Mentre tutta la stampa invecchiata continua a commentare la politica con gli stessi strumenti di prima, incapace di capire che le elezioni hanno rappresentato uno spartiacque definitivo tra il vecchio e il nuovo mondo, Beppe Grillo comincia a mandare segnali altalenanti. Non stupisce leggere i vari commentatori dei nostri principali giornali (quelli che fino a ieri “Monti ha salvato l’Italia”), pronti adesso a struggersi nella speranza che l’ex comico genovese risponda seriamente a Bersani invece di limitarsi a mandarlo quotidianamente a fanculo. I giornalisti italiani, specie quelli che lavorano per testate di proprietà di noti e specchiati finanzieri italo-svizzeri, scrivono sotto dettatura. E siccome non hanno più una faccia, possono cambiare continuamente versione senza il timore di perderla. Lo schema bolso, politicista e stucchevole che ha contraddistinto il bipolarismo della seconda Repubblica imponeva un’attenzione spasmodica nei confronti delle diverse possibili alleanze elettorali che, in mancanza di partiti identitari, finivano con il rappresentare il momento clou di ogni tornata elettorale.  Non ci credete? Provate a riavvolgere come un nastro gli ultimi cinque anni di vita politica italiana così come raccontata dai nostri scienziati con la penna. Ricorderete che non passava giorno senza che i migliori e più sottili interpreti delle dinamiche del  potere italiano non tediassero il povero lettore con tormentoni shakespeariani di rara profondità, del tipo: “Ma Casini troverà un punto di convergenza con la sinistra scremata dalla presenza di Vendola o, più probabilmente, tornerà a guardare a destra nella speranza di una evoluzione del Pdl in linea con la natura del Partito Popolare Europeo oramai insofferente rispetto al protagonismo dell’improponibile Berlusconi?” Analisi meravigliose capaci di fare battere forte il cuore. Ora, i maramaldi di prima, orfani dell’evaporato Casini, provano a suonare la stessa musica adattandosi ai nuovi interpreti: “Ma Grillo aprirà un canale di dialogo con il Pd o, irresponsabilmente, si arroccherà su posizioni di rabbioso isolazionismo capaci di mettere a rischio il prestigio dell’Italia?”Non capiranno mai, non ce la possono fare. Per loro la politica è un teatrino autoreferenziale dove una serie di burattini si dimenano per dare l’impressione di servire a qualcosa. La vera rivoluzione, in grado di fare nascere per davvero la Terza Repubblica, ci obbliga invece ad uno sforzo più ambizioso che presuppone il ribaltamento di questo vecchio e oramai inservibile paradigma. La domanda vera, che dovrebbe interessarci tutti, oggi è un’altra: “Ma il Movimento 5 Stelle, appena entrato nelle stanze del potere, si dimostrerà coerente rispetto ai toni e alle proposte finora avanzate o, più probabilmente, si rivelerà l’ennesimo partito ipocrita e imborghesito che grida che tutto puzza nella recondita speranza di poter un giorno puzzare  come tutti gli altri?” La pubblicazione di un articolo pieno di lodi a Napolitano, comparso qualche giorno fa sul blog di Grillo (clicca per leggere), rende legittimo il sospetto. Prima di risultare folgorati dalla presunta difesa della dignità italica, esercitata da Napolitano in terra crucca, i grillini scrivevano dell’inquilino del Quirinale (non a torto) tutto il male possibile. E’ passato a malapena un mese da quando l’accoppiata Grillo-Casaleggio decise di pubblicare  sul blog un pezzo accusante il Presidente della Repubblica di ostacolare, per ragioni inconfessabili, il corso della giustizia (clicca per leggere). Ora, delle due l’una: o Grillo, come un buffone qualunque, alza i toni solo per stordire i cittadini e vampirizzarne il consenso; o non è in grado di capire la reale portata delle cose che dice e scrive. Se Grillo fosse realmente coerente, dopo avere denunciato il Presidente della Repubblica di violentare il corso della giustizia, non si sarebbe preoccupato di tesserne le lodi per una banale difesa d’ufficio ma, semmai, avrebbe da subito approfondito i termini delle sue passate, e corrette, rimostranze. Lo stesso discorso vale per il Pd. Grillo, di fronte ad una Piazza San Giovanni piena come un uovo, promise di creare le precondizioni per “processare” l’intera classe dirigente del Pd degli ultimi venticinque anni, colpevole di avere spolpato,  parole sue, una banca importante come il Monte Paschi. Che fine hanno fatto tali propositi? Già svaniti dopo la sbornia elettorale? Parole che valgono meno di quelle di un Pizzarotti qualunque che in quel di Parma, a dispetto delle promesse, si è già dovuto sorbire buono buono il nuovo termovalorizzatore? Aspettiamo di capire se, passata l’euforia del momento, Grillo e Casaleggio assumeranno atteggiamenti e decisioni in linea con gli intendimenti che ne hanno garantito il successo. O se, al contrario, si dimostreranno presto due clown servi di un malinteso concetto di realpolitik. D’altronde al Movimento 5 stelle, il cui programma è frutto delle visioni sincretiste del lucidissimo Casaleggio ( del tipo “seguiamo Stiglitz ma pure Latouche  e Pallante”. Ovvero una evoluzione del più famoso ossimoro che predica “rigore e crescita”), non si deve chiedere altro se non di liberarci definitivamente da una oligarchia politica trasversale che da un ventennio opprime il Paese. Il Movimento 5 Stelle può favorire l’esplosione di una nuova Mani Pulite che finisca il lavoro strabico dei vari Di Pietro, Colombo e D’Ambrosio. Il Monte Paschi può diventare  il Pio Albergo Trivulzio del 2013. Sarebbe miope aspettarsi di più. Una volta finita la pars destruens che i grillini possono e devono  interpretare a meraviglia e da protagonisti, ci penseranno nuove e più attrezzate forze a rioccupare uno spazio politico e democratico che dovrà necessariamente articolarsi secondo la tradizionale alternanza tra un polo progressista, vergine, keynesiano e roosveltiano, e un polo conservatore di ispirazione liberista. Se i cattolici democratici sapranno in tutto questo riguadagnarsi uno spazio, tanto meglio. Ad ognuno il suo.

