Ma quanto rosicano i farisei “de sinistra” che si stracciano le vesti solo ora che “Re Giorgio Napolitano” è nudo? Repubblica è in apnea, l’Unità non ne parliamo, mentre tutti i “sobri e prestigiosi” che popolano il circo equestre del potere italiano mediatico, politico, culturale, culinario, artistico, affaristico, ipocrita e falsamente moralistico provano a intessere un grottesco cordone di salvataggio nel tentativo (inutile) di togliere d’impaccio il peggior Presidente (per distacco) della storia dell’Italia repubblicana. Scalfari mena, Polito si dimena, e tutti i servi in coro ripetono la stessa cantilena: “Il prestigio delle Istituzioni!”, “meno male che Giorgio c’è” e “il Presidente è al di sopra di ogni sospetto” guidano la hit parade della compilation dell’estate “Trattativa remix”. Non mancano poi le note suadenti dei giuristi che in gioventù hanno trovato chiuse le Università, i quali indefessi interpretano, spiegano e puntualizzano: “Napolitano è inviolabile”, “Napolitano è la reincarnazione dell’Imperatore Augusto”, “Napolitano governa per conto di Colui che è, che era e che sarà”, “Napolitano non intralcia le indagini”, “Napolitano parla al telefono con Mancino pur stando zitto” e via rettificando. Se in Italia a qualcuno interessasse valutare i fatti provando ad utilizzare strumenti come la logica e il freddo ragionamento, avulso quindi da passioni interessate e comode viltà, quel qualcuno si accorgerebbe che il caso Napolitano-Mancino altro non è se non il naturale approdo di una storia che parte da lontano e si articola seguendo sempre un copione coerente e chiarissimo. Gli equilibri di potere che regolano la vita della seconda Repubblica si forgiano negli anni delle stragi. I predecessori di Napolitano, Scalfaro e Ciampi, sono stati già sentiti dai magistrati che indagano sulla trattativa. Con ogni probabilità se Scalfaro fosse ancora vivo risulterebbe indagato, mentre, temporalmente, la trattativa viene incastonata negli anni che videro Ciampi Presidente del Consiglio. La domanda sorge spontanea: come mai i nomi di tutti quelli che sono arrivati sul Colle, da Scalfaro in poi, vengono in un modo o nell’altro tirati in ballo rispetto agli anni delle stragi? E’ possibile credere che l’aria del Qurinale fa improvvisamente venire voglia di occuparsi di tali vicende? O è il caso di cominciare a pensare che la scelta, valutata ex ante, di chi eleggere per rappresentare la massima Istituzione italiana è influenzata da vicende del passato che solo ora paurosamente riemergono da un colpevole oblio? Quanto a Napolitano, il suo fastidio per tutti i magistrati che cercano una verità non rituale rispetto alle stragi dei primi anni novanta, è fatto notorio. De Magistris, anche se ora stranamente tace, ne sa qualcosa. E ne sa qualcosa pure l’ex vicequestore Gioacchino Genchi, il quale per primo fornì una spiegazione circa il possibile signifcato delle bombe terroristiche del 1993 piazzate nelle chiese romane di San Giovanni (Spadolini, all’epoca presidente del Senato) e San Giorgio (Napolitano, all’epoca Presidente della Camera). Nel 1996, poi, da ministro dell’Interno, l’attuale capo dello Stato Napolitano assunse alcune decisioni in tema di sicurezza interna molto discutibili, che gli valsero feroci critiche sul fronte del possibile cedimento dello Stato nella lotta alla mafia. Fra tutte, molto forte si alzò allora la voce del magistrato Ilda Boccassini (clicca per leggere). Le pressioni odierne di Mancino, che cerca riparo all’ombra del Quirniale, sono un fatto, con buona pace dei tanti megafoni di regime che depistano parlando di “torbida manovra” (orchestrata da chi?). Napolitano ritiri il ricorso alla Consulta e dica chiaramente che non ha alcuna paura che i suoi dialoghi con Mancino vengano conosciuti dalla pubblica opinione. In caso contrario si dimetta, se ci tiene per davvero a difendere l’Istituzione che rappresenta. E’ l’unica soluzione possibile. L’Italia non può permettersi a lungo di esprimere un Presidente della Repubblica “al di sotto di ogni sospetto”.
Francesco maria Toscano
31/08/2012
ma perchè da parte dei giornaletti di Repubblica e Unità, nonché di tutti i piddini al seguito, non c’è stata la stessa levata di scudi quando l’intercettato fu Berlusconi? vabbè che l’attacco al Presidente arriva anche da giornali di sinistra come il Fatto quotidiano, che a suo tempo non ci andò tenero con Mr. B., però certe posizioni sono veramente imbarazzanti.
Sai che ti risponderebbero i Napifanclub? ma guarda che Panorama non ha pubblicato il testo delle intercettazioni, ma solo delle “ricostruzioni”, ma dove sono le vere intercettazioni? ecco.. vedi, Moralista, che sei sempre il solito complottista! anche tu farai parte di quel complotto ordito da un potere occulto che manovra sedicenti giornalisti che tentano di infliggere un attacco strumentale ai danni del Capo dello Stato? Povero Re nudo! …scherzi a parte, le cose si devono essere messe male per spingere il Presidente a presentare il ricorso alla Consulta sulle intercettazione a suo carico. Noto un certo nervosismo.
Non per fare il piddino della situazione, ma potrebbe essere che alcuni giornali di destra (indipendentemente dalle responsabilità del Presidente Napi) intendono comunque approffittarne per far pagare il prezzo al Re Giorgio per il suo ruolo determinante nel “democratico” passaggio di consegne dal Governo Berlusconi a quello Monti? Anche il Fatto quotidiano non ama molto l’attuale premier. Dici che sono troppo complottista?
Non dire complotto se non l’hai nel sacco!
Sono un credente e pure praticante. Durante i miei viaggi in macchina ascolto, alcune volte, Radio Maria. Durante una delle tante ed interessanti trasmissioni radio di padre Livio, ho avuto modo di ascoltare un suo caloroso discorso in merito alla trattativa sTATO/mafia. In esso il religioso, collega di PADRE PUGLISI,non tanto velatamente, condivideva la meschina trattativa adducendo motivazioni che mi hanno profondamente sdegnato. Da allora ho cancellato il canale di frequenza.
[...] di un magistrato come Ilda Boccassini che temeva cedimenti sul fronte della lotta alla mafia (clicca per leggere). Le telefonate di Mancino sono infine di stringente attualità. Da una rapida disamina storica, [...]