Tempo fa Monti aveva indicato in Fassina e Vendola i principali ostacoli per una futura alleanza “riformista”. Le sue parole hanno sortito l’effetto sperato. Da un lato Fassina è corso ai ripari giurando fedeltà al bocconiano direttamente dalle pagine del Financial Times (chissà come ci è arrivato…), mentre è di oggi la notizia di un sostanziale allineamento dello stesso Vendola, nuovo inaspettato fan dell’agenda Monti, vendutosi al potere ancora prima di mettersi all’asta. Chi ha raccolto il grido di dolore di Monti intervenendo poi in maniera così incisiva da costringere prima Fassina e poi Vendola ad una ritirata così pavida e vergognosa? Ah saperlo…I più attenti avranno notato come, sia Fassina che Vendola, per attaccare strumentalmente la piattaforma politica del Professore varesotto, avessero in passato utilizzato argomenti delicati e speculari. “Sembra la lista Rotary”, disse con sarcasmo riuscito Fassina riferendosi alla nascente Lista Civica (o cinica?) per l’Italia. Ancora più duro ed esplicito Vendola, il quale, da bravo mercante, prima di vendersi definitivamente, aveva provveduto con spregiudicatezza ad alzare il prezzo: “L’idea di tagliare le estreme”, disse la Wanda Osiris pugliese, “è tipica di una certa democristianeria da Grande Oriente D’Italia”. Boom! Vendola, dopo avere trovato il coraggio di evocare la massoneria (anche se in maniera alquanto sciatta e superficiale), stranamente oggi rientra tosto nei ranghi. Quali forze sono intervenute con fare così risoluto da convincere sia Fassina che Vendola a cambiare atteggiamento nei confronti di Mariolo Monti? Forse non ci vuole un immane sforzo di fantasia per intuire alcuni passaggi. Proviamo a ragionare ad alta voce senza cedere il fianco alla più desolante ingenuità. Irritano, infatti, le analisi di politici come Tremonti che accusano Monti di incapacità per avere “portato il Paese in recessione”. Ma quale incapacità! Il compito di Monti, inviato apposta dalla massoneria reazionaria, è proprio quello di cinesizzare l’Italia. Compito che, tra l’altro, il Professore ha assolto fin qui molto bene. Monti è stato efficiente non meno del suo omologo greco Papademos. Ha colpito con ferocia lucida tutte le categorie più deboli, preparandosi nondimeno il terreno per successive manovre strappalacrime giustificate dalla “crisi”. Il vertice massonico reazionario che governa l’Europa ha puntato chiaramente sul duo Monti-Bersani. Spiazzati dal ritorno veemente di un ringalluzzito Pdl, nonché consapevoli dello scarso appeal elettorale di Monti, evidentemente incapace di svuotare il partito del vecchio sodale Berlusconi pronto adesso a vendere cara la pelle, al gotha massonico-reazionario europeo non resta che puntare su Bersani, permettendogli però di governare solo sotto lo stretto controllo della balia Monti. L’Italia è troppo importante per gli equilibri complessivi della Ue, e deve perciò esprimere governanti completamente etero-diretti dalla oligarchia di Bruxelles. La prosecuzione delle politiche di austerità, infatti, provocherà dappertutto nell’Europa dei prossimi anni livelli di miseria e disoccupazione utili per riorganizzare movimenti violenti e neo-nazisti. Credo che l’obiettivo recondito della parte più spregiudicata della massoneria reazionaria del Vecchio Continente sia proprio quello di favorire il riemergere di forze strettamente naziste, non fosse altro che per utilizzarle in prospettiva al fine di impedire l’eventuale (e temuta) riorganizzazione di movimenti politici  realmente progressisti e democratici (cioè l’esatto contrario del Pd del Bersani di oggi). Non so se sentiremo mai Monti rispondere “io eseguivo solo gli ordini”, incalzato un domani dalle domande di un apposito tribunale internazionale finalmente intervenuto per sanzionare gli attuali crimini contro l’umanità. So però che quel momento è ancora tristemente lontano. La lettura profonda di alcuni passaggi politici chiarifica, senza ombra di dubbio, come la massoneria reazionaria, quella stessa che utilizza il rigore in campo economico per risvegliare il nazismo sul piano politico, stia vincendo. In Italia si è già assicurata infatti l’obbedienza del probabile futuro premier Bersani, intervenendo con forza per “rimettere in riga” i dissidenti Vendola e Fassina. La marcia indietro acritica e frettolosa dei due “gauchisti” d’accatto, già messi pubblicamente nel mirino da Monti,  trasuda opportunismo e paura.

    Francesco Maria Toscano

    19/01/2013

    Categorie: Editoriale

    3 Commenti

    1. [...] Tempo fa Monti aveva indicato in Fassina e Vendola i principali ostacoli per una futura alleanza “riformista”. Le sue parole hanno sortito l’effetto sperato. Da un lato Fassina è corso ai ripari giurando fedeltà al bocconiano direttamente dalle pagine del Financial Times (chissà come ci è arrivato…), mentre è di Source: il Moralista [...]

