In questi giorni il popolo del centrosinistra è in fermento. Bersani non vuole Di Pietro ma vuole Vendola, gli elettori di Vendola non vogliono l’Udc di Casini che, però, ha già strappato un accordo a Bersani. In tutto questo si inserisce l’ipotesi di una lista civica nazionale, formata da sindaci alla Pisapia, avente il precipuo scopo di lucrare qualche voto a Grillo e alla cosiddetta antipolitica (loro, non ridete, sarebbero invece “la politica”). Tutte queste alchimie di palazzo servono a trovare la giusta formula al fine di garantire i padroni di Bruxelles circa “l’affidabilità di governo” del nuovo centrosinistra. L’allocuzione “affidabilità di governo” altro non significa se non garanzia di prosecuzione di quelle politiche di estrema destra che oramai devastano tutti i Paesi europei a prescindere dal colore dei singoli governi. Alla dittatura tecnocratica oggi al potere non gliene frega niente che in Italia, o altrove, vincano sedicenti progressisti piuttosto che sedicenti conservatori. La massoneria reazionaria che affama il nostro continente pretende soltanto obbedienza e continuità. Chiunque vinca deve sapere che la rotta è obbligata. E quindi: sì al fiscal compact, no agli eurobond; si precarietà, no al welfare. Lo Stato sociale deve essere definitivamente smantellato; il lavoro non deve più essere percepito come diritto ma, al contrario, come grazia misericordiosa concessa dal padrone. Queste sono le linee guida da rispettare. Che poi tali sconcezze passino per mano di Bersani piuttosto che di Berlusconi poco importa. Anzi, in un certo senso ai tecnocrati neonazisti converrebbe consegnare la frusta che tortura il popolo nelle mani del capo del presunto centrosinistra. Chi si arroga il diritto di parlare nell’interesse delle classi più deboli, riesce in genere ad assestare colpi mortali ed incisivi con maggiore facilità ed efficacia. Valga per tutti l’esempio dell’art. 18: dove Berlusconi fallì, riuscirono Monti e Bersani. Non è uno schema difficile da capire e, tra l’altro, in terra di mafia è rodato da tempo. Anche alle cosche importa poco che alle amministrative vinca una coalizione piuttosto che un’altra. L’importante è che, chiunque governi, non si permetta di alterare interessi economici consolidati e sensibili. Fatta questa doverosa premessa, anche i criminali più intelligenti preferiscono interfacciarsi con figure protette da una solida e falsa reputazione. Chi eccelle nella dissimulazione vince. Questi equilibri di potere si articolano principalmente in due direzioni: chi ricopre responsabilità pubbliche tende perciò a garantire gli interessi dei “poteri forti” che il territorio esprime, sforzandosi però contestualmente nel ritagliarsi un ruolo pubblico formalmente e burocraticamente ineccepibile. Un mix sapiente di questi ingredienti garantisce quasi sempre la tenuta di molti e perversi sistemi di potere, capaci di rinnovarsi continuamente per rimanere identici per sempre.
Francesco Maria Toscano
3/08/2012
Con Vendola stanno rifondando il vecchio PCI, senza più l’imbarazzo di esibire la falce ed il martello come simbolo. Con questi intellettuali de sinistra, che sanno solo tassare all’infinito, senza conoscere vagamente la teoria della “curva di Laffer” (più tassi e meno incassi, in maniera inversamente proporzionale), ci aspettano tempi difficili e soffocanti per la nostra democrazia (vedere Renzi, un sindaco amato, come lo stanno massacrando nel partito). Mi auguro che il popolo italiano, alla fine, non sia così bue da farsi infinocchiare da Vendola & Co.