Ho assistito con sdegno e sgomento al discorso di insediamento di Napolitano di fronte ad un Parlamento inutilmente entusiastico. Il dato politico incontestabile che emerge dalla relazione del nostro riconfermato “Caro leader” riguarda l’incredibile nuovo volto assunto brutalmente dalle nostre istituzioni derise e violentate. L’Italia è già oltre il sistema parlamentare, oltre il presidenzialismo e perfino oltre la monarchia assoluta: è divenuta una scimmiesca e tragica imitazione della corte di Bisanzio nella quale un imperatore assoluto e infallibile esercita un comando illimitato e arbitrario attorniato da una miriade di eunuchi opportunisti. Il potere di Napolitano discende evidentemente da Dio e, come è facile intuire, chiunque si ponga di traverso rispetto alla volontà del Padre Celeste va considerato come nemico del bene, apostata, spergiuro e materia di inferno. La demonizzazione dei parlamentari screanzati che non hanno applaudito il discorso di chi conserva i carismi ricevuti in dono da Nostro Signore è quindi doverosa e utile, indispensabile per ripristinare una volontà sacra che rischia di corrompersi per opera di un manipolo di eretici che andranno presto sottoposti con la forza al rito del bacio della pantofola in segno di paciosa sottomissione e ossequioso rispetto. In pochi hanno colto l’assoluta gravità che la rielezione di Napolitano certamente rappresenta. E’ in corso un cambio di paradigma storico ed epocale che riattualizza le prassi più miserabili e oscene tipiche di quelle epoche buie che imponevano un diritto di autorità fondato su furbe superstizioni capaci di ammantare di regalità qualsiasi vergogna, abominio e abuso. Il passo successivo rispetto alla terribile piega che gli eventi hanno preso riguarderà probabilmente un incremento violento della repressione nei confronti dei moderni nemici di Dio. Le prima avvisaglie di questa svolta destinata a materializzare in chiave moderna i fasti della vecchia Santa Inquisizione sono già evidenti. Un gruppo di ragazzi, per avere criticato il Re su facebook, sono già stati denunciati e sottoposti a perquisizione e sequestro (clicca per leggere). Compito ora del sacro Tribunale sarà quello di convincere gli sventurati a ritrattare le loro risibili e volgari accuse rivolte contro il corpo mistico del Presidente, altrimenti, come gesto supremo di grazia e misericordia, sarà bene rinchiuderli in una cella puzzolente per cinque lunghi anni affinché i reprobi, attraverso una sana tortura e provvidenziale sofferenza, possano sperare un giorno di ottenere il perdono di Dio, padre buono e misericordioso. Nel caso in cui la polizia postale non dovesse riuscire ad identificare con certezza tutti gli scellerati che hanno osato insolentire l’Uomo inviato dalla Divina Provvidenza per diretta volontà e grazia dello Spirito Santo, suggerisco umilmente di riproporre la nobile soluzione scelta dai fedeli nel 1209 per contrastare l’eresia dei catari. Quando il barone Simon de Monfort, a capo della Militia Crhisti, conquistò la città di Béziers, chiese al delegato pontificio Arnald Amaury di distinguere i sopravvissuti cattolici dagli eretici. “Massacrateli tutti indistintamente”, rispose risoluto il delegato, “il Signore conosce i suoi” (Luciano Pellicani, Le radici pagane dell’Europa, pag. 56). Allo stesso modo è oggi inutile distinguere le posizioni. Tutti quelli che hanno frequentato siti ostili a chi amministra il potere su chiara delega di Dio vanno ritenuti colpevoli per fatti concludenti. Nemici di Dio vanno infine parimenti considerati coloro i quali ritengono la rielezione del Presidente palesemente in contrasto con lo spirito della nostra Carta Costituzionale, sospetto tra l’altro insinuato dallo stesso Napolitano che, meno di un mese fa, giudicava “ridicola” l’ipotesi di una sua permanenza sul Colle. Gli emissari di Lucifero che utilizzano questi volgari argomenti come sofisti d’accatto, dimenticano di dire che nella mattinata di Sabato, 20 aprile 2013, l’arcangelo Gabriele in persona è comparso al cospetto di un commosso Napolitano ingiungendogli in maniera perentoria di rimanere al suo posto anche a costo di indicibili sacrifici e sofferenze. Per avere quindi interrotto il già avviato trasloco pur di ottemperare ad un ordine che trascende l’umana comprensione e razionalità, tutti gli italiani per bene devono a Giorgio Napolitano,  re d’Italia e imperatore di Bisanzio, eterna gratitudine e umilissima deferenza.

    Francesco Maria Toscano

    23/04/2013

    Categorie: Editoriale

    6 Commenti

    1. Twin Astir scrive:

      Un anno è fatto da 365 giorni, ma una coincidenza, un caso ha voluto che proprio lunedì scorso, a Palemmo, siano stati cancellati tutti i file delle conversazioni registrate.

