E’ sbagliato attaccare Monti perché la sua agenda “ripropone dogmi liberisti vecchi di trent’ anni”. Spiego il perché. Per un anno intero, tutte le belle addormentate nel bosco della politica italiana hanno dipinto “supermario” come l’uomo della provvidenza venuto a salvare l’Italia dalla catastrofe. Ora che Mario, “Pinocchio”, Monti è entrato ufficialmente in politica in compagnia dei rodati Fini e Casini, alias il Gatto e la Volpe, i canti di gloria hanno lasciato il posto alle invettive. Ma nessuno, né a destra né a sinistra, ha capito veramente i termini esatti della questione. I giovani turchi del Pd, Fassina, Orlando e Orfini, criticano il montismo perché, a sentir loro, costituirebbe una sterile e acritica riproposizione delle vecchie e datate ricette liberiste care a Reagan e alla signora Thatcher. Al più, concede qualche politologo per l’occasione, Mario Monti potrebbe essere considerato triste e anacronistico profeta della cosiddetta “Terza via” di Giddens, filosofia politica decisamente deprimente, capace però di ispirare uomini di potere come Tony Blair e Bill Clinton. Niente di più sbagliato. Mario Monti non è né un liberista né un conservatore travestito da progressista. E’ più semplicemente l’esecutore di un progetto neo-oligarchico, elaborato dalla massoneria reazionaria, che non può essere decifrato né combattuto con strumenti concettuali, questi sì, superati. Una democrazia compiuta e matura non avrebbe nulla da temere dal cadenzato alternarsi al potere tra forze autenticamente liberiste e forze socialiste. Il pensiero economico liberista, in estrema sintesi, propone meno Stato, meno tasse, meno burocrazia e meno Welfare. I discepoli di Adam Smith credono nella capacità del mercato di autoregolamentarsi e vivono con estremo fastidio l’intervento dello Stato nelle dinamiche economiche. I socialisti, al contrario, ritengono che soltanto un deciso e lungimirante intervento della mano pubblica possa correggere le naturali storture che il mercato, a briglie completamente sciolte, inevitabilmente produce. I primi si riempiono la bocca di merito, responsabilità individuale e competitività; i secondi prediligono declinare i concetti di uguaglianza, opportunità e solidarietà. Bene. Le politiche del governo Monti, alla luce dei fatti, non rientrano in nessuna delle due macrocategorie testé rapidamente descritte. Monti non è un liberista perché ha elevato la tassazione a livelli record, e non è neppure un socialista perché ha smantellato le conquiste dei lavoratori e lo Stato sociale. E allora cos’è? E’ uno strumento delle moderne aristocrazie massonico-finanziarie che vogliono ridisegnare la società secondo schemi involutivi e ottocenteschi. E’ un negriero moderno che, anziché deportare poveri africani da fare lavorare in catene nelle piantagioni del nuovo mondo, intende schiavizzare i giovani italiani rinchiudendoli in tristi call center per 5 euro l’ora. Quando Monti dice che, nella sua ottica, le categorie di destra e sinistra sono superate dice, involontariamente, la verità. Il rigore e l’austerità, nella accezione eurocratica dominante, non hanno nessuna logica economica. L’ossessiva evocazione del fardello del deficit è poco più che un espediente retorico, peraltro logoro, continuamente smentito dalla realtà fattuale. In tutti i Paesi europei in balia della crisi, dalla Grecia alla Spagna passando per l’Italia, le politiche economiche formalmente finalizzate a ridurre il debito lo hanno in concreto notevolmente aumentato. Lo hanno capito pure i sassi che lo spauracchio del nostro “insostenibile debito pubblico” è brandito strumentalmente per suggestionare gli allocchi (che sono comunque ancora tanti). Persino Ronald Reagan, falco repubblicano liberista, mostrava totale disinteresse per il debito pubblico, tra l’altro enormemente cresciuto sotto la sua presidenza. “Il debito pubblico è abbastanza grande da badare a se stesso”, rispondeva con brillante sarcasmo e fare liquidatorio il buon Ronald ai noiosi seccatori che gli sottoponevano periodicamente il presunto problema. In conclusione, le politiche imposte dalla Ue ai singoli Paesi dell’area euro non sono liberiste: sono criminali. La mistica dei sacrifici per raggiungere la sospirata salvezza non è la prosecuzione di nessuna corrente di pensiero degna di questo nome. E’ un grimaldello meschino, dissimulatorio e infido, che confonde l’arbitrio con la scienza, la credulità con il sapere. Quando la cosiddetta intellighenzia (figuratevi, poi, la ben più numerosa “stupidentia”…) italiana lo avrà capito, però, sarà probabilmente troppo tardi. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Francesco Maria Toscano
3/01/2012
Bel pezzo. Un altro tassello mancante per comprendere quali dovrebbero essere le reali differenze fra la destra e la sinistra. Il Mounty killer è nel pieno della campagna elettorale del suo ego-centrico schieramento, preoccupato d’incassare le taglie dei pluri ricercati pendagli da forca, socialisti e comunisti Fassina&Vendola, che hanno osato contestare la sacra legge dell’Agenda! Fassina, seppur debolmente, è mesi che dice che le austerità stanno facendo crescere il debito, anche se non ci vuole il responsabile economico del PD per comprendere che se cala il PIL del 2,4% saranno meno gli introiti delle tasse sulla ricchezza prodotta e se si continua a sottrarre soldi dalle tasche di imprese e famiglie, con un livello di tassazione stile svedese (senza i servizi svedesi) dove andremo a finire? Ciliegina sulla torta i tagli alla spesa pubblica che fanno agire il moltiplicatore Keynesiano al contrario! Non finisce qui sono attesi per il nuovo anno aumenti anche molto consistenti della tassa rifiuti, dell’acqua, dei passaggi autostradali, multe per infrazione del codice della strada, dell’assicurazione RCA e, nella maggior parte delle Regioni, dell’addizionale IRPEF. L’IVA aumenterà dal 21 al 22%, tanto per deprimere un altro pochino i consumi delle famiglie. Pare che a conti fatti le spese familiari potrebbero aumentare anche fino al 25%. Ma è meglio un Giavazzi che coerentemente con la sua formazione neoliberista è fautore di uno stato minimo, meno tasse meno stato. Ma questo Monti non ha la visione di uno stato liberale, ossia che garantisce i servizi essenziali, un welfare minimo, libera iniziativa economica, ma se non altro chiede meno tasse in cambio. I casi sono due: o Monti è un somaro ed ha studiato economia assieme a Del Piero oppure è veramente un negriero
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