    2. Twin Astir scrive:

      Non è un caso che una persona non stupida come Ingroia abbia sbattuto la porta in faccia a questi arraffoni di poltrone che si venderebbero pure la madre e che, di sinistra, hanno solo gli slogan. Bravo Ingroia, anche se non ti voterò.

    3. […] La notizia del giorno riguarda l’auto-sospensione di 13 senatori del Pd in polemica con i metodi spicci del Rottamatore Matteo Renzi, reo di avere favorito l’avvicendamento dell’irrequieto Corradino Mineo con il ben più mansueto Luigi Zanda all’interno della strategica commissione affari costituzionali (clicca per leggere). La vicenda si inserisce nel solco della guerra di logoramento che coinvolge le diverse anime (nere) del Pd, tutte terrorizzate dall’idea di finire definitivamente fagocitate “nell’indistinto renziano”. Casus belli: le riforme istituzionali, così importanti per il futuro dell’Italia da avere indotto il nostro Presidente Napolitano, colmo di amore e di attenzioni per i sudditi riverenti, a rimanere inchiodato alla sedia fino al definitivo superamento dell’attuale sistema bicamerale, il quale, spiega soave l’anziano Sovrano, “impedisce all’Italia di agganciare appieno una ripresa che già c’è”. A questo punto vi prego di evitare le facili ironie che mal si conciliano con la delicatezza del momento storico che stiamo attraversando, reso sopportabile e meno cupo solo grazie alla fatica indefessa  promanata da Giorgio I, luce nella notte, faro nella tempesta, bussola nell’oceano, approdo certo e sicuro per viandanti smarriti e inquieti, unico riferimento riconosciuto da quella comunità internazionale che guarda con un misto di scetticismo e diffidenza verso l’Italia, espressione geografica assurta a maggior gloria agli occhi dei potenti per esclusiva opera e virtù caritatevole del sommo Presidente, fattosi rieleggere per la salvezza di tutti noi peccatori. Quindi, tanto premesso, è bene che si sappia che i disfattisti che negano l’avvenuta ripresa economica altro non sono se non dei gufi che scommettono sulla rovina dell’Italia. Ripetete insieme a me: la ripresa c’è,  anche se è aumentata tanto la miseria quanto la disoccupazione. In compenso, però, sono diminuiti i consumi. La ripresa c’è ma non si vede, come la famosa nebbia milanese affrontata con piglio energico da Totò e Peppino nell’omonimo film dedicato alla “Malafemmina”. Perché mai la ridefinizione del Senato dovrebbe determinare effetti benefici sull’economia italiana resta purtroppo un mistero. A meno che, questa l’unica spiegazione possibile, il governo non ritenga che la crisi economica sia diretta conseguenza dell’ordinamento democratico, pieno zeppo di cariche elettive ricoperte da consiglieri, onorevoli ed assessori che osano ancora farsi votare con sommo spreco di denaro pubblico. Quanto è bello invece il metodo oligarchico, tanto in voga dalle parti di Bruxelles, dove un manipolo di occhialuti sconosciuti può fare quel cazzo che gli pare senza neppure il fastidio di dover coinvolgere il volgo nei processi decisionali. Ma ora, grazie a Renzi, la Casta formata da parassiti e perdigiorno comincia finalmente a tremare. I nostalgici non più al passo con i tempi, ancora emotivamente legati a parole divenute vuote come elezioni, maggioranza, fiducia e sovranità popolare, saranno sconfitti e messi in condizione di non nuocere. Corradino è stato già colpito e affondato in ossequio alla massima di Mao, quella che consiglia di “colpirne uno per educarne cento”, proprio mentre il nostro risoluto premier si trova in Cina con l’obiettivo di attrarre in Italia capitali esteri. Domandiamoci: le gradi corporations asiatiche verrebbero ad investire in Italia pur sapendo che in Senato siedono alcuni disturbatori del calibro di Mineo, Chiti e Fassina? Quest’ultimo, poi, così bipolare da attaccare le politiche neoliberiste di Renzi dopo avere ricoperto il ruolo di viceministro all’Economia in un governo, quello guidato dal fu Enrico Letta, totalmente prono ai desiderata della Merkel? (clicca per leggere). Ma quanto rosica la cosiddetta sinistra del Pd (immaginate la destra…) nel notare come oramai la massoneria reazionaria, quella già servita ai tempi dell’arrivo del divino Monti, abbia certamente trovato nuovi e più brillanti servitori? Caro Fassina, questa è la fine che fanno prima o poi tutti i politicanti che pensano di poter recitare tutte le parti in commedia. A noi, purtuttavia, non rimarrà lo scrupolo di non avervi avvertito per tempo (clicca per leggere). […]

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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