Il comunicato appena diffuso da Re Giorgio Napolitano è un capolavoro di luciferina furbizia (clicca per leggere). Provo a “sottotitolarlo” a beneficio dei  “non udenti”. Prima di  glossare il testo, è indispensabile delineare il quadro generale che fa da cornice a questo ennesimo intervento irrituale del nostro amatissimo Presidente della Repubblica, senza tralasciare, contestualmente, una rapida valutazione “psicologica” che condiziona di sicuro i principali protagonisti dell’intera tragicomica vicenda. Come sanno oramai pure le pietre, Napolitano è garante presso i potentati europei del progressivo svuotamento del benessere nazionale. Il progetto neoschiavista che si nasconde dietro la stantia retorica sulla ineluttabilità dei “sacrifici indispensabili”, avanza spedito ad ogni latitudine proprio in virtù della presenza di figure come Napolitano. Perfetto archetipo del finto garante degli interessi nazionali che fornisce in realtà un contributo indispensabile per il definitivo affermarsi di pulsioni malsane elaborate da una pervicace ma lucida ala massonica di stampo reazionario attualmente egemone in questa Europa matrigna e a trazione germanica. Per seminare impunemente terrore, miseria e morte, oltre al totale controllo di media asserviti e manovrabili, è necessario creare un clima consociativo che, in nome di una provvidenziale ed infinita emergenza, realizzi oscenità altrimenti non permesse. In Italia come in Grecia, quindi, le “larghe intese” costituiscono una precondizione indispensabile per perpetuare un vero e proprio crimine sul piano storico. Fatta questa doverosa premessa, analizziamo ora il caso Italia. Nel Belpaese, da oltre un ventennio, il quadro politico è condizionato dalla presenza ingombrante di Silvio Berlusconi, figura ossequiosa e subalterna rispetto all’oligarchia massonica globale, non per nulla inginocchiatosi senza fiatare di fronte a chi nel 2011 gli ordinò perentoriamente di lasciare il posto al massone oligarchico (nonché fratello maggiore) Mario Monti. Gli assassini che dominano la Ue avevano scelto di affondare il coltello nella carne viva del popolo italiano e, avveduti e sapienti come sempre, decisero di affidare il lavoro sporco ad un “killer” professorale e serioso come il bocconiano. L’unico che poteva disintegrare intere categorie di lavoratori senza attirarsi gli strali di sindacati troppo stupidi o corrotti per difendere gli interessi degli associati. All’indomani del voto elettorale, nonostante il primo cerchio massonico reazionario considerasse già definitivamente archiviata la figura del Biscione, dalle urne è uscito un risultato sorprendente: Monti e il Pd, veri baluardi e fedeli esecutori del piano neonazista cucinato dalla tecnocrazia reazionaria continentale, si scoprono tristemente privi dei numeri indispensabili per formare un governo che continui, per la responsabilità, a chiedere il sangue dei nostri ceti medi e proletari. A questo punto, cari amici miei, non ci voleva un genio per capire che la massoneria reazionaria avrebbe concentrato tutta la sua forza di fuoco per estromettere dal gioco politico Silvio Berlusconi, plebeo rumoroso e fastidioso, permessosi di svelare in campagna elettorale alcune verità (tipo i limiti delle politiche dell’austerità) in grado di squarciare parte di quel velo di Maya che impedisce al popolo di comprendere il perché degli eventi. Scrivevo il 28 febbraio del 2013, all’indomani del risultato sancito dalle urne (clicca per leggere): “…gli occulti padroni del vapore, hanno dovuto registrare la straordinaria capacità di tenuta di un Berlusconi temerario, capace cioè di ribellarsi ai massimi esponenti del neonazismo tecnocratico europeo per conservare in Italia una posizione contrattuale di ricatto. L’insubordinazione plateale di Berlusconi Silvio, che ha avuto l’ardire di spiegare agli italiani le vere finalità insite nelle politiche di cieca austerità, non sono affatto passate inosservate nelle stanze del potere che contano. Prevedo perciò, da qui a breve, una straordinaria e crescente offensiva, preparata ai massimi livelli, finalizzata al rapido e forzato pensionamento dell’ex protagonista delle cene eleganti. In una fase come questa l’uscita di scena di Berlusconi è indispensabile agli occhi del sistema per ottenere due risultati correttamente individuati come prioritari: 1) vendicare  il gravissimo affronto subito in campagna elettorale da parte dell’ex servo inopinatamente ribellatosi; 2) favorire le condizioni migliori per permettere la rapida formazione di un governo consociativo e di larghe intese che  riproponga una alleanza Pdl- Pd. Le altre ipotesi, quella di sciogliere immediatamente le camere o di “normalizzare” il movimento di  Grillo all’interno di una alleanza di scopo, semplicemente non esistono in natura (il tempo si prenderà la briga di avallare o smentire questa mia previsione…). Le cose sono poi andate esattamente come avevo anticipato. Ma, tranquillizzatevi, non ho dovuto scomodare nessun oracolo per leggere il futuro. Il potere nascosto che determina gli eventi mascherandoli dietro una saggia sensazione di  “mera causalità” è tanto preciso e meticoloso quanto banale e prevedibile. E’ come una partita a scacchi: alle condizioni date esiste sempre una mossa che oggettivamente appare la più logica e razionale. Il comunicato odierno di Napolitano va letto in questa ottica: invita Berlusconi a  farsi da parte (obiettivo primario della massoneria reazionaria) per favorire la “normalizzazione” di un Pdl che continui fedelmente a rispondere agli input infernali provenienti da Bruxelles e Francoforte. Napolitano gioca con Berlusconi al gatto col topo. Il Presidente rieletto chiede continui passi indietro ad un Cavaliere spaventato dalla prospettiva di finire in gabbia. Napolitano, in estrema sintesi, disarma Berlusconi molto lentamente prima di abbandonarlo definitivamente al suo triste destino. Per mandare in pellicceria una vecchia volpe come Silvio, Napolitano utilizza perciò con sulfurea sapienza le debolezze intime del suo interlocutore, terrorizzato sul piano personale e desideroso di trovare un terminale “autorevole” verso il quale fare affluire le sue legittime paure. Le stesse che Napolitano cavalca con tatto per finirlo. La proposta indecente contenuta nel comunicato presidenziale è chiarissima: “Caro Silvio”, manda a dire l’arzillo Presidente Napolitano, “non fare casino, accetta la sentenza e chiedimi formalmente la grazia (riconoscendoti così di fatto colpevole). In cambio, ti prometto che non varcherai la soglia di un penitenziario (“la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative”). Avvia poi con calma una successione morbida alla guida di un partito che, legittimamente, ti riconosce ancora oggi quale unico e insostituibile leader (“E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita”). Dimostrati ragionevole perché, come sempre, alla fine tutto s’aggiusta”. Un tranello, non c’è che dire, costruito e dissimulato con invidiabile freddezza ed efficacia.

