Non c’è cosa più meschina della scientifica opera di colpevolizzazione della vittima architettata ad uso e consumo del carnefice. Cosa provereste ascoltando le parole di biasimo di un ipotetico gerarca nazista infastidito dalle urla del prigioniero ebreo deportato? Biasimo? Indignazione? Ripugna? Si tratta degli stessi sentimenti che ho provato  io sia nel leggere un articolo vittimistico e demenziale vergato da un editorialista in forza a Repubblica, tale Francesco Merlo (clicca per leggere), sia nell’ascoltare stamane un discorso indegno uscita dalla bocca satura di ipocrisia del nostro premier etero-diretto dall’esterno Enrico Letta  (clicca per leggere). Il Merlo di Repubblica, con raro sprezzo del ridicolo, si permette di tirare in ballo il ricordo di  Siani, Tobagi e Fava, giornalisti colpiti da mano vigliacca e assassina proprio perché fieri, liberi e al servizio dei lettori, per blindare l’opera sadica e mistificatoria perpetrata oggigiorno da un numero indefinito di operatori dell’informazione “mainstream” profumatamente pagati per impedire ai cittadini di riconoscere la mano che li frusta. Ma il bravo Merlo, insieme agli altri pappagalli, è evidentemente troppo impegnato nel riversare litri di saliva sul corpo mistico dei vari Monti, Letta e Renzi per provare empatia con quella parte di Paese reale finita da tempo nel mirino di alcuni massoni reazionari della stessa specie dell’editore di Repubblica. Taci Merlo. Impara a provare pudore anziché scrivere corbellerie per captare la benevolenza di un sistema diabolico che ti pasce e ti arricchisce. Lo stesso dicasi per il nipote di Gianni Letta, burattino nelle mani degli aguzzini di Bruxelles, lesto nell’affondare il coltello nella carne viva di precari, disoccupati, poveri e disperati ai quali chiedere di morire in silenzio per non disturbare, con “schiamazzi irresponsabili”, la quiete dei signori aristocratici che da fuori, severi, ci osservano. Vergognatevi. La Storia vi chiederà conto di tutto. Nel frattempo il nuovo segretario del Pd Renzi, ultimo asso nelle mani del potere occulto che con discrezione governa, ha già cambiato disco. Da consumato attore quale è, una volta raggiunto il suo scopo, il giamburrasca fiorentino caro a McKinsey (clicca per leggere) ha immediatamente abbandonato i toni polemici per giurare fedeltà al governo uscito dal cilindro di Napolitano. “Letta può durare anche fino al 2018 purché faccia le cose”, dichiara a urne chiuse il furbetto fiorentino (clicca per leggere). Dopo l’uscita  di Berlusconi dal governo, l’attuale esecutivo è nei fatti un monocolore Pd puntellato da una trentina di stampelle generosamente offerte dal prode Alfano (non li paragono a Scilipoti per non offendere quest’ultimo). Non è detto che l’improvvisa piroetta del rottamatore pentito, già calatosi nel ruolo del politico “responsabile” gradito sul Colle, rappresenti in ogni caso una cattiva notizia. Anzi. Abbracciando Letta, infatti, Renzi rischia di affondare prematuramente insieme agli ultimi protagonisti, parole sue, “della peggiore classe dirigente d’Europa degli ultimi trenta anni”. Oggi Renzi gode di credito e popolarità. In caso di elezioni immediate vincerebbe a mani basse, occupando Palazzo Chigi in forza di una legittimazione importante che gli consentirebbe in astratto di governare a lungo e con pugno di ferro. Assorbendo invece le scorie del governo Alfano-Letta, il giovane sindaco finirà con il depotenziarsi da solo, evitando così all’Italia di sprecare pure la prossima legislatura. Renzi, povero illuso, pensa di preservare il suo apparente candore rendendosi protagonista di una operazione di pura cosmesi. Costringendo cioè il governo Letta ad abolire finanziamenti, Province e Senato, perdurante in ogni caso l’aggravamento delle condizioni economiche di gran parte degli italiani, il giovinastro toscano spera di restare comunque al riparo della crescente ondata di malcontento popolare. Ha sbagliato i suoi conti e se ne accorgerà presto. A tutti quelli convinti che la soluzione per uscire dalla crisi sia quella di colpire i luoghi della rappresentanza democratica, infine, rispondo con le stesse parole con le quali Palmiro Togliatti gelò un inutilmente entusiasta Pajetta: “Abbiamo occupato la prefettura di Milano”, comunicò gongolante il “ragazzo rosso”  all’indirizzo del “Migliore”. E quello di rimando: “Si, e ora che ve ne fate?”. Sarà dura risvegliarsi ancora più poveri, affamati e disoccupati, senza neppure il conforto di poter puntare il dito contro gli sprechi  Senato o  l’eccessivo numero dei  parlamentari. Per intanto sogni d’oro a tutti.

    Francesco Maria Toscano

    11/12/2013

    Categorie: Editoriale

    3 Commenti

    1. [...] Non c’è cosa più meschina della scientifica opera di colpevolizzazione della vittima architettata ad uso e consumo del carnefice. Cosa provereste ascoltando le parole di biasimo di un ipotetico gerarca nazista infastidito dalle urla del prigioniero ebreo deportato? Biasimo? Indignazione? Ripugna? Si tratta degli stessi sentimenti che ho provato  io sia nel leggere un articolo vittimistico e demenziale vergato da un editorialista in forza a Repubblica, tale Francesco Merlo (clicca per