La prospettiva di un governo Bersani-Vendola ha mandato in tilt i tecno-nazisti continentali che strillano nel timore che il prossimo governo italiano venga continuamente influenzato dalla sedicente “sinistra radicale”. I fautori e protagonisti del moderno genocidio in atto ai danni dei popoli europei, abituati ad usare sapientemente la moneta al posto delle datate baionette, hanno un’idea molto particolare circa il concetto di “radicalità”. Il pensiero unico turbo liberista tende, come ogni ideologia totalitaria e antidemocratica, a bollare come inaccettabile qualunque lieve digressione rispetto alle linee guida dominanti. Partendo da presupposti così alterati e mistificatori, perfino un innocuo poeta mancato come Vendola finisce con l’essere strumentalmente raffigurato come un pericoloso estremista. Il problema semmai, affrontato in termini corretti, è esattamente l’opposto. In un’era in cui le classi medie e proletarie scivolano continuamente sotto la soglia della povertà, non si vede nessuno all’orizzonte in grado di rappresentarne degnamente i bisogni e i diritti. Gli interessi della speculazione finanziaria internazionale, che ha oramai occupato militarmente tutte le istituzioni pubbliche, sono ben rappresentati ovunque. Le legittime aspettative di pensionati, lavoratori, esodati e precari sono invece tristemente indirizzate verso partiti che, come il Pd, sono parte attiva e consapevole del processo di sadico impoverimento delle classi “subalterne”. Votare Bersani significa affidare le pecore al lupo. Non si capisce perché il Pd, dopo avere massacrato i ceti meno abbienti votando pedissequamente gli infami provvedimenti di Monti, dovrebbe improvvisamente, nella prossima legislatura, promuovere le ragioni dell’equità e della crescita economica. Tutti, pur tuttavia, conservano il diritto di auto-raggirarsi in termini consolatori. In ogni caso, vista la radicalità (quella sì vera) dell’agenda Monti, cavallo di Troia della massoneria reazionaria che vuole schiavizzare l’Europa, è ora di ricominciare a dare alle parole e ai concetti il giusto peso e significato. Resto convinto, da sincero liberale cristiano e keynesiano, che la fine del pensiero radicale di sinistra abbia finito inconsapevolmente con il produrre molti danni all’Occidente capitalista. Lo spauracchio sovietico, infatti, limava giocoforza alcune insite asprezze che caratterizzavano il capitalismo degli inizi, consentendo la realizzazione, nell’Europa libera del dopoguerra, di un sistema complessivamente armonico che riusciva, pur fra mille imperfezioni, a conciliare libero mercato e giustizia sociale. La fine ingloriosa del pensiero radicale di sinistra (crollo dell’Urss) ha finito con il riportarci al punto da dove eravamo partiti: lo sfruttamento indecente del lavoro tipico dell’Ottocento. E se è vero che le condizioni sociali del popolo continuano a regredire verso un passato polveroso, allora è corretto pure riscoprire e riproporre in termini politici aggiornati alcune proposte datate, radicali per davvero, figlie di un tempo che comincia pericolosamente a somigliare ai giorni nostri. Quindi è ora che qualcuno, non il damerino Vendola, riattualizzi e proponga “l’abolizione della proprietà privata” (Karl Marx), “l’abolizione del diritto di successione” (Marx-Engels), l’obbligo dello Stato di imporre “l’assoluta uguaglianza materiale fra gli uomini” (Fourier, Lassalle). Anziché inseguire il mito della dittatura del proletariato (il capitalismo finanziario ha già fagocitato il capitalismo industriale rendendo superflua e superata la dicotomia padroni-salariati), un eventuale futuro leader della sinistra radicale potrebbe proporre la dittatura del precariato, del sottopagato e del disoccupato. Sull’esempio di Rousseau, il possibile ritorno sulla scena del pensiero politico radicale, invertirebbe l’onere di dimostrare la liceità dell’origine di fortune di estrema consistenza. L’accumulazione di ingenti patrimoni, il godimento di rendite parassitarie e la speculazione finanziaria diverrebbero così automaticamente grave indizio di colpevolezza, valido di per sé per sostenere un processo penale a carico dei sospettati opportunamente incriminati del reato di nuova previsione ricadente sotto la voce di “attentato alla giustizia sociale e alla dignità del lavoro libero”. L’onere della prova sarebbe invertito. Spetterebbe cioè ai milionari spiegare nel dettaglio la provenienza delle ricchezze e dimostrare di non essersi mai serviti di manodopera sottopagata per nessuna operazione, anche minima, avente valore economico. La sanzione prevista sarebbe quella dell’ergastolo. Se mai comparisse sulla scena un personaggio politico capace di presentare un programma simile, tale ipotetica figura potrebbe legittimamente fregiarsi del titolo di radicale. Va da sé che, qualora divenisse concreto un pericolo di questo tipo, io mi batterei con tutte le mie forze per scongiurarlo opponendo alle rabbiose suggestioni i sempre verdi principi del liberalismo politico e della libertà economica mitigata dalla presenza equilibratrice di un Stato degno di questo nome, capace cioè di perseguire un’idea di interesse generale.