    Francesco Maria Toscano

    13/08/2013

    Categorie: Politica

    9 Commenti

    1. [...] Il comunicato appena diffuso da Re Giorgio Napolitano è un capolavoro di luciferina furbizia (clicca per leggere). Provo a “sottotitolarlo” a beneficio dei  “non vedenti”. Prima di  glossare il testo, è indispensabile delineare il quadro generale che fa da cornice a questo ennesimo intervento irrituale del nostro amatissimo Presidente della Repubblica, senza tralasciare, contestualmente, una rapida valutazione “psicologica” che condiziona di sicuro i principali protagonisti dell’intera tragicomica vicenda. Come sanno oramai pure le pietre, Napolitano è garante presso i potentati europei del progressivo svuotamento del benessere nazionale. Il progetto neoschiavista che si nasconde dietro la stantia retorica sulla ineluttabilità dei Leggi la notizia [...]

    2. Twin Astir scrive:

      Praticamente, chi aspettava una soluzione da parte di Napolitano-Napisan-Ponzio Pilato è rimasto deluso. Il Quirinale ha restituito il cerino acceso al leader del centrodestra italiano, che dovrebbe “obbedir tacendo” per scongiurare una temuta crisi di governo e per accontentare Epifani e tutta la sua congrega di verginelle che issano la bandiera della legalità, quando con un “delinquente” ci stanno insieme al governo e pure volentieri. Sembra finito il tempo delle attese, dei messaggi di pacificazione e di collaborazione per il bene del Paese: la sinistra italiana ha un solo chiodo fisso e cioè quella di approfittare delle disgrazie giudiziarie di un cittadino non comune per neutralizzare una importante forza politica che vale milioni di voti. Ma quale rilancio dell’economia, lotta alla disoccupazione, riforma fiscale ecc.! Interessa soltanto imbavagliare per un lungo periodo chi da 20 anni ha impedito di consegnare questo Paese alla sinistra ed ora è arrivata l’occasione irripetibile. Ma la stessa occasione irripetibile vale anche per Silvio Berlusconi che, anziché fidarsi delle ovvietà scritte da Napolitano, dovrebbe evitare di chiedere una grazia che non arriverà mai e bussare ripetutamente al portone di san Vittore per entrare: da “martire”, tanta gente tornerebbe a votare per lui, anche col Porcellum, vincendo a mani basse contro un PD cronicamente impreparato e privo di idee e di contenuti. Forse è giunto il momento di reagire e di non farsi prendere per il cu@o da questa gente, staccando la spina a questo governo indesiderato “del fare” niente. Berlusconi deve bussare al portone di San Vittore e consentirci di andare a votare in autunno, lasciando a Napolitano e a Epifani il consumato mestiere di arrampicarsi sugli specchi.

