Quando Dostoevskij scrisse uno dei suoi migliori capolavori, l’Idiota, Mario Monti non era ancora nato. Tale circostanza prova l’assoluta genialità dello scrittore russo, capace di partorire uno splendido romanzo senza ispirarsi fin dal titolo ad  una figura che, più di qualsiasi altra, avrebbe potuto favorirne la genesi. Arrivato alla guida del Paese in uno dei momenti più irrazionali della storia della Repubblica, Mario Monti è sbarcato in Italia accompagnato da squilli di tromba e canti di giubilo. Gli evangelisti Ferruccio De Bortoli, Eugenio Scalfari, Mario Calabresi e Roberto Napoletano hanno faticato per più di 15 mesi al fine di rendere intellegibile, a beneficio dei fedeli, l’opera di grazia e misericordia del Salvatore inviato dal padre celeste di stanza all’Eurotower. Tanti i miracoli attribuiti con certezza al profeta di Varese, dalla moltiplicazione degli esodati alla sparizione dei pani e dei pesci, che testimoniano la potenza del nuovo Salvatore in grado di rinverdire l’alleanza tra il popolo e Dio, infranta per colpa dello spread e dell’elevato debito pubblico. Portato a compimento il suo altissimo progetto soteriologico, però, qualcosa di tragico e misterioso deve essere successo. Qualche entità bizzarra probabilmente, gelosa di cotanta gloria e meritato prestigio, deve essersi improvvisamente incarnata nel corpo mistico del divino Mario, trasfigurandone violentemente il profilo fino a palesarne i tratti più ridicoli e pacchiani. La condotta austera e grave del Salvatore dei tempi antichi ha lasciato il posto alle manovre sgraziate del nuovo Mario, finalmente degno di evocare il titolo del romanzo del grande Dostoevskij, perennemente alla disperata ricerca di un posticino di potere qualsiasi. Finita l’ipocrisia che dipingeva Monti come generoso civil servant lontano anni luce da ambizioni di natura personale, il Profeta ha cominciato a dimostrare una bulimia da incarico da fare invidia a Ciriaco De Mita. Prima ha fondato un partito convinto di suscitare l’amore delle folle; poi si è scelto due apostoli del calibro di Fini e Casini; poi si è proposto come presidente del Senato o della Repubblica, e ora pare interessato ad avanzare la sua illustre candidatura per ricoprire l’incarico di presidente del circolo canottieri Aniene. Dovesse fallire anche questo ultimo obiettivo, l’ex Messia sarebbe già in corsa per la sostituzione dell’attuale c.t. della nazionale Prandelli, sostenuto nell’impresa da uno sponsor del calibro di Berlusconi che, dopo Sacchi e Capello, potrebbe lodevolmente favorire l’ascesa di un altro personaggio in grado di vincere in Europa. Solo da noi un elemento come Monti poteva essere spacciato per un genio della lampada. Gli italiani hanno maturato un senso di disprezzo profondissimo per questo massone reazionario dimostratosi nei fatti un povero diavolo assolutamente inadeguato sotto il profilo politico, comunicativo e istituzionale. Il bocconiano fa oggi schifo a tutti (tranne che al vice di Obama, Joe Biden,  ultimamente calatosi nel ruolo dell’ultimo giapponese) attirandosi persino l’attenzione di un esorcista di livello come Padre Amorth (clicca per leggere). Sic transit gloria mundi.

    Francesco Maria Toscano

    19/03/2013

    Categorie: Editoriale

    3 Commenti

    1. Lunapesci scrive:

      Applauso!!!!!

    2. francesco scrive:

      davvero ottimo.

    3. ampul scrive:

      Che mito!

    Commenta


    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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