Raramente mi sono indignato così tanto leggendo un articolo come nel caso che sto per sottoporre alla vostra attenzione. Conosco il funzionamento dei grandi giornali, manipolati per influenzare la pubblica opinione spesso al fine di garantire gli interessi privatissimi e variegati degli editori di riferimento, per cui tendo a ridere delle quotidiane rappresentazione burlesche dei soliti improbabili opinionisti (magari affetti pure dal vizio di millantare master e lauree in posti esotici) che pretendono di spiegare agli italiani come Monti e compari li abbiano “ammazzati a fin di bene”. E’ dal 1992 che sentiamo sempre le stesse fregnacce: flessibilità per aumentare l’occupazione, privatizzare nell’interesse del cittadino consumatore, rigore e austerità nei conti pubblici per convincere i mercati e rilanciare la crescita. Questo nel mondo delle favole. Perché in quello reale queste patetiche mistificazioni, finalizzate a raggirare un elettorato stordito e disorientato, servono soltanto ad aumentare le disuguaglianze, far esplodere la disoccupazione e ridisegnare la società secondo schemi feudali, violenti, disumani e schiavizzanti. Non a caso la credibilità del nostro sistema informativo è pari a zero. Il gioco di questi pagliacci che si spacciano per giornalisti è così evidente da indurre il leader di un partito in ascesa, Beppe Grillo, a non frequentare pregiudizialmente i salotti televisivi per non inimicarsi una fetta rilevante di elettorato che ha compreso come il sistema main-stream italiano di oggi presenti evidenti affinità con l’istituto Luce di mussoliniana memoria. I vari De Bortoli, Mauro, Calabresi, Napoletano, Floris, Gruber, Vespa e compagnia cantante non riescono più a spacciarsi presso il pubblico per quello che non sono, ovvero giornalisti, ma vengono di fatto pacificamente riconosciuti come cani da guardia a difesa di un equilibrio politico-sociale che garantisce il benessere di pochissimi costruito sul sangue di molti. Insomma, questi giornali e queste televisioni, tigri di carta che non incantano più nessuno, sprovvisti di credibilità e invisi al cittadino-elettore non meno dei leader di partito che coprono da vent’ anni, si avviano perlopiù a fare la fine che meritano: chiusura e oblio. Tutto questo per dire che non è il caso di prendersela se alcuni paggetti medievali come Federico Fubini continuano impunemente a suonare la lira in onore di Monti e Draghi mentre l’Europa brucia; si tratta di personaggi innocui e screditati da leggere con la stessa attenzione con la quale si fanno le parole crociate. Questo regola generale vale, però, solo nella misura in cui non si superi il limite del consentito, finendo cioè con il fare l’apologia di vere e proprie esecuzioni di massa. Leggete ora questo articolo spregevole e infame di Vittorio Da Rold (clicca per leggere), premurandovi preliminarmente di avere a portata di mano un potente antiemetico. Avete letto riuscendo a trattenere il vomito? Bene. Questo articolo segna un salto di qualità rispetto alla strategia comunicativa adottata dal nazismo tecnocratico dilagante. Mentre, fino ad oggi, l’ordine era quello di dipingere l’austerità come medicina amara ma necessaria imposta dall’emergenza, il pezzo di Da Rold, rilanciato ieri nel servizio del pessimo Paolo Pagliaro andato in onda all’interno della trasmissione Otto e mezzo condotta su la7 dalla nota frequentatrice del club Bilderberg Lilli Gruber (clicca per leggere), plaude sadicamente alle torture inflitte al popolo greco. Per giustificare le fallimentari misure imposte dalla Troika, politiche che hanno fatto sprofondare la Grecia all’interno di una spirale recessiva senza fine, questa sottospecie di quaquaraquà in forza al Sole 24 ore trova il coraggio di scrivere un articolo osceno già dal titolo: “Otto buoni motivi per dire che la Grecia sta rialzando la testa”. E quali sarebbero questi