      • Michele scrive:

        La sinistra in Italia non esiste, quel che c’è (PD) non si è mai opposto a Berlusconi e lo ha anzi tenuto in vita, tenendo in vita anche se stesso e ingessando il paese al volere proprio dei padroni tecnocratici…tu suggerisci quindi di votare per un Berlusconi incarcerato, questa sarebbe la reazione?

    3. Twin Astir scrive:

      Intanto, oltre le chiacchiere quirinalizie ed i bizantinismi dei sinistrati, c’è da chiedere il rimborso dell’IMU pagata nel 2012, con questa istanza preparata dall’Avv. Paola Musu, di Cagliari.

      Mario Rossi
      Via …………… n.
      (cap….. città………)

      Comune di ……………….
      in persona del Sindaco pro tempore
      Servizio Tributi – IMU

      OGGETTO: Istanza di Rimborso somme pagate a titolo di IMU.

      Il sottoscritto ……………, nato a ………….. il …………., residente in ………………, Via …………………. n…., c.f…………………………,
      Espone:
      l’intero sistema impositivo dell’ordinamento italiano, così come l’intero complesso delle norme ed istituti che compongono la vasta materia del diritto tributario italiano, trovano la loro unica ed esclusiva giustificazione e legittimazione nel principio dettato dall’articolo 53 della Costituzione, in virtù del quale “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
      Pertanto, qualunque tributo, sia esso “tassa” o “imposta”, o comunque prelievo, sotto qualunque forma, può dirsi legittimo, e/o comunque giustificato, solo se nei suoi presupposti impositivi, nonché in sede di susseguente riscossione, rispetta e fa salva la capacità contributiva del contribuente che vi sarebbe tenuto in virtù della norma istitutiva, la quale, per converso, perde la sua legittimazione se ed allorquando va ad incidere sul soggetto passivo indipendentemente ed a prescindere dalla stessa.
      Questo significa, si ribadisce, che nessuna norma tributaria, così come nessun tributo, può dirsi legittimo se e nella misura in cui viola il suddetto principio costituzionale.
      In proposito è d’obbligo ricordare come il suddetto principio, così come espresso e sancito nell’art.53 Cost., nella sua formulazione approvata in via definitiva conformemente alla proposta avanzata in sede di lavori della Costituente dall’On.Edgardo Castelli, ha quale ineludibile ratio, ed imprescindibile fondamento, il principio della giustizia sociale. Quest’ultimo emerge e viene sottolineato ampiamente nell’ambito dei lavori della costituente, laddove chiaramente si evidenzia come “Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere”. Oltre al fatto che è interesse dello Stato tenere sufficientemente elevati i redditi minimi, “per consentire il miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti, che contribuisce al miglioramento morale e fisico delle stesse ed in definitiva anche l’aumento della loro capacità produttiva.”
      Il suddetto principio di cui all’art.53 Cost., non può inoltre essere scisso, nella sua lettura ed applicazione, dai seguenti articoli: arrt.2 e 3 Cost. e artt. 42 e 47 Cost.
      Quanto all’art.2 della Costituzione, nello stesso è sancito che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. A tal fine si ricorda che all’art.17, n.2, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo si dichiara che “ Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà”, ed all’art.25 della stessa si afferma che “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua famiglia”.
      A seguire, soprassedendo momentaneamente sul contenuto e la portata del principio di uguaglianza sancito dal ben noto art.3 della Costituzione, specie in termini di dignità sociale, si ricorda qui che l’art.42, secondo comma, della Costituzione statuisce che “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge”. Ed è lo stesso articolo, nello stesso comma, che poco più avanti giustifica il suddetto riconoscimento nell’ulteriore riconoscimento e garanzia della funzione sociale della proprietà stessa.
      Infine, si ricorda il dettato dell’art.47 della Costituzione, in virtù del quale “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Ed al secondo comma “Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”.
      L’IMU, così come introdotta e disciplinata dal D.L.201/2011, si configura quale gravissima violazione di tutte le norme ed i principi costituzionali sopra ricordati. I beni su cui va ad incidere rappresentano il rifugio per eccellenza dei risparmi dei cittadini italiani, risparmi che, in quanto tali, per definizione, hanno già formato oggetto di tassazione. Inoltre, sempre quegli stessi beni non sono di per sé produttivi di alcun reddito e non possono in quanto tali, essere considerati manifestazione di capacità contributiva. Essi, infatti, sono solo produttivi di costi, salva l’ipotesi in cui formino oggetto di un contratto di locazione, o rientrino, a vario titolo, nel reddito professionale o di impresa ed, in quanto tali, comunque, già oggetto di tassazione secondo le rispettive categorie di reddito. Posto che nelle fattispecie sopra citate il reddito prodotto è già tassato e, per giunta, pesantemente, non può legittimamente pretendersi un ulteriore prelievo, soprattutto nelle forme e secondo i principi e presupposti che sono alla base del tributo contestato. Il meccanismo prevede, infatti, la determinazione di una base imponibile totalmente astratta e surrealistica, in quanto, come già si è avuto modo di precisare, vorrebbe rappresentare la manifestazione di un reddito in realtà non percepito, nè percepibile, dal contribuente e, per giunta, fatto lievitare attraverso un meccanismo di attualizzazione che prevede l’applicazione di coefficienti e moltiplicatori, oltre che di aliquote, esageratamente amplificati e del tutto irrealistici alla luce del principio della capacità contributiva.
