Vedere Violante affannarsi per recitare le ragioni di un malinteso concetto di “garantismo” non ha prezzo (per fare il verso ad una fortunata pubblicità). E’ stupefacente la capacità dell’ex magistrato torinese di recitare tutte le parti in commedia. Violante, protagonista indiscusso della stagione di Mani Pulite, è stato per anni individuato a ragione come il “capo del partito delle procure”. Una specie di ufficiale di collegamento con il compito, neanche tanto nascosto, di condizionare l’operato della magistratura inquirente al fine di raggiungere un duplice obiettivo: da un lato, preservare i vertici del suo partito dal terremoto giudiziario che finirà con l’archiviare la prima Repubblica; dall’altro creare la condizioni più vantaggiose al fine di colpire l’ingombrante figura di Bettino Craxi, all’epoca unico rappresentante accreditato del socialismo liberale italiano. Morto Craxi, i comunisti di una vita ebbero vita facile a riciclarsi come socialdemocratici per l’occasione. Sepolti sotto le macerie del muro di Berlino, per uno strano scherzo della storia, ci finirono quelli che il comunismo vero lo avevano sempre combattuto. Violante fa parte di quella specie umana e politica che definire incline alla doppia morale è riduttivo. Anzi, probabilmente è inopportuno utilizzare proprio il concetto di “morale” affiancato a personaggi di questo stampo. Che morale può avere un uomo che legge gli eventi soltanto in funzione dell’interesse suo e della sua parte politica di riferimento? Un uomo avvezzo all’adesione aprioristica nei confronti di qualunque iniziativa giudiziaria che colpisce i suoi nemici ma, di converso, ferocemente critico nei confronti di quella parte (ancora purtroppo minoritaria) della magistratura tuttora ancorata al principio di uguaglianza di fronte alla legge? L’approfondimento dell’inchiesta Stato-mafia fa evidentemente paura a molti, non solo tra gli appestati berlusconiani, ma anche e soprattutto tra gli eroi d’accatto che sulla strumentale, falsa e ipocrita battaglia legalitaria dei primi anni novanta hanno costruito brillanti e immeritate carriere. D’altronde non ci vuole un genio per capire che per chiudere un accordo degno di questo nome non bastano mafiosi, affiliati e uomini di paglia, ma c’è bisogno anche del consenso di chi, pur non avendo titoli, usurpa posizioni di avanguardia nella battaglia antimafia. Tutti quelli che sapevano della trattativa e hanno taciuto, ora comprensibilmente strillano di terrore. Violante, Scalfari e compagnia, rappresentano un’idea di giustizia così misera e riprovevole che, se prevalente, finirà con l’uccidere lo spirito democratico del popolo italiano. Lodi invece a Travaglio, Zagrebelsky e Cordero, uomini liberi e coerenti che difendono la dignità del loro pensiero a prescindere dalle convenienze spicce. Esempi mirabili di intellettuali che conoscono il valore della dignità, della libertà e del rispetto di se stessi.
Francesco Maria Toscano
22/08/2012