buoni motivi per gioire indicati dal kapò con la penna? Eccoli serviti: calo del deficit, pareggio di bilancio, frenata dei prezzi, riduzione degli interessi, export in crescita, soldi alla banche, tenuta del turismo e problemi ancora aperti. Un concentrato di umorismo nero e feticista che venera i numeri e odia gli uomini. Il calo del deficit, così come il pareggio di bilancio, non è un valore di per sé. Si tratta di nefasti dogmi liberisti venerati come divinità da questa malsana tecnocrazia europea. Persino alcuni economisti moderati e di sistema come il premio nobel Paul Krugman tentano di spiegare continuamente come, semmai, il pareggio di bilancio vada perseguito all’interno di un ciclo economico, e non imposto sempre, comunque, a prescindere e a qualunque costo. Solo dei fanatici esaltati come Da Rold, che persegua la purezza del bilancio con la stessa furia ottusa con la quale i nazisti inseguivano il mito della purezza della razza, non colgono la giustezza di tale ovvietà minima e di buon senso. Il terzo motivo di soddisfazione, per Da Rold, è rinvenibile nella frenata dei prezzi. In un Paese dove l’austerità ha fatto crollare la domanda interna, obbligando milioni di ellenici a passare l’inverno al freddo perché sprovvisti del denaro per riscaldare le abitazioni, vorrei pure vedere come sarebbe possibile giustificare un improvviso aumento dell’inflazione. Il quarto motivo di soddisfazione, riguardante il presunto calo degli interessi sul debito sovrano, è pura mistificazione. Basterebbe rendere la Bce una normale banca prestatrice di ultima istanza per impedire immediatamente manovre speculative che servono per ridistribuire la ricchezza dal basso verso l’alto e violentare Stati sovrani al fine di costringerli ad avviare le famigerate “riforme strutturali”. Il quinto argomento, riguardante il presunto aumento dell’export, è semplicemente surreale. A parte il fatto che, come riconosce lo stesso sventurato autore di questo concentrato di idiozie somigliante ad un bignami del Mein Kampf, l’aumento è pressoché impercettibile; ma poi, di grazia, a quale prezzo è stato raggiunto? Per aumentare di pochissimo l’export infatti, il governo greco, non potendo svalutare la moneta, ha applicato una feroce politica di contenimento salariale che ha gettato in miseria non solo i disoccupati ma pure una parte considerevole di chi ha ancora la fortuna di avere un lavoro. Bel risultato, caro Da Rold, non c’è che dire. Stendo un velo pietoso, infine, sui motivi numero sei (mancato caos agli sportelli bancari), sette (mancato crollo del turismo) e otto (problemi ancora aperti), che soltanto una mente perversa potrebbe elevare al rango di buone notizie. E’ come dire che siamo tutti felici di sapere che Da Rold non ha ancora contratto (forse) il tetano, la scabbia e il cimurro, dimostrando così la qualità del nostro sistema sanitario in tema di profilassi. Follia pura. Senza tediare il lettore con lunghe analisi macroeconomiche, è sufficiente concentrarsi su un solo dato per comprendere in profondità la gravità della situazione: la Grecia vanta oggi un tasso altissimo di bambini denutriti (clicca per leggere). Quelle scene sub-sahariane, mostranti ragazzini di colore con la pancia gonfia di aria, che eravamo abituati a guardare inorriditi sui vari telegiornali, sono divenute triste realtà nel cuore della civilissima Europa, per la gioia di elementi come Vittorio Da Rold, nell’anno di grazia 2013. Complimenti vivissimi.
Francesco Maria Toscano
21/02/2013
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Ci sono i miei commenti sugli articoli che parlano di una Grecia ormai “salva” e della “bufala”
[...] battaglia a favore dell’iniquità ed dell’ingiustizia. Nessuno, tranne forse Vittorio Da Rold (clicca per leggere), troverebbe il coraggio di scrivere senza arrossire una analisi falsa e vergognosa come quella [...]