      Il riscontro di ciò è dato dal fatto, ben noto, per cui moltissimi cittadini sono dovuti ricorrere all’indebitamento per poter pagare il suddetto balzello, quando, poi, non si dovessero ricordare tutti quelli che nel silenzio, o meno, si sono tolti la vita. A questo punto è doveroso ricordare quanto già riportato circa la discussione avvenuta in seno alla Costituente al momento dell’approvazione dell’art.53 della Costituzione: “Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere”. Oltre a sottolineare, di nuovo, come fosse ben presente ai Costituenti l’importanza del “miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti” quale veicolo essenziale per la crescita economica e del tessuto sociale, anche in termini etici e morali e ciò nella più ampia prospettiva della salvaguardia del principio della dignità sociale in termini di uguaglianza, come più appresso esemplificato.
      E’ evidentemente superfluo osservare che se un cittadino è costretto a intaccare i propri risparmi (sempre che gliene siano rimasti, vista l’erosione massiccia creata dall’illegittima ed incostituzionale aggressività fiscale degli ultimi anni), o addirittura ad indebitarsi per pagare imposte e tasse, tra cui il tributo ivi contestato, quando addirittura ad essere costretto a mettere in vendita l’immobile, o meglio a svenderlo, viste le note condizioni di mercato (terreno o fabbricato che sia, visto che non sarebbe materialmente possibile adempiere all’obbligazione tributaria di cui è causa con frammenti dello stesso immobile e con l’ulteriore conseguenza del deterioramento o addirittura della distruzione della principale forma di risparmio usata dagli italiani, che è quella del collocamento dello stesso nell’acquisto di immobili), si è inopinabilmente in presenza di una chiara violazione del principio costituzionale della capacità contributiva, oltre che del principio costituzionale della tutela del risparmio in tutte le sue forme (ivi compresa, dunque, la forma dell’investimento in immobili), nonché della garanzia e tutela della proprietà, la quale sta andando letteralmente erosa, dispersa e svenduta, preda oramai della più infima speculazione, dietro la oramai intollerabile pressione della riscossione coattiva e dei suoi strumenti, discutibili anche sul piano strettamente giuridico.
      L’unica altra ipotesi, a parte quelle sopra citate, ma già oggetto di tassazione, in cui, in relazione agli immobili oggetto del prelievo ivi contestato, può rinvenirsi una manifestazione di capacità contributiva, tale da legittimare un prelievo fiscale, è nel momento in cui avviene un trasferimento dell’immobile stesso a titolo oneroso: in quel momento si ha un passaggio di ricchezza, il quale può rientrare, in quanto tale, nel novero delle ipotesi di manifestazione di capacità contributiva. Ma tale fattispecie, come noto, già forma oggetto di apposita tassazione con applicazione dell’Iva o dell’imposta di registro e delle ipo-catastali.
      Anche alla luce del principio della giustizia e dell’equità sociale, nonché del rispetto della dignità sociale e di tutti gli altri principi costituzionali sopra ricordati, oltre che dei principi di diritto tributario, quante volte si vuole pretendere di tassare uno stesso bene?
      Ribadito che lo stesso principio della capacità contributiva trova il proprio limite nei principi, di pari rango costituzionale, della tutela del risparmio in tutte le sue forme, della tutela della proprietà e della funzione sociale, costituzionalmente garantita, della stessa, e della garanzia dell’accesso del risparmio alla proprietà dell’abitazione, un ulteriore e non meno importante limite e contemperamento è posto ad esso dalla garanzia costituzionale del principio di uguaglianza ex art.3 della Costituzione, specie in ordine all’obbligo sancito in capo allo Stato della rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che “limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione, oltre che politica, nella specie, “economica e sociale del paese”. Una siffatta inaccettabile aggressione del patrimonio dei cittadini, viene sferrata nel contesto di una palese e gravissima congiuntura di recessione economica conclamata e continua ad essere perpetrata a dispetto dei pur evidenti e catastrofici pregiudizi che siffatto tributo sta arrecando, non solo alle persone fisiche, ma anche e soprattutto all’intero tessuto imprenditoriale, mettendone a rischio la stessa sopravvivenza, con grave pregiudizio per l’economia dello stesso Stato e con la determinazione di un grave depauperamento dell’intero tessuto sociale ed economico, in chiaro ed incontrovertibile contrasto con lo spirito, la ratio e la lettera del dettato costituzionale.
      Per quanto sopra, in considerazione dell’incostituzionalità dell’Imu, per violazione degli artt.2, 3, 42, 47 e 53 della Costituzione,
      CHIEDE
      Il rimborso delle seguenti somme pagate a titolo di IMU:
      - Anno 2012 € ………….
      Si allega copia dei modd.F24 di pagamento
      Con ossequio
      (luogo………..), (data______________)
      Firma

