Ammetto di non provare molto simpatia né per Ingroia né, tantomeno, per Luigi de Magistris, vero ispiratore e leader del movimento Rivoluzione Civile. Il perché è presto detto: i magistrati raramente brillano in politica, spesso convinti che basti organizzare un fronte di presunti immacolati per governare adeguatamente il Paese. D’altronde, basta ascoltare le priorità individuate da Ingroia per superare la crisi al fine di cogliere fino in fondo tutti i tragici limiti di questa operazione politica. La retorica sui corrotti, che si intreccia perfettamente con la litania sugli sprechi, tende a far credere falsamente agli italiani che le cause del crescente e devastante disagio sociale siano perlopiù attribuibili alle allegre condotte di qualche politico rubagalline, tipo il Trota, propenso a farsi rimborsare un paio di panini con il salame dal Consiglio regionale lombardo. Questo tipo di approccio, non solo è completamente falso (le manovre recessive e affamapopolo sono il risultato della prepotenza della finanza massonica reazionaria che schiavizza i popoli sovrani per fini di lucro), ma è pure vecchio e stantio. Già all’indomani della grande “rivoluzione legalitaria”, passata alla storia con il nome di battaglia di “mani pulite”, il circuito mediatico italiano (controllato in buona parte dalla stessa finanza massonica reazionaria) raggirava gli italici allocchi veicolando il messaggio che rappresentava la sopravvenuta povertà come risultato degli altissimi livelli di corruzione dalle nostre classi dirigenti. Abbiamo visto, infatti, come la seconda Repubblica, figlia di quella stagione demagogica, abbia poi effettivamente garantito crescita economica, equità sociale e legalità. Ma fateci il piacere! La corruzione, per carità, è un problema e va combattuta. Ma la lotta alla corruzione e agli sprechi non può esaurire un programma politico degno di questo nome, essendo semmai una questione che attiene alla sfera dell’etica pubblica che, ne converrete, non può essere imposta per decreto. Aggiungo pure che ho conosciuto personalmente De Magistris durante la sua campagna elettorale per le elezioni europee del 2009 (il suo addetto stampa dell’epoca, Emanuele De Raco, chiese e ottenne un’intervista alla Gazzetta del Sud che fu realizzata da mio padre, Pino Toscano, redattore politico del principale quotidiano calabrese) e ne conservo un ricordo che definire sgradevole risulterebbe altamente riduttivo. Lo incontrai tempo dopo negli studi televisivi della trasmissione “Perfidia”, in onda su Telespazio Calabria, per convincermi definitivamente del profilo eccessivamente narcisistico, vagamente opportunistico nelle scelte politiche e a tratti perfino inutilmente sprezzante del personaggio in questione. Impressione poi confortata dalla lettura di alcune analisi convergenti di professionisti che, da Carlo Vulpio a Gioacchino Genchi, hanno avuto modo di frequentarlo con una certa assiduità. Ma la politica non si fa con i sentimenti e, quindi, riporto questa sensazione solo a titolo di cronaca. Chiarito che dalla sovraesposizione politica di alcuni magistrati d’assalto non mi aspetto nulla di buono, ci tengo però a specificare che l’argomento utilizzato da Bersani, nella speranza di prosciugare il consenso che i sondaggi accreditano al movimento di Ingroia, è assolutamente ridicolo. Bersani, oramai a suo agio nei panni del più credibile e godibile Crozza, accusa Rivoluzione Civile di aiutare oggettivamente Berlusconi. Ma, sbaglio, o era proprio il Pd di Bersani che governava fino all’altro ieri insieme a Berlusconi per cancellare l’art.18, impoverire i pensionati e salassare i cittadini con tasse spregevoli tipo l’Imu? Perché in tal caso Bersani dovrebbe riscoprire il senso del pudore, evitando di attribuire agli altri i propri difetti. Il Pd, spregevole come il Pasok greco, ha fiancheggiato Berlusconi per un intero ventennio, per poi farsi perfino promotore di un infame e violento governo consociativo sotto le peggiori insegne del montismo. I sinistri non vantano perciò nessun titolo per chiedere agli italiani consenso in nome del pericolo Berlusconi. Chi ha votato Pd nel 2008 si è ritrovato Berlusconi sul finire di legislatura come insolito alleato. Registro infine con soddisfazione la presenza nelle liste di Ingroia di economisti di valore come Vladimiro Giacché. La sfida è quella di mettere un freno alle politiche di austerità, difese da Pdl, Udc e Pd, utilizzate strumentalmente dalla massoneria reazionaria per fare risorgere nel prossimo futuro il nazismo in Europa. Se all’interno di Rivoluzione Civile dovessero prevalere posizioni serie e scientificamente valide, come quelle promosse da Giacchè, volte a demistificare le cause vere di una crisi che sembra infinita, è utile augurarsi l’ingresso in Parlamento di questa nuova sinistra che, nel tempo, potrebbe aspirare a diventare una specie di Syriza all’italiana. L’operazione nostalgia, al contrario, appaltata a vecchi arnesi come Di Pietro e Diliberto, sarebbe invece subito affossata da una fragorosa e collettiva pernacchia. Non ci resta che aspettare per capire.
Francesco Maria Toscano
20/01/2013
[...] Ammetto di non provare molto simpatia né per Ingroia né, tantomeno, per Luigi de Magistris, vero ispiratore e leader del movimento Rivoluzione Civile. Il perché è presto detto: i magistrati raramente brillano in politica, spesso convinti che basti organizzare un fronte di presunti immacolati per governare adeguatamente il Paese. D’altronde, Source: il Moralista [...]
Vladimiro Giacchè candidato? non lo sapevo buona notizia! è uno degli economisti più critici delle politiche di austerità ed ha scritto un eccellente articolo che ha letteralmente demolito il fiscal compact. Condivisibile l’analisi secondo cui questi ex-magistrati salgono nel pulpito a fare la predica moralisteggiante sulla corruzione, le spese pazze del passato ecc. ecc.
Il debito italiano è schizzato alle stelle dal momento in cui c’è stato il divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro, ormai lo sanno anche i banchi di scuola.
Complimenti per gli ultimi articoli.