Francesco Maria Toscano
24/12/2012
Come sempre, l’equilibrio è la diretta conseguenza di una contrapposizione di poteri equivalenti. Dunque, un estremismo di stampo comunista come quello che hai descritto, pur pessimo in sé e per sé, era opportuno come forza di bilanciamento dell’estremismo di chiave opposta. Hai molto giustamente citato la caduta del polo sovietico come forte elemento di squilibrio che ci ha portato dove siamo, permettendo l’incancrenirsi di quello pseudo-liberismo che ci sta calpestando ad ogni passo. Al momento non riesco a vedere segni di elementi equilibratori all’orizzonte. Se tu li vedi, per favore, segnalali cosicché possa informarmi di conseguenza.
tanti auguri moralista
Grazie Francesco. Auguri anche a te,
Francesco
Purtroppo si dice “onere” della prova non “onore” della prova come ha ripetutamente scritto lei.
Grazie per la segnalazione che ho già provveduto a correggere. Il sistema di scrittura word spesso cambia autonomamente le parole che non riconosce. Non mi pare comunque una polemica di altissimo spessore. In ogni caso auguri anche a te!
Sono felice di vedere che c’è ancora gente che non solo critica quest’Europa e questa società corrotta ( corrotta dal capitalismo “radicale”, dall’Europa dei banchieri, dalla speculazione finanziaria, etc.), ma cerca di trovare una possibile via di salvezza. Probabilmente lei lo ha già scritto nei suoi articoli, ma mi potrebbe comunque dire, secondo lei, quale sarebbe l’uomo che bisognerebbe votare alle prossime elezioni per uscire da questo incubo ( o provarci, ad uscire)? Grazie e auguri di Buon Natale e di buone feste.
Tanti auguri anche a te caro Matteo. Mi riprometto di dare una indicazione di voto alla fine della campagna elettorale. Ciao,
Francesco
condivido pienamente soprattutto la frase “mitigata dalla presenza equilibratrice di un Stato degno di questo nome..”. Il discorso dei radicalismi e della sinistra è comunque, a mio avviso, da contestualizzare in base alle storie dei diversi paesi. In particolare in Italia i radicalismi o estremismi di destra e di sinistra sono sempre stati banditi con una conventio ad excludendumd sancita dall’alleanza atlantica con gli USA e dalla Chiesa che hanno notoriamente sostenuto la DC al governo. Da allora mai nella storia repubblicana ha governato un comunista o un uomo di estrema destra (salvo qualche breve parentesi, per es. Dalema o poi Prodi, il catto-comunista dosettiano appoggiato da centristi, radicali, comunisti e da questi ultimi fatto cadere). Anche dopo il crollo del muro di Berlino, quando i tempi erano maturi per un ingresso della sinistra al governo, abbiamo assistito ad una sinistra litigiosa, ancora nostalgica dei vecchi dogmi comunisti, che è crollata di fronte alla proposta di Berlusconi che ci ha governato di fatto per 18 anni. Nel mentre la sinistra si è liberata dei comunisti e ha iniziato a percorrere una via nuova, la cosidetta terza via, propria di una sinistra liberal-democratica, conservando una prevalente anima socialista (nell’ordine ex-Margherita ed ex-PdS). Oggi anche i politici italiani di tradizione più socialista sono praticamente indistinguibili da quelli più liberali moderati e assomigliano sempre più ai liberisti che un tempo avrebbero messo al rogo. Comunque ora vado a festeggiare il natale tanti auguri al Moralista e ai suoi lettori
Auguri anche a te caro Alessandro,
Francesco
Grande, mi hai regalato ultimo sorriso dal sapore amaro prima dell’inizio dell’anno nuovo.
Auguri