Le elezioni politiche si avvicinano e il rischio che aumenti a dismisura l’astensione è reale e concreto. Ma quali sono gli elementi che contribuiscono a fare salire il numero dei delusi dalla politica? In molti ritengono che la causa principale sia rinvenibile nella scarsa qualità del nostro trasversale ceto dirigente, incline all’ignoranza crassa e alla corruzione. E’ una risposta che spiega qualcosa ma non tutto. A mio avviso, l’elemento prevalente che induce il cittadino-elettore a rifiutare di esprimere una scelta politica è principalmente rappresentato dalla omogeneità dell’offerta. La filosofia del “tanto sono tutti uguali” dilaga e, generalmente, la politica politicante bolla queste posizioni con il marchio abusato del “populismo”. Dire che sono tutti uguali perché in fondo “tutti rubano”, significa realmente abbracciare una filosofia becera e populista, in genere alimentata da movimenti di matrice xenofoba e razzista. Sostenere, al contrario, che è inutile esprimere una preferenza partitica perché il concetto di sovranità popolare è stato già svuotato attraverso il trasferimento del potere reale presso consessi di natura tecnocratica e oligarchica, che nulla hanno a che vedere con la democrazia, non è populismo, è vero. Chi di voi ha espresso nel 2008 una preferenza per il Pdl piuttosto che per il Pd, pensava di scegliere fra ipotesi differenti. L’arrivo di Monti, sostenuto dai “gemelli diversi” Pdl e Pd, dimostra invece quanto la contrapposizione elettorale di allora fosse solo apparente. Non appena la massoneria reazionaria che ha costruito l’attuale infame architettura che oggi strangola l’Europa, ha deciso di commissariare l’Italia attraverso l’arrivo di un uomo fidato come Monti, tutti i partiti si sono inchinati. I servi possono litigare fra loro, ma non possono mai mettere in discussione l’autorità del padrone, pena il licenziamento in tronco. Noi osserviamo in genere distratti la servitù che si azzuffa (Bersani, Alfano, Casini e compagnia), ma ignoriamo colpevolmente le mosse dei veri padroni. Le politiche di austerità che uccidono e avvelenano le nostre vite sono appannaggio di personaggi come Draghi e Von Rompuy, mentre i politici-camerieri dei singoli Paesi dell’Unione Europea non hanno diritto di partecipare all’indirizzo politico, conservando soltanto il compito di ratificare, tacendo, scelte prese da altri (pensate ad esempio al “fiscal compact). In questi giorni, guarda caso, rispuntano sui principali giornali italiani ipotesi sulla vera natura del fenomeno “Mani Pulite” che archiviò definitivamente alcuni personaggi della Prima Repubblica. L’ipotesi è quella di ritenere che quella operazione politica, con indosso la maschera della giustizia, fosse in realtà etero-diretta dagli americani. Non ho elementi per esprimere certezze sul punto, mi limito soltanto a non escludere che qualcosa di simile possa essere accaduto. La grande stampa che oggi svela alcuni segreti di Pulcinella, in sostanza si autoaccusa del presunto misfatto, avendo all’epoca fiancheggiato con furore quella stagione strabica e manettara. Tutto questo per dire che i grandi cambiamenti sistemici avvengono spesso con il concorso di forze lontanissime dalla semplice dialettica interna di un Paese. Un tempo però si affrontavano diverse idee di concepire l’uomo, il mondo, il progresso. Oggi tutti, da destra a sinistra, in Italia e in Europa sembrano tristemente subalterni rispetto ai paradigmi del neoliberismo dogmatico, partorito negli anni settanta dalla scuola di Chicago.
Francesco Maria Toscano
1/09/2012
l’alternaza fra uguali genera i grillini