Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.
Colgo volentieri l’occasione di utilizzare questo spazio offerto dal Moralista per ringraziare G.Magaldi e il movimento di GOD e DPR per le lucide analisi e i numerosi contributi che hanno fatto piena luce su diversi aspetti relativi alla reale natura dell’attuale crisi economio-sociale europea e/o globale. Grazie a questi contributi, personalmente, ho compreso meglio e rafforzato in me i miei ideali democratici, liberali e keynesiani. Un aspetto che ritengo determinante del contributo offerto dal movimento, è la critica al processo di globalizzazione, nelle modalità in cui è stato attuato, che ha portato alla libera circolazione delle merci e dei capitali, ma non a quella dei diritti umani. Gran parte dei paesi emergenti vedono una forte fase di sviluppo, sostanzialmente perchè non garantiscono pari dignità e diritti ai salariati rispetto ai paesi più industrializzati, nonchè le medesime forme di assistenza sociale e previdenziale. Competono fortemente sul costo del lavoro, che in molti casi è oltre 10 volte inferiore agli standard europei. Il modello sociale europeo scricchiola sotto le morse di questa crisi. Anzi la crisi è la scusa per accelerare quelle riforme che scaricano sempre verso le famiglie delle classi medio-basse i costi del fallimento di queste politiche neo-liberiste. E’ in corso un vero e proprio dumping sociale da parte dei paesi emergenti, che è l’unico modo per loro di competere, fintanto che sarà possibile tenere a bada una massa di salariati alienati e sottopagati, spesso in condizioni di semi-schiavitù, che non hanno neanche più le forze di opporsi. Gli stati più sviluppati, a loro volta, per competere con quelli emergenti, intendono abbattere ciò che rimane dello stato sociale, oltrettutto attraverso una politica di precarizzazione del lavoro e di moderazione salariale, appannaggio delle grandi imprese e grandi corporation che intendono massimizzare i profitti, a scapito dei soliti noti e sfigati salariati. Finchè non si liberalizzeranno i diritti a livello globale non c’è nessuna speranza di porre fine alle guerre sia economiche che a quelle realmente combattute sui tanti campi di battaglia nel mondo. Se posso permettermi, inviterei il movimento a riflettere e, se lo ritengono, a pronunciarsi anche sul tema ambientale. Oltre al cosiddetto “dumping sociale” è noto come alcuni paesi producano senza curarsi particolarmente dell’ambiente, senza aver mai adottato misure o un ordinamento che promuova uno sviluppo ecosostenibile e la tutela dell’ambiente, l’igiene e la sicurezza ambientale. A mio avviso, anche questo fa parte di una concorrenza sleale, il cui costo non è scaricato sulla povera gente, calpestando i diritti umani, ma su un altro prezioso bene di cui l’uomo dispone: la nostra amata Gaia. Rinnovo i ringraziamenti e saluto cordialmente
Vorrei ulteriormente specificare il mio intervento precedente, sempre facendo riferimento al tema della globalizzazione e del cosiddetto dumping sociale a cui ho aggiunto quello ambientale. Un paese emergente potrebbe contestare la pretesa di un paese o un gruppo di paesi industrializzati occidentali di imporre ai paesi per esempio del WTO, misure e norme per la tutela ambientale, per uno sviluppo sostenibile, fissare per esempio un salario minimo garantito, adottare severe norme per escludere il lavoro minorile, per ridurre l’orario di lavoro, garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, ecc. E’ banale che uno stato come la Cina (per fare un esempio non a caso) non intenda concedere diritti, adeguare i salari e tutelare l’ambiente sostenendo che in fondo gli stati attualmente industrializzati hanno conosciuto fasi di sviluppo simili durante le quali (dalla rivoluzione industriale in poi..) non si è sempre curato il rispetto dell’ambiente o i diritti sindacali dei lavoratori. Se andiamo indietro negli anni si possono scoprire antefatti veramente agghiaccianti della storia italiana in tema di rivendicazioni sindacali, ad iniziare dai primi esordi del diritto di sciopero che costò la vita a tre minatori sardi del Sulcis-Iglesiente
http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Buggerru
Anche gli accordi di Kyoto sono piuttosto recenti… E’ ipocrita la pretesa di alcuni paesi emergenti di voler crescere con le medesime condizioni che hanno consentito lo sviluppo degli attuali paesi industrializzati “occidentali”.. nel senso “…ora lo facciamo anche noi, come lo avete fatto voi… oggi è il nostro turno…”
Quello che vorrei sottolineare è che, a mio avviso, l’aver spinto l’acceleratore sul processo di globalizzazione delle merci e dei capitali, attraverso l’inclusione di alcuni paesi non democratici negli accordi internazionali come GATT, WTO, non è stato solo una pressante richiesta dei grandi e potenti paesi emergenti (es: Cina, India e Brasile), in quanto questo processo di liberalizzazione non sarebbe stato così semplice, senza le forti pressioni di potenti lobby e gruppi economici e finanziari ben organizzati, espressione delle grandi corporation multinazionali e delle imprese di grosse dimensioni, che hanno interesse a massimizzare i profitti, riducendo i costi del lavoro, delle protezioni sociali e della tutela ambientale.
Il caso cinese è il più emblematico dove vige il “comunismo al contrario” o il “comunismo dogmatico”. Le classi dirigenti dei paesi emergenti devono molto alle grandi lobby turbo-capitalistiche sovranazionali e fanno ovviamente di tutto per compiacerle con politiche di favore. Rispetto a questa analisi mi aspetto che il libro del Maestro Magaldi faccia luce circa l’operato della massoneria sovranazionale nel processo di globalizzazione e rispetto alle distorsioni che il neoliberismo dogmatico ha prodotto negli ultimi anni.
Rinnovo i miei saluti