Il “suggerimento” di Giorgio Napolitano ha già prodotto i primi effetti. Lo scandalo Monte Paschi, che per dimensioni e ramificazioni fa impallidire anche la famosa inchiesta sulla maxi tangente Enimont, è già finito nascosto nelle pagine interne dei grandi quotidiani nazionali. L’ordine è quello di sopire, rallentare, mistificare, confondere, nella speranza che gli italiani non comprendano fino in fondo la portata sistemica di un’ inchiesta in grado potenzialmente di svelare il cuore marcio del potere decisionale transnazionale che, aldilà di quello che ingenuamente si pensa, è oggi esercitato  dai tecnocrati e non dai politici. Per capire velocemente il livello di gravità della situazione, vi consiglio di soffermarvi e riflettere sull’ammontare complessivo delle somme che ballano intorno alla vicenda. Per l’acquisto della Banca Antonveneta, il Monte dei Paschi ha sborsato un cifra complessiva che si aggira intorno ai 17 miliardi di euro ( clicca per leggere ). Una cifra mostruosa, ingiustificabile e paradossale, probabilmente  frutto di operazioni poco limpide ora al vaglio della magistratura inquirente. Tanto per avere un termine di paragone esemplificativo, vi basti sapere che la Troika ha preteso l’applicazione di misure economiche assassine per permettere ai greci di ottenere cifre simili a titolo di “aiuto” (clicca per leggere). Questo per chiarire che le somme che basterebbero all’intero popolo greco per poter sfamare i bambini e affrontare l’emergenza umanitaria equivalgono al volume di affari di una singola operazione finanziaria di medie proporzioni. Questa consapevolezza fattuale dovrebbe indurre tutti a comprendere che il caso greco, lungi dall’essere frutto di non meglio precisate congiunture negative o, peggio, risultato di fantomatici errori commessi in un passato lontano, è, viceversa, interamente addebitabile ad una precisa e malefica volontà politica mirante all’annientamento di una intera nazione. L’inchiesta Monte Paschi è per sua natura un’inchiesta sistemica come, al tempo,  lo fu quella passata alla storia con l’ottimistica nozione di Mani Pulite. Ma mentre la Tangentopoli di allora puntava alla dissoluzione di una classe politica non sempre disponibile a ricevere ordini dai mercati speculativi privati, quella di oggi riguardante in prima istanza il Monte Paschi, se portata avanti con coraggio  e fino in fondo, potrebbe liberare il popolo italiano dal terribile giogo che l’opprime da oltre un ventennio.  Le responsabilità apicali di questo paradigmatico scempio vanno ricercate all’interno delle stanze ovattate dei cosiddetti poteri di controllo, Bankitalia in primis (clicca per leggere). Va approfondita in particolare la posizione di Mario Draghi, anello di congiunzione fra gli interessi della finanza massonica anglosassone e quelli neomercantili della grande industria tedesca. Uomini come Draghi rappresentano il centro di questo sistema perverso, costruito geometricamente per desertificare l’economia reale a vantaggio di una nuova classe sovranazionale che crea in vitro nuove sacche di disperazione e indigenza. Già nel 2005, quando scoppiò lo scandalo dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, la commistione tra politica e banche era palese e sospetta. Quando però il giudice Clementina Forleo tentò di approfondire la posizione processuale di alcuni big dei democratici di sinistra (a partire da Massimo D’Alema), venne immediatamente isolata, depotenziata e sottoposta a procedimento disciplinare. L’inchiesta di oggi rappresenta il secondo tempo di quella partita (clicca per leggere). La domanda corretta da porsi è dunque questa: “Questo sistema, che vive di intrecci inconfessabili tra politica e finanza, è ancora abbastanza forte per rivendicare e ottenere impunità?” Alcuni segnali non lasciano affatto tranquilli. Napolitano, trasformatosi nell’occorrenza in Suprema corte di Cassazione, ha già stabilito con sentenza irrevocabile che la Banca d’Italia non c’entra, mentre il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha recentemente inteso bacchettare indirettamente la procura di Trani (clicca per leggere) rea di avere aperto un’inchiesta sull’aspetto più delicato di tutta la faccenda:  ossia quello che riguarda, per l’ appunto, le macroscopiche omissioni rimproverabili agli organismi di controllo (clicca per leggere). La classe dirigente comunista, oggi operante nel Pd, uscita vincitrice da quella operazione politica ammantata di giustizia chiamata Tangentopoli, teme possa adesso consumarsi una salutare nemesi storica capace di fare giustizia.  La saldatura tra i vertici apicali della classe dirigente piddina e la massoneria reazionaria personificata dalla sagoma di Monti costituisce per l’Italia un pericolo decisamente mortale. Fino ad oggi, occupando con disciplina militare i gangli vitali dell’apparato burocratico istituzionale interno, i postcomunisti sono riusciti a bloccare sul nascere tutte le inchieste più pericolose (Forleo, De Magistris e, in parte, le procure siciliane che indagano sugli anni delle stragi ne sanno qualcosa). In conclusione, la speranza è che oggi l’Italia scopra finalmente di possedere energie pulite a sufficienza per fare luce anche all’interno dei peggiori cenacoli affaristici, finora inespugnabili, che devastano il Paese. Capiremo presto i veri rapporti di forza. Se i magistrati ipoteticamente intenti ad approfondire il ruolo dei vari Draghi, Visco e Tarantola finiranno a loro volta sul banco degli imputati, allora vorrà dire che l’Italia è per davvero senza speranza. Questa è forse l’ultima possibilità che gli italiani hanno per riappropriarsi della loro libertà e della loro dignità già gravemente ferita.

    Francesco Maria Toscano

    4/02/2013

    Categorie: Editoriale

    2 Commenti

    1. [...] Il “suggerimento” di Giorgio Napolitano ha già prodotto i primi effetti. Lo scandalo Monte Paschi, che per dimensioni e ramificazioni fa impallidire anche la famosa inchiesta sulla maxi tangente Enimont, è già finito nascosto nelle pagine interne dei grandi quotidiani nazionali. L’ordine è quello di sopire, rallentare, mistificare, confondere, nella Source: il Moralista [...]

    2. […] pretendere l’impunità assoluta sul piano giudiziario e il silenzio omertoso su quello mediatico (clicca per leggere). Nelle “segrete stanze” il gesto di Renzi non è passato inosservato. Come sanno tutti gli amanti […]

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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