    4. Michele scrive:

      Bel pezzo. La frase “..o di “normalizzare” il movimento di Grillo all’interno di una alleanza di scopo, semplicemente non esistono in natura..” riassume il motivo per cui credo che il m5s sia l’unico accettabile in questo momento, e non un destabilizzatore-stabilizzante come spesso il Moralista sostiene. Ricordiamoci che se non abbiamo un governo PD-Monti (il peggio del peggio) è grazie all’exploit del m5s e non certo al PDL che in realtà è calato vistosamente (21%), e comunque è sempre stato al gioco alternato per il massacro dei popoli.

    5. Paolo Nobili scrive:

      Twin Astair, sembri così ansioso di ritrovarti il delinquente (non tra virgolette, Twin, non più tra virgolette) al governo, che dimentichi che quel losco figuro al governo ci è stato per dieci anni, nei quali non risulta abbia fatto grandi battaglie in difesa del paese contro i potentati europei, in quanto era troppo occupato a fare grandi battaglie in difesa dei fottutissimi cazzi suoi e di quelli dei suoi compari mafiosi. Se a te piace così…

    6. ugo scrive:

      Epifani… Com’è che questo figuro, che si è presentato neppure troppi anni fa nella veste di tutore degli interessi dei lavoratori, ora si è tanto adoperato per bloccare per un ulteriore anno quei redditi già falcidiati da diversi anni precedenti di mancato rinnovo contrattuale deciso unilateralmente? (insieme, non dimentichiamolo, al blocco degli avanzamenti degli scatti d’anzianità) Come chiamate una “persona” del genere? Che trattamento meriterebbe, qualora esistesse un minimo di vera giustizia? E questo sarebbe un sindacalista? O un personaggio “di sinistra”? A me sembra più che altro un personaggio sinistro… Inguardabile. Intollerabile. Immondo.

    7. [...] 18)  Napolitano, su consiglio del Venerabile Draghi, se ne lava le mani (clicca per leggere) [...]

    8. [...] bene e a fuoco lento per il tramite di uno straordinario tattico di Sistema come Giorgio Napolitano (clicca per leggere). Ma siccome, caro Berlusconi, gli uomini che oggi la bastonano sono perfino peggiori di lei (cosa [...]

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    • Chi è il moralista

      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

    • Cos’è il moralista

      Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.

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