La Banca d’Italia certifica ancora una volta i disastri causati dalle politiche di austerità tanto care a Monti e Merkel (clicca per leggere). La disoccupazione galoppa , i consumi calano vertiginosamente ma in compenso si è abbassato lo spread. Non siete contenti? Il prossimo mese mangerete un kilo di spread, oppure potrete saziarvi con po’ di prestigio e autorevolezza alla griglia direttamente cucinati dallo chef Monti. La crescita, statene certi, in futuro arriverà. Quando la tecnocrazia europea avrà completamente desertificato la struttura produttiva italiana, nell’impossibilità oggettiva di generare nuova miseria e disperazione, l’economia del Belpaese non potrà fare altro che ripartire. E quel giorno tutti loderanno la grande lungimiranza dei vari Draghi e Monti che, con responsabilità, avranno attuato le giuste politiche per raggiungere l’agognata crescita. E come se qualcuno prima tagliasse tutte le piante del vostro giardino in nome del rigore e poi, una volta rimasto solo il terriccio, vi consentisse di ripiantare un solo alberello. La crescita finalmente! Ma la cosa simpatica è che, di fronte alla situazione paradossale di una economia europea ridotta al collasso, tutti i media italiani decantano comunque le lodi delle attuali classi dirigenti. Draghi? Un genio. Monti? Prestigioso. Hollande? Meraviglioso. Van Rompuy? Spiritoso, e così via. Per giustificare, poi, le scelte discutibili della famigerata Merkel, alla quale, vita ingrata, tocca il compito di recitare la parte della cattivona che dice solo nein!, le migliori teste d’uovo italiche utilizzano una brillante e ricorrente spiegazione. “La Merkel non è nazista”, spiegano i moderni soloni, “ma persegue in maniera cocciuta politiche di austerità e risanamento perché il popolo germanico è ancora scottato dall’iperinflazione subita ai tempi della Repubblica di Weimar”. Mamma che risate! Neanche Berlusconi racconta barzellette così spiritose! Quindi, amici miei, non è che la Merkel intende favorire una spirale recessiva per incapacità, dolo o miopia. No. Lo fa perché ha paura che, permettendo alla Bce di stampare moneta, possano ripresentarsi i fantasmi di inizio Novecento. Una tesi brillante, non c’è che dire. E’ come se qualcuno sostenesse che la calante partecipazione dei cittadini italiani rispetto alle manifestazioni di piazza fosse da addebitare al ricordo delle baionette con le quali il macellaio Bava Beccaris soffocò nel sangue le proteste popolari nel 1898. Può darsi, per carità, anche se mi pare un accostamento altamente improbabile. Che poi, se volessimo essere pignoli come i tedeschi, dovremmo ricordare che l’inflazione che la Germania di Weimer conobbe all’inizio degli anni ’20 del secolo scorso non c’entra un fico secco con le normali scelte macroeconomiche del tempo. L’inflazione tedesca, all’indomani della prima guerra mondiale, era il risultato delle spaventose spese per le “riparazioni” imposte ai teutonici dalle potenze vincitrici. La concomitante occupazione della zona industriale della Rurh, avvenuta nel 1923 ad opera di francesi e belgi, aveva poi provocato il completo tracollo finanziario del marco (vedi “Il Novecento”, Sabbatucci-Vidotti pag. 64, 65). Furono invece le successive e scellerate politiche di austerità promosse da cancelliere tedesco Bruning ad aprire la strada al nazismo. Alle elezioni del 1930, infatti, Hitler, sfruttando il crescente malessere sociale, riuscì ad incrementare i voti per il suo partito in maniera esponenziale: dal 2,5% al 18,3%. In quegli anni i disoccupati tedeschi raggiunsero la cifra record di sei milioni ( e non perché i tedeschi di allora fossero sfaticati) proprio a causa di quelle stesse politiche di rigore che oggi, nel 2013, massacrano i cittadini europei. Tutti sanno che l’applicazione barbarica di questo tipo di politiche economiche favorisce inerzialmente l’affermazione di movimenti politici violenti di ispirazione nazista. E’ perciò plausibile ritenere che tali politiche economiche nascondano in realtà il tentativo, dissimulato di aprire la strada a nuovi e più moderni nazismi (pensate ad esempio al fenomeno greco di Alba Dorata). Anche allora, come oggi, la supremazia di alcuni mondi finanziari anglosassoni favorì l’ascesa prima di Mussolini (in un primo tempo aiutato dalla massoneria inglese) e poi di Hitler. Attenzione però ad allevare le tigri credendosi domatori insuperabili. La storia è piena di Frankenstein che si rivoltano contro il loro creatore. A Bersani, in conclusione, oramai chiaramente schiacciato sulle pericolose posizioni di Monti e Merkel, voglio ricordare la frase con la quale Churchill stroncò il miserevole tentativo del premier inglese Chamberlain di ammansire la furia di Hitler attraverso gli accordi di Monaco del 1938: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Pensaci Pierluigi.
Francesco Maria Toscano
18/01/2013
Ottimo.
Il Financial Times ci ha copiati spudoratamente…http://www.corriere.it/esteri/13_gennaio_20/monti-financial-attacca-premier_13d4cd1e-6349-11e2-b1d5-38c6a83a1ea2.shtml
[...] riprendere gli stessi identici argomenti usati da “Il Moralista” per analizzare la modernità (clicca per leggere), è importante sottolineare come la parte più riflessiva della intellighenzia globale cominci [...]
[...] bocca dei vari Draghi, Monti e Olli Rehn), precede giocoforza l’imminente collasso democratico (clicca per leggere). I massoni contro-inizati che nell’ombra guidano tale processo storico sanno perfettamente quello [...]
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