Chi lo conosce lo evita. No, non sto facendo il verso ad alcune vecchie e fortunate “pubblicità progresso” in voga all’inizio degli anni novanta, ma intendo fotografare la strana parabola di un “eroe” precocemente ingiallito come l’attuale sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Salito agli onori delle cronache ai tempi della famigerata inchiesta Why Not, l’ex magistrato campano denunciò alla pubblica opinione nazionale il tentativo, poi evidentemente riuscito, di affossare le sue inchieste perché “lambivano le sfere più alte del potere italiano”. “Una nuova e più potente p2”, tuonava l’indomito de Magistris, “occupano le nostre istituzioni”. Finito nel mirino della commissione disciplinare di quel Csm che esprimeva Mancino come vicepresidente, già protagonista di una vibrante polemica con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pubblicamente accusato di non avere mosso un dito “per salvaguardare l’indipendenza della magistratura” (clicca per leggere), sostanzialmente isolato dal sindacato dei magistrati, denigrato dalla stampa unificata, attaccato in contemporanea da quasi tutte le principali forze partitiche presenti in Parlamento, Pd in testa, De Magistris decise infine di tentare la carta dell’impegno politico. Candidato alle elezioni europee del 2009 come indipendente nelle liste dell’Italia dei Valori, Giggino a’ manetta (copyright Dagospia) fece man bassa di voti. Eletto a furor di popolo, anche grazie al decisivo supporto del blog di Beppe Grillo, de Magistris dimostrò subito una certa dimestichezza nell’arte camaleontica propria dei politici di razza. Il de Magistris politico si rivelerà infatti da subito molto diverso da quello barricadiero conosciuto in toga. Abbandonata in fretta l’orgogliosa trincea per i più comodi salotti televisivi, de Magistris sposerà tosto un nuovo spartito. Basta polemiche con le P2 nuove e vecchie, il nuovo sindaco di Napoli, nonostante l’evolversi degli eventi abbia oggettivamente rafforzato le sue primigenie analisi nonché accertato la bontà di alcune intuizioni investigative, ha deciso di sposare su certi temi un profilo bassissimo, quasi rasoterra. Assente la voce di de Magistris di fronte al dilagare di indagini concernenti non meglio specificate P3 e P4, non pervenuta l’analisi dell’ex pm in merito alle ultime risultanze dell’inchiesta Stato-mafia, coinvolgente tra l’altro proprio quel Nicola Mancino che tanto si affannò per limitarne in passato la libertà di indagine, in compenso de Magistris negli anni ha rotto con tutto il suo vecchio mondo di appartenenza. Da Carlo Vulpio a Clementina Forleo (clicca per leggere), da Beppe Grillo (clicca per leggere), fino ai recentissimi casi di doloroso distacco di un numero considerevole di protagonisti di primo piano della gloriosa “rivoluzione brancarancione” (clicca per leggere), de Magistris è riuscito nell’impresa di tagliare i ponti con tutti quelli che con lui avevano fatto un lungo e faticoso tratto di strada. Perfino Gioacchino Genchi, le cui consulenze avevano dato sostanza alle principali inchieste catanzaresi avviate dal pm ora sindaco, ha avuto modo di esprimere motivate riserve sul personaggio in argomento (clicca per leggere). Vittima di una strana metamorfosi, de Magistris si riscopre ogni giorno che passa più affine agli avversari di un tempo. Dato in rapido avvicinamento al Pd di Bersani, il Nostro ha in questi giorni nominato in qualità di “garante per la legalità” nientemeno che il prefetto Achille Serra, ex Forza Italia, ex Pd e momentaneamente risultante in orbita Udc. Quello stesso Serra che, scrive Montolli a pagina 365 del libro “Il Caso Genchi”, dirigeva le indagini del servizio centrale operativo che individuarono erroneamente nelle persone di Rizzardi e Molinaro, accusati dall’”eroina” Rosetta Cerminara, gli assassini del sovrintendente di polizia Salvatore Aversa, trucidato insieme alla moglie in quel di Lamezia Terme il 4 gennaio del 1992. La metamorfosi del “narcisindaco” è quasi completa. Non gli resta per completare il quadro che proporre, magari, l’attualmente defilato Clemente Mastella per la carica di vicesindaco.
Francesco Maria Toscano
24/07/2012
Prendendo spunto da un’analisi comparata degli infiniti casi di questo genere, un etologo potrebbe scrivere un trattato di etologia molto interessante sui comportamenti della specie umana. Senz’altro sarebbe alquanto più utile introdurre quel trattato come libro di testo scolastico rispetto a qualsiasi testo di storia (o di mitologia, che è la stessa cosa).
[...] Chi lo conosce lo evita.No, non sto facendo il verso ad alcune vecchie e fortunate “pubblicità progresso” in voga all’inizio degli anni novanta, ma… [...]