    2. alessandro scrive:

      Francesco, comprendo le varie ragioni che ti portano alle considerazioni, peraltro da me in gran parte condivise, rispetto all’operato del Presidente, dalle vicende sulle note intercettazioni e l’errore di aver proposto l’ultra liberista Monti, ecc. Ma oggi quest’uomo è stato tirato per la giacchetta da parte di una classe politica inadeguata, che non è stata capace di mediazione politica, dal momento che eletto Monti per “risanare” il bilancio (si fa per dire siamo diretti verso debito/PIL al 127%), i nostri politici inetti non hanno fatto tutte le riforme politico-istituzionali di cui il paese aveva bisogno, a partire dalla legge elettorale, che ha portato per l’ennesima volta all’ingovernabilità, oltreché ad un insuperabile scoramento fra classe politica e cittadino, che non può scegliersi i candidati graditi e mandare in pensione per sempre chi ha mal governato. Per culminare nell’assoluta incapacità di accordo sulla nomina di un nuovo Presidente, stante il fatto che un partito, in particolare, non ha ancora capito che non ha vinto le elezioni ergo non può nominare chi vuole, specialmente se si chiama Prodi e, di fatto, è profondamente diviso e lacerato al suo interno. Io sento di condividere tutto il discorso d’insediamento del Presidente, al netto delle considerazioni dell’operato del precedente mandato, in particolare la strigliata che ha fatto a tutti i partiti. Ad iniziare dall’imperdonabile velleità del PD e del PDL sulle mancate riforme elettorali e sul bicameralismo perfetto e sulle critiche e il richiamo al senso di responsabilità dei grillini. Il suo discorso non fa una piega, semmai è tardivo. Ritengo che la stessa forza e critica, le picconate stile Cossiga, le avrebbe dovute spiegare con più determinazione nel precedente mandato. Invece abbiamo assistito ad un interventismo presidenziale forte su alcuni indirizzi politici, ma blande dichiarazioni e inviti a collaborare assai poco incisivi in varie sedi, perlopiù a mezzo di dichiarazioni stampa, sui temi che oggi il Presidente critica aspramente. Questa ruvidezza recuperata in extremis sembra una nota stonata, un pò scomposta, come di un uomo che pensava di andare in pensione, scocciato dal fatto che deve rimanere al lavoro. Il Presidente stesso nel discorso d’insediamento ha richiamato i Grillini sull’uso della rete web che è sì uno strumento utile, ma è nelle sedi istituzionali che si deve svolgere la dialettica politica. Allora, coerentemente, anziché utilizzare le dichiarazioni a mezzo stampa, lo stesso Presidente per lanciare a suo tempo le picconate che tardivamente lancia adesso, avrebbe dovuto utilizzare un istituto ormai praticamente in disuso, quello del messaggio alle Camere. In quella sede avrebbe dovuto denunciare con messaggio chiaro e forte le velleità dei partiti rispetto alle mancate riforme politico-istutuzionali. Un messaggio simile, proprio perché dedicato ad un tema specifico e perché rivolto al cuore delle istituzioni rappresentative del popolo sovrano, avrebbe avuto un risalto, seppur formale, assai più incisivo rispetto alle solite interviste estemporanee rilasciate ai microfoni di quella o quell’altra comparsata e oggi forse le parole del Presidente, seppur condivisibili, sembrerebbero meno una nota stonata. Ma questa è la storia che si ripete, anche Cossiga inflisse le note picconate nella fase finale del suo mandato, dopo un inizio assai più tiepido. Ora stante l’assoluta inettitudine di questa classe politica, sulla quale non scommetterei neanche un centesimo che riuscirà a riformare la legge elettorale e alla luce dei sospetti d’illegittimità costituzionale della stessa legge elettorale da parte del Presidente della Consulta Gallo, mi chiedo se i cosiddetti organi costituzionali super partes, massimi garanti della nostra costituzione (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale), non debbano in questo momento storico, interpretare in maniera estensiva i loro ruoli e poteri, nel rispetto dei principi costituzionali e d’imparzialità, per sopperire ad una oggettiva difficoltà da parte dei partiti e del Parlamento, fermo restando che solo a questi, nelle sedi di competenza, spettano le decisioni politiche per il paese. Anzi esorterei le Istituzioni competenti a sollevare una questione di illegittimità costituzionale della legge elettorale innanzi alla Consulta, affinché la abroghi e si ritorni alla precedente legge, così vediamo se questi politici senza scatto alla risposta si svegliano. Con ciò non condivido chi ritiene Napolitano il Re Giorgio, l’imperatore Magnum che ha travalicato i suoi poteri, che ormai siamo nel Presidenzialismo, ecc., questi sta agendo sempre nel rispetto del suo ruolo e del suo mandato che la costituzione gli assegna (seppur tardivamente) e se quegli inetti di parlamentari ne avessero eletto un altro, se ne sarebbe stato comodamente nel divano, con la copertina e le pantofole a vedere il discorso del nuovo Presidente alla TV. Altri due anni così non li reggo, quindi che facciano una legge elettorale decente che garantisca un risultato elettorale certo e si torni immediatamente al voto, basta con i governi tecnici subordinati ai dictat dei tecnocrati europei. Le riforme sul bicameralismo perfetto che le facciano alla prossima legislatura. Detto ciò, essendomi dilungato abbastanza, saluto tutti i Moralisti.

    3. ampul scrive:

      Alessandro mi dispiace che usi questo tono solenne nei confronti di un presidente che in fondo presidente non è!!

      Napolitano non si ritrova li per caso, come folgorato sulla via di Damasco, ma dietro un disegno preciso! Non si può, a mio avviso, criticare politici e partiti (di dx e sx) tralasciando quello che é il loro amico più intimo! L’ha dimostrato nei fatti. Napolitano è una garanzia per certi ambienti (quelli in cui si prendono davvero le decisioni che contano), e la sua rielezione è stato un teatrino degno del miglior Shakespeare (molto rumore per nulla…)!!! Il resto è “agenda setting”… Niente di più!
      La prova provata di quello che dico è il nome del prossimo candidato premier…

      Forse mi sbaglio. Ma anche no!

      Un saluto affettuoso.

      • alessandro scrive:

        Credo questa volta non ci siano precisi disegni per una rielezione di Napolitano, che ha dovuto accettare perchè glielo hanno chiesto in mille lingue i politici italiani al palo. Non è stata una commedia, ma una tragica figura di m… di politici inetti e perennemente litigiosi. Che certi ambienti approfitteranno dell’occasione ghiotta per fagocitare le istutuzioni italiane è un altro paio di maniche. Ma sarebbe stato e sarà sempre così, anche con un altro Presidente, finchè non nascerà una forza Politica forte capace di puntare i piedi ai poteri forti, cosa che non ci si può aspettare certo da questo Parlamento di trocloditi, bolliti, corrotti dal potere. Detto questo, a me questo Presidente NON PIACE e non mi piacerà neanchè il prossimo Primo Ministro che si stà accingendo a nominare, e il tono solenne lo utilizzo quando parlo della costituzione. Questo Presidente tra l’altro si dimetterà presto…
        saluti

    4. ugo scrive:

      Giusto per scendere su un livello banale, più consono alle mie limitate potenzialità, mi chiedo come ci si possa aspettare che io apprezzi chi ha agito in modo da permettere che, nel giro di pochi anni, mi venissero letteralmente rapinati ben 200.000 euro spostando in avanti di dieci anni (per ora) il momento del mio possibile ritiro dal mondo del lavoro. Inoltre, come potrei rispettare chi, ipocritamente, si straccia le vesti per i “diritti umani negati” e mette in piedi un sistema orientato allo sfruttamento senile, certamente non più virtuoso del tanto vituperato sfruttamento minorile? E’ meno grave costringere un settantenne a spingere una carriola o costringere un quattordicenne a fare altrettanto?
      E potrei andare avanti su questa linea per pagine intere, ma so che rispetto alla “alta politica” le considerereste inezie da mercato, per cui tralascio e mi ritiro in buon ordine.

    5. Se la religione classica tutto sommato propendeva per una visione contemplativa – è indubbio che l’ebraismo biblico ha un atteggiamento tutto sommato passivo nei confronti del dispiegarsi della volontà divina di cui si limita ad ammirare le straordinarie creazioni – l’ebraismo medioevale, soprattutto con il suo massimo rappresentante, Mosé Maimonide, mostra fino a qual punto è giunta la sintesi tra pensiero greco e religiosità monoteista. È giunta al punto che Maimonide afferma che la chiave del racconto della Genesi – il cosiddetto Ma’aseh Bereshit – è stata persa dalla tradizione, ma che questa chiave ci viene restituita dalla Fisica di Aristotele. Logica e Fisica – afferma con estrema audacia Maimonide – permettono di decrittare la Bibbia e di scoprire che la Genesi e Aristotele dicono la stessa cosa. Allo stesso modo, il Racconto del Carro – Ma’aseh Merkabà – ovvero la visione mistica del carro divino da parte del profeta Ezechiele, è in perfetta armonia con la Metafisica di Aristotele. Questo razionalismo è talmente forte che, anche nella reazione antiaristotelica della mistica kabbalistica esso non viene abbandonato e diventa una chiave essenziale dell’esegesi biblica. Anzi, la rinuncia all’esegesi viene condannata. «Coloro che si occupano del senso ovvio della Torah dormono di un sonno profondo», ammonisce Moshe Hayim Luzzatto e lo Zohar definisce questo senso ovvio la mera «paglia» della Torah.

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    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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