    Francesco Maria Toscano

    4/03/2013

    Categorie: Editoriale

    2 Commenti

    1. alessandro scrive:

      si ok, ma non credere tanto che Grillo si stia GiorgioNapoletanizzando, magari il riconoscimento delle difese del Presidente in terra crucca è solo una tregua, un modo per ammorbidire le proprie posizioni in vista delle consultazioni a cui parteciperà verosimilmente Grillo. E’ un pò di cortesia istituzionale, che non guasta, giusto per non sembrare il solito demolition man buono solo a criticare e insultare. E’ vero che ora il PD si trova ad affrontare un nuovo modo di far politica e non può interloquire con questo nuovo movimento con schemi della vecchia politica, della serie spartizione di seggi, presidenze di commissioni ecc. Credo che tutta questa valanga di protesta grillina andrà scemando e i primi che inizieranno a parlare dei problemi seri dell’economia inizierà ad acquisire il rispetto della gente, cercando di rispettare il voto dei milioni di italiani che hanno chiesto una riduzione dei costi della politica, il rinnovo della classe dirigente e il controllo della corruzione. Qualsiasi governo verrà formato deve fare una legge elettorale e deve soddisfare la sete di moralizzazione della politica in modo tale che alle prossime imminenti elezioni si parli solo di economia e di lavoro.
      Mi fa piacere sentire nel finale che auspichi la nascita di un nuovo polo progressista, magari Keynesiano, che io spero si possa costituire come movimento in tempo per farsi conoscere dagli italiani per affrontare le prossime elezioni

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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