Pierferdinando Casini è in politica da una vita senza avere mai lasciato un segno decisivo. Esperto nell’arte della tattica, il buon Pier non crede in nulla tranne che nel potere e nell’interesse (il suo, naturalmente). Onnipresente su giornali e televisioni, continuo dispensatore di banalità degne del più autorevole Napolitano, dipinto senza un perché come elemento decisivo per la politica italiana, Casini si trascina, ahilui, un grosso limite: gli italiani non lo votano neanche per scherzo. Da venti anni lancia continuamente, sfidando il senso del ridicolo, finte costituenti e improbabili federazioni fra inesistenti partiti di macchiette; si propone poi come terminale di non meglio specificati “settori moderati”, responsabili, affabili e preferibilmente facilmente raggirabili. Insomma il tipo si affanna molto ma non si schioda mai dal 5%, virgola più, virgola meno. Con questa manciata di voti, prevalentemente concentrata nelle regioni meridionali dove l’Udc esprime sovente una classe dirigente colta, sofisticata e politicamente attrezzata, ben rappresentata dal segretario regionale calabrese on. Gine Trematerra, Casini si atteggia a Mitterand. In un Paese normale, uno così farebbe ridere i polli. In Francia, tanto per dire, il centrista Bayrou ha preso solo il 10% alle ultime elezioni, e tutta la stampa lo ha dipinto come una specie di fallito pronto per la pensione. In Italia Casini il 10% non lo prende neanche nel suo quartiere di residenza ma per tutti “è decisivo” (ma de che?). Il belloccio bolognese non avrà consenso, ma in compenso ha fantasia. Ogni giorno cambia il nome al suo partitino che però rimane composto vita natural durante dal solito gruppo di giovani virgulti capeggiati da Mario Tassone (presente in Parlamento dai tempi di Caligola), Lorenzo Cesa (l’uomo più espressivo del West), Rocco Buttiglione e Ferdinando Adornato (che, aldilà delle apparenze, è un uomo e non un participio). Udc, Terzo Polo, Partito della nazione e costituente di centro sono solo gli ultimi travestimenti linguistici. Chiamateli pure “Filippo”, tanto sempre quelli sono. Casini è, infine, primatista mondiale nella disciplina olimpica del soccorso al vincitore. Ha una rara capacità nell’adulare a prescindere chiunque ricopra una carica di potere. Fateci caso: se domani nominano Paperino a capo della authority pizza e fichi, tosto leggerete da qualche parte una nota dell’Udc che esprime “compiacimento per la nomina di un così valido elemento”. Tutto in automatico, naturalmente. Anche se nominassero Gambadilegno ministro delle Finanze, sono sicuro che Casini troverebbe il modo di esprimere soddisfazione. Pur rifacendosi alla tradizione del cattolicesimo popolare, è dura trovare un partito più anticristiano dell’Udc. Casini è perennemente schiacciato sui poteri forti. Dal suocero Caltagirone fino a Mario Monti, l’usurpatore del vecchio e glorioso scudo crociato fiancheggia sempre e comunque chi comanda. Per essere coerente fino in fondo non gli resta che proporre per via parlamentare una modifica al dettato evangelico: “Gli ultimi saranno i primi. Ma prima di diventarlo evitino di scocciare”.
Francesco Maria Toscano
04/08/2012