Gli amici di Drp, come immaginavo, si sono presi la briga di commentare criticamente il mio articolo dal titolo “Resistenza di popolo contro neonazismo tecnocratico, il nuovo bipolarismo italiano” (clicca per leggere). Lo hanno fatto, come piace anche a noi del Moralista, in termini maschi e chiari, mischiando puntualizzazioni erudite a sillogismi zoppicanti. In ogni caso, preliminarmente, prima cioè di commentare analiticamente ogni rilievo mossomi, ci tengo a dire agli amici di Drp che l’unica accusa che non riesco proprio a digerire, poiché intimamente vissuta come sproporzionata e perfida, è quella di essermi “sergiodicorimodiglianizzatomi”. Ecco, questo è oggettivamente un accostamento sanguinoso che vi invito a rivedere. Per il resto, transeat. Già pochi giorni fa, il Moralista e Drp avevano pacatamente polemizzato su questioni riguardanti la politica italiana (clicca per leggere). E, oggi come allora, gli amici di Drp utilizzano con sapienza lo stesso schema retorico per depotenziare il ragionamento da smontare: partono cioè dalla critica pignola e decontestualizzata di un aspetto secondario per poi affrontare (debolmente in verità) il cuore del ragionamento. E se la volta scorsa si prendevano la briga di esordire precisando che Farinacci, Balbo e Mussolini non erano bifolchi (i primi due in quanto massoni, il terzo poiché lettore curioso quand’anche disordinato) , in questo caso ci tengono a chiarire che Monti “non avrebbe fatto chiudere milioni di imprese ma solo 104 mila (fonte Unioncamere)”. Tale circostanza proverebbe addirittura “una metodologia poco scrupolosa in capo a chi scrive, degna delle atmosfere che si respirano nelle barzellette di Pierino”. Anche in questo caso, come in quello riguardante la giusta ermeneutica dell’aggettivo bifolco, gli amici di Drp hanno inteso scegliere la strada (comoda) dell’interpretazione letterale, imitando involontariamente quel buffo personaggio (Furio) inventato da un insuperabile Verdone nel suo riuscitissimo film “Bianco, rosso e Verdone” (clicca per guardare). Come avrebbe inteso anche un burocrate russo dei tempi di Breznev, infatti, nel sintetizzare i disastri causati da Monti in poco più di un anno di governo, ho volutamente utilizzato un linguaggio immaginifico e metaforico che non aveva alcuna pretesa di rigore né statistico né sociologico. Ho scritto “Monti ha fatto chiudere milioni di imprese” semplicemente per rimarcare i danni inferti dal bocconiano all’apparato produttivo italiano. Il “milioni”, come era evidente, è utilizzato per indicare una moltitudine e non in un’ ottica di macabra e precisa contabilità ragionieristica. E’ come dire a qualcuno “grazie mille”, non vuol dire che bisogna dire davvero grazie mille volte. Questo è il nocciolo della questione. “No, questo è l’indice”, risponderebbero probabilmente gli amici di Drp, parafrasando quella famosa gag nella quale il principe De Curtis contesta le affermazioni di uno stupito e gesticolante interlocutore (“lei prima aveva detto che questo era il nocciolo”, arguisce correttamente Totò mostrando il dito mignolo). Lo stesso dicasi per l’utilizzo del termine “sterminio” che, naturalmente, non può essere inteso in senso letterale ma serve, al contrario, a delimitare in termini evidentemente esorcizzanti l’intero periodo incriminato. Ma, abbandonando subito questi trascurabili aspetti di contorno, è ora il caso di occuparci dei “contenuti centrali” oggetto di discussione. In apertura, gli amici di Drp mi segnalano alcune letture “per ampliare alquanto i rozzi e semplicistici giudizi interpretativi sia sul Movimento grillino nel suo complesso, sia sui rapporti (realistici e non immaginari) che potranno intercorrere in Parlamento e nel Paese tra gli attivisti e i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle e quelli di altri partiti a vocazione (per quanto insufficiente e faticosa) progressista. Di più non è dato sapere. Un passaggio certamente surreale che, questo sì, dimostra superficialità e approssimazione, considerato che io non mi sono mai avventurato in “giudizi interpretativi sul Movimento grillino né sui rapporti che gli stessi potranno tenere in Parlamento con le altre forze progressiste”. L’unica cosa che ho sostenuto, e confermo, è che di fronte al tecno-nazismo dilagante, che in Italia presenta il volto di Mario Monti e delle forze politiche collaborazioniste (Pdl, Pd e Udc) che ne hanno armato la mano, la priorità è quella di organizzare un fronte di Resistenza, anche disomogeneo e variegato, che faccia massa critica per impedire il rafforzarsi di tali scellerate filosofie. Ho aggiunto che, di fronte alla gravità rappresentata dal tecno-nazismo, non è il caso di fare troppo gli schizzinosi. Ora bisogna unire le forze antinaziste, passata l’emergenza potremo tornare ad una normale e rassicurante dialettica politica tra conservatori e progressisti, attualmente impedita dalla ingombrante presenza sulla scena di forze sanguinarie che già occupano e assorbono le istituzioni democratiche. Questo ho detto e questo ripeto. Rispetto al Movimento 5 stelle, poi, specificando di non riporre alcuna particolare attesa nell’opera palingenetica di tale movimento, mi sono limitato a dire un’ovvietà: a sottolineare la circostanza, cioè, che vede il partito di Grillo capofila nella direzione di una denuncia serrata di questa oligarchia oggi al potere che ben si riconosce nella figura dell’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La cosa veramente stravagante, che inficia però alla radice l’intera critica degli amici di Drp, consiste nella assoluta illogicità delle loro conclusioni rispetto alla comune accettazione delle stesse premesse. In sintesi, Dpr non contesta la natura neonazista del potere tecnocratico europeo che esprime in Italia il governo Monti fiancheggiato fino a ieri da Pdl, Pd e Udc. No. Dpr sostiene che sì, tutto sommato questo è vero, “tuttavia è a nostro parere più facile e ragionevole che evolva verso una corretta impostazione progressista e incisiva sul piano italiano ed europeo il PD (partito sufficientemente democratico e pluralista nelle strutture interne, ancorché fiacco e mediocre nella attuale proposta politica esterna), magari aiutato da SEL, di quanto ciò possa accadere per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, tanto sollecito nel rivendicare una partecipazione democratica e pluralista dal basso in ambito istituzionale esterno, quanto occhiuto e vigilante nell’attuare all’interno un sistema gerarchico, verticistico, dispotico, inquisitorio e illiberale degno del defunto Partito Nazionale Fascista, ricco anch’esso di spinte popolari e plebiscitarie entusiastiche e virulente, ma controllato al vertice da pochi oligarchi assisi attorno al Duce. Avete capito? Proviamo a sintetizzare. 1) Anche Drp, come il Moralista, riconosce la natura chiaramente neonazista del potere tecnocratico continentale. 2) Anche Drp intravede in Mario Monti il rappresentante autorevole di questa oscena ondata di ritorno. 3) Anche Drp, quindi, non ha perciò fatica a riconoscere come “collaborazioniste” quelle forze partitiche che, come il Pd, hanno sostenuto in Parlamento una serie di provvedimenti legislativi, voluti da Monti, non meno indegni delle leggi sulla razza di mussoliniana memoria. Questa comune lettura degli eventi, stranamente, conduce però Il Moralista e Drp su binari diametralmente opposti. Per tentare di giustificare in astratto una determinazione finale che è assolutamente inconciliabile con le iniziali premesse, infatti, gli amici di Drp sono costretti a sostenere tesi così improbabili da suscitare quasi tenerezza. In sintesi, gli amici di Drp utilizzano due argomenti per provare (inutilmente) a dare forza ad alcuni ragionamenti che, in pieno delirio politicista, fanno acqua da tutte le parti. 1) Nonostante il Pd oggettivamente ancora oggi puntelli il neonazismo tecnocratico, è bene continuare a lavorarci in prospettiva perché può evolvere verso una corretta impostazione progressista.2) Esiste un popolo di sinistra (più avanti rispetto alle classi dirigenti del Pd), affezionato alla storia e alla tradizione che il Pd rappresenta, che può potenzialmente esprimere leadership migliori e più illuminate. Entrambi gli argomenti sono privi di qualsivoglia verosimiglianza nonché assolutamente aleatori, incoerenti, improbabili e, per finire, chiaramente illogici e frutto di suggestioni futuribili smentite dalla storia e dalla prassi quotidiana. Non passa giorno senza che Bersani spieghi come il suo eventuale futuro governo proverà a “valorizzare Mario Monti e le sue recenti politiche” (che orgogliosamente difende, altrimenti, spiega lo smacchiatore di giaguari, “avremmo fatto la fine della Grecia”), “non metterà in discussione il Fiscal Compact” e “proseguirà sulla strada delle riforme strutturali”. Insomma, nonostante Bersani non solo rivendichi le politiche passate, che Il Moralista e Drp bollano all’unisono come neonaziste, ma prometta perfino di proporle di nuovo “perché necessarie”, gli amici di Drp invitano comunque ad avere fede e a non mischiare in un unico calderone tutti i partiti che hanno sostenuto l’esperienza Monti. Questo il decisivo passaggio che spazza via le ombre: “La sinistra italiana ed euro-atlantica è incerta, mediocre e latitante, ma non è quella tabula rasa che si immagina Francesco Toscano, soprattutto perché non bisogna confondere la base dei militanti e simpatizzanti con i vertici, spesso corrotti, inadeguati e arretrati rispetto allo stesso corpo elettorale di riferimento”.Questa è proprio una barzelletta che rispolvera vecchi e consunti cliché. Attenzione, perché il confine tra un’analisi pretenziosamente sottile e una effettivamente arzigogolata è in realtà pericolosamente incerto. Il Pd, cari amici di Drp, è un partito di recente nascita figlio della fusione malriuscita e a freddo di due squallide nomenclature “catto” e “post” comuniste. Non c’è nessun popolo del Pd, se non nella vostra testa, tenuto in ostaggio da vertici, spesso corrotti, inadeguati e arretrati rispetto allo stesso corpo elettorale di riferimento”. Il Pd non è legittimo erede di nessuna gloriosa storia politica e culturale che, in quanto tale, meriti di essere difeso a prescindere e migliorato in prospettiva. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, i vertici odierni del Pd affondano le loro opache radici nel comunismo sovietico e, negli anni di Mani Pulite, sconfitti dalla storia che aveva certificato la supremazia del socialismo liberale allora interpretato da Craxi, hanno preferito colpire fisicamente i nemici politici per occuparne il legittimo e meritato spazio politico. Perfino giovani promesse come l’incolore Stefano Fassina hanno già dimostrato nei fatti di essere culturalmente supini e subalterni rispetto al tecno-nazismo trionfante (basta rileggersi la squallida intervista rilasciata dal damerino in questione al Financial Times per rendersene conto). Tutte queste cose sono presenti nelle analisi degli amici di Drp che nella speranza, lodevole e titanica, di giustificare macroscopiche e chiarissime incongruenze e ambiguità, sono costretti a inseguire immagini fantasiose e stuzzicanti, come quella che ipotizza l’esistenza di un ipotetico Bersani “esoterico” molto diverso (e migliore) da quello “essoterico” (clicca per leggere). Ma, cari amici, per inquadrare con precisione la vera cifra di Bersani, più che levare una “s”, bisognerebbe forse limitarsi ad aggiungere una “c”; la percezione diffusa e prevalente, infatti, riconosce a Bersani il solo stato di “c-essoterico”. Sorvolo infine sulle ridondanti e inutilmente enfatiche analisi di Drp volte a stigmatizzare la natura, dispotica e istrionica, del movimento grillino per mancanza dell’oggetto del contendere. Così come sorvolo sulle divagazioni ultronee riguardanti l’effettiva composizione della Resistenza al nazifascismo originale. E’ un argomento che diventa rilevante soltanto nella misura in cui, oggi come ieri, il pericolo principale, individuato nel nazismo di ritorno, cessa di minacciare l’esistenza della nostra civiltà. Chiamare oggi tutti a raccolta per contrastare il riemergere della croce uncinata non significa “sposare impostazioni rozze e semplicistiche”. Significa conservare una lucidità razionale in grado di opporre una Resistenza compatta e risoluta sulla base delle effettive priorità che le circostanze concretamente impongono. Altri semmai nel recente passato hanno chiamato alla Santa alleanza contro il pericolo incarnato dalla presenza di Berlusconi, dimostratosi nei fatti piccolo, servile, mediocre, subalterno e, tutto sommato, innocuo, rispetto alla volontà distruttrice sadica, ferma, risoluta e crudele della tecnocrazia reazionaria europea che, guarda caso, spinge per la prossima formazione di un governo italiano frutto dell’alleanza fra Monti e Bersani. Speriamo di no.
Francesco Maria Toscano
25/02/2013
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I cari amici di DRP (alias GOD) sono sempre pronti a tenere i piedi in molte scarpe, vedi gli indirizzi di voto (centrosinistra, Riv. Civile, M5S) verso tre su cinque delle alternative, e la relativa esultanza (“DRP vince le elezioni”..e Ambrosoli?). Favoloso rileggersi ora i nomi che scrivevano più di un anno fa nelle loro proposte per il centrosinistra, lo status quo avanza. L’importante è che loro siano quelli con la verità in tasca, a cui riferirsi per sapere cosa fare di buono. Altrimenti i loro amici sovranazionali (ma progressisti e democratici, eh!) si arrabbiano, pappapero. Io sento sempre odore di gattopardo..