bisogna risalire più in alto del ’93 e bisogna incominciare a piangere da molto prima di Luigi XVII. Io piangerò sui figli dei re con voi, purché voi piangiate con me sui figli del popolo”
B. “Piango su tutti”
G. “Ugualmente! E se la bilancia deve pendere da una parte, sia dalla parte del popolo. E’ più tempo che soffre.
B. “…la pietà è una virtù, la clemenza è un dovere e il ’93 è stato inesorabile”
G. “Il ’93 è stato inesorabile?”
B. “Inesorabile, sì. Cosa ne pensate di Marat che batte le mani alla ghigliottina?”
G. “ E cosa ne pensate voi di Bossuet che cantava il Te Deum per i massacri dei protestanti? Togliendolo fuori dalla Rivoluzione che, presa nel suo insieme, è un’immensa affermazione umana, che cos’è il ’93 se non una risposta? Lo trovate inesorabile. Sfido io! E tutta la monarchia? Carrier è un bandito ; ma Montrevel come lo chiamate? Fouquier-Tinville è un pezzente; ma come la pensate su Lamoignon-Baville? Maillard è orribile, ma Saulx-Tavanne? Che ve ne pare? Il Père Duchene è feroce (giornale estremista dell’epoca), ma quale epiteto mi lasciate dare al padre Letellier? Jourdan Coupe-Tete è un mostro, ma meno mostro del marchese Louvois, Ah! Caro signore, io piango Maria Antonietta arciduchessa e regina; ma piango anche quella povera donna ugonotta che nel 1685, sotto Luigi Il Grande, mentre allattava il uso bimbo, fu legata nuda fino alla cintola, a un palo, e il bimbo tenuto distante. Il petto si gonfiava di latte e il cuore d’angoscia: il bambino affamato e pallido vedeva le mammelle, e gridava agonizzando; e il boia diceva a quella donna: “Abiura!”, dandole a scegliere tra la morte del suo piccolo e la morte della sua coscienza. Che ne dite di questo supplizio di Tantalo applicato ad una madre? Ricordate bene questo, signore: la Rivoluzione Francese ha avuto le sue ragioni. La sua collera sarà assolta dall’avvenire; il suo risultato è un mondo migliore. Dai suoi colpi più terribili, esce una carezza per il genere umano…”.
Francesco Maria Toscano
qui tocchiamo punti molto alti caro moralista…
che belli quei versi… secondo me i moralisti sentiranno qualcosa dentro dopo averli letti…
complimenti!
e mi hai anche dato spunti sulla prossima lettura…
notte!
Se Stefano Fassina fosse un discepolo di DPR e GOD tanto diligente quanto lo sei tu, avremmo risolto buona parte dei nostri problemi a quanto pare.
Passami la battuta. Seguirvi mi dà la sensazione di vedere più lontano, ma l’orizzonte è più fosco che mai.
Grazie e Buoba Fortuna
[…] dal basso. Il diritto, come spiegava magistralmente Victor Hugo, ha certamente la sua collera (clicca per leggere). Per cui, in conclusione, la bussola che guida le nostre coscienze ci porta a schierarci senza […]
[…] dal basso. Il diritto, come spiegava magistralmente Victor Hugo, ha certamente la sua collera (clicca per leggere). Per cui, in conclusione, la bussola che guida le nostre coscienze ci porta a schierarci senza […]
[…] Esistono dei momenti storici nei quali la moderazione, l’accondiscendenza e la ragionevolezza divengono colpe e non pregi. Questo è uno di quelli. Assistere compìti al massacro dei greci in attesa che arrivi il nostro turno non è una buona idea. L’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini disse: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato anche con mazze e pietre”. E quando un governo lavora con il chiaro intento di uccidere il maggior numero possibile di cittadini cosa si fa? Storditi da media complici e compiacenti non capiamo più quello che sta accadendo. La mancanza di consapevolezza impedisce il formarsi di una nuova Resistenza, consentendo ai torturatori al potere di proseguire indisturbati lungo il sentiero di lutti e violenze per tempo predisposto. Come fa una minoranza di negrieri a tenere sotto scacco la stragrande maggioranza? Fomentando divisioni fittizie, individuando bersagli di comodo e, all’occorrenza, silenziando minacciosamente il dissenso. Non c’è più tempo da perdere. Tutti gli sfruttati d’Europa devono al più presto fare massa critica contro i neonazisti tecnocratici capitanati dal Maestro Venerabile Mario Draghi. Nessuno può reagire ad un sopruso se non sa di averlo effettivamente subito. Per questo i media tendono a colpevolizzare il debito pubblico, le passate generazioni e le vecchie classi politiche. Si tratta di un gioco sporco che serve soltanto a velare le condotte perverse perpetrate da uomini e donne ora al potere. La vostra miseria di oggi non è figlia di errori passati ma di una volontà attuale. Una volta compreso questo primo fondamentale aspetto, non resta che individuare le categorie alle quali rivolgersi. A differenza che nell’Ottocento, quando lo scontro si articolava intorno alla dicotomia capitale-lavoro, oggi le contrapposizioni sostanziali sono di fatto più sfumate e opache. Nel mirino dei tecno-nazisti ci sono tanto i lavoratori ricattati e sottopagati, quanto i piccoli imprenditori strozzati dalle tasse e dall’avidità dei governi. Il nostro appello è quindi necessariamente interclassista, chiamando cioè a raccolta tutte le diverse categorie vittime di un sistema criminale che non privilegia nessuno se non i soliti assassini in doppio petto abbarbicati nelle rispettive cabine di comando. Il perbenismo, il politicamente corretto, i toni bassi, la responsabilità e altre simili amenità costituiscono l’anestetico buono per addormentare il paziente da sezionare. L’indignazione, la denuncia accorata, il rifiuto dell’ingiustizia e l’empatia per le vittime sono invece ingredienti indispensabili per predisporre una efficace risposta. In paradiso non c’è posto né per i tiepidi, né per gli ignavi. E se non fosse stato per l’ardimentoso coraggio di chi nel passato trovò la forza di sfidare a viso aperto la brutalità dei regimi, il popolo non avrebbe mai conosciuto né libertà, né benessere né diritti. Non furono i moderati a far trionfare la Rivoluzione francese. Gli uomini ebbri di passione e sentimento fanno la Storia. Gli altri vivacchiano in attesa di capire da quale parte convenga buttarsi. Certo, l’impeto e il culto dell’ideale spesso tracimano, rischiando di travolgere nello stesso torrente di rabbia tanto il giusto e l’ingiusto, il nobile quanto l’ignobile. E’ un rischio che va comunque corso. Non si può accettare un infame presente nella paura che gli eventi possano in prospettiva prendere una piega pericolosa e imprevista. La Rivoluzione francese ci ha indicato la strada dell’uguaglianza, ma a che prezzo? Quello del terrore. Nell’insieme ne è valsa la pena? Certamente sì. Perché come fa dire Victor Hugo al membro della Convenzione G. in uno dei passaggi più suggestivi de I Miserabili “Il diritto ha la sua collera signor Vescovo, e la collera del diritto è un elemento di progresso. Si dica quel che si vuole, la Rivoluzione Francese è il più potente passo del genere umano dopo l’avvento di Cristo. Incompiuto fin che volete, ma sublime. Ha risolto tutte le incognite sociali. Ha addolcito gli animi, ha calmato, pacificato, rischiarato: ha fatto correre sulla terra onde di civiltà. E’ stata buona. La Rivoluzione Francese è la consacrazione dell’umanità”. (clicca per leggere). […]