Ora capisco perché dall’altra parte dell’Atlantico Mario Monti veniva ricevuto nello studio ovale del presidente Obama con tutti gli onori. E capisco pure perché il loquace ambasciatore David Thorne passava la metà delle sue giornate a tessere le lodi del divino Monti, l’uomo giusto “per salvare l’Italia” sotto lo sguardo compiaciuto di “mamma America”. Oramai è ufficiale: Barack Obama è il primo Presidente degli Stati Uniti di estrema destra eletto nella fila del partito Democratico. Se non fosse per il colore della pelle e per l’etichetta di progressista appiccicata a forza sul bavero della giacca, agli occhi di un alieno Obama potrebbe adesso benissimo apparire come il legittimo e moderno rappresentante di un rinverdito Ku Klux Klan. Alla luce dei risultati deludenti ottenuti dal “Veltroni nero” nel corso del suo primo mandato presidenziale, tempo fa mi chiedevo se, paradossalmente, non fosse stato meglio per il mondo che la più grande democrazia del pianeta mandasse alla Casa Bianca uno schiavista a viso aperto come Mitt Romney anziché confermare un piacione che adotta  politiche sadiche e antisociali con il mellifluo savoir faire tipico della  sinistra ostriche e champagne (clicca per leggere). Obama ha infatti deciso di tagliare in maniera selvaggia la spesa pubblica per provare ad ingraziarsi i favori dei Repubblicani (clicca per leggere). Il giornalista Maurizio Molinari, giustamente, sottolinea come uno scempio del genere non si era mai verificato negli Stati Uniti d’America per responsabilità di un presidente (sedicente) democratico. Franklyn D. Roosevelt, padre della previdenza a stelle e strisce, si starà rivoltando nella tomba. Come qualsiasi imbonitore europeo, sull’esempio della defunta Thatcher,  il marito di Michelle prova a giustificare le sue pessime politiche trincerandosi dietro un presunto stato di necessità (There is not alternative). Mente sapendo di mentire. La politica è libera scelta, mai costrizione. Ma i politici di gran lunga peggiori sono quelli che assecondano istinti infami senza avere neppure il coraggio di metterci la faccia, mascherandosi perciò dietro un paravento patetico e meschino di fantomatica ineluttabilità. Il meccanismo è semplice quanto perverso. I governanti (europei o americani poco importa) che vogliono ridisegnare la società in senso oligarchico usano ad ogni latitudine lo stesso schemino: prima creano regole senza senso da venerare come dogmi; poi massacrano le classi subalterne “a malincuore” perché “obbligati” dalle stesse leggi infami che prima hanno arbitrariamente imposto. Qualche esempio? In Europa possiamo morire tutti purché il rapporto deficit/ Pil non sfori la soglia magica del 3%. Ma perché proprio il 3% e non il 2, il 4 o il 3,5? Quali sono le evidenze scientifiche che dimostrano l’imminente catastrofe in grado di abbattersi sull’umanità nel caso in cui osassimo discutere il dogma? Qualcuno di voi lo sa? Difficile. Si tratta infatti di soglie assolutamente discrezionali ( quindi politiche) che sulla scia di un irrazionale e diffuso feticismo si trasfigurano in mostri non aggirabili. Lo stesso dicasi per l’obbligo di ridurre il rapporto tra il Pil e il debito pubblico al di sotto della soglia minima del 60%. Per mandare in crisi l’intero sistema basterebbe opporre ai tecnocrati occidentali la seguente semplice domanda: why? Nessuna di questa regole assurde vanta crismi di oggettiva efficacia ma, endemicamente, l’umanità tende ad impiccarsi in ossequio al rispetto di alcune suggestioni che diventano indiscutibili sulla scia di una pericolosa isteria di massa. Si tratta, in estrema sintesi, di un processo mentale simile a quello che spinge i fondamentalisti islamici ad assumere atteggiamenti che vanno evidentemente contro il buon senso e la ragione. L’unica differenza è che noi occidentali applichiamo questa principio all’economia mentre gli integralisti privilegiano la religione o la morale. Siamo i talebani del numero. Negli Stati Uniti, spiega Bill Black, la musica cambia di poco (clicca per leggere). Qualche mese fa, ricorderete, la stampa di regime terrorizzava la pubblica opinione brandendo il mostro del famigerato “fiscal cliff” (baratro fiscale). “Bisogna tagliare la spesa o aumentare le tasse per rispettare la quota massima sul tetto del debito”, ripetevano tutti i catastrofisti a la carte. Ma non sarebbe stato più semplice alzare provvisoriamente il tetto del debito in attesa di far ripartire l’economia? Troppo semplice. D’altronde gli economisti di apparato (tipo quelli che invita Floris a Ballarò) servono proprio a questo: inventarsi astruserie per impedire che alcune ovvietà vengono comprese e interiorizzate anche da chi non ha mai sfogliato un libro di macroeconomia.

    Francesco Maria Toscano

    11/04/2013

    Categorie: Economia, Esteri

    5 Commenti

    1. ampul scrive:

      Ma è chiaro… Ormai sono tutti affetti (anche oltreoceano!) da sindrome da immuno-Napolitano acquisita… D’altronde tra presidenti s’intendono!

      Ps: quando da floris c’è qualcuno non “d’apparato”, il risultato ahinoi è… che non capiscono!!!
      Invito a quanti non l’hanno ancora fatto (lo so, mi sbaglio!) di andarsi a rivedere i video di una puntata di ballaró di qualche settimana fa, in cui era invitata, tra gli altri, Silvia Undiemi.
      Risate! O, peggio, orrore!

      Ciao a tutti!

    2. Tommy scrive:

      Caro amico Francesco Maria, che Obama sia stato costretto a tagliare dai repubblicani è una favola perpetuata dalla propaganda di regime. Ciò che rappresentasse Obama era chiaro fin dall’inizio per chi voleva informarsi (v. “LA CAPANNA DELLO ZIO BARACK” 9 novembre 2008 http://freebooter.135.it/)
      Come scrive Moon of Alabama (http://www.moonofalabama.org/):
      “Incominciare nuove guerre, attacchi con droni “firma” sulle persone perché “si comportano come terroristi”, estrema segretezza, Guantanamo ancora aperto, nessun procedimento giudiziario per qualsiasi crimine di Wall Street ed ora la distruzione del New Deal come “offerta” ai repubblicani.
      La buona notizia: Quando Obama avrà terminato il suo turno sarà difficile che spunti un presidente USA peggiore.”
      Saluti

    3. Ugo scrive:

      Bello il breve riferimento a quello che si vive come “unica opzione”, come “cosa buona e giusta”, come “la cosa da fare” solo perché è quello che impone lo standard. Triste, ma ci vogliono TANTI anni per accorgersene e, quando cominci a rendertene conto, se già nella fase in discesa della tua vita, e nuovi ingenui si fanno strada lungo la salita (pronti a sbatterti giù, ovviamente). Che roba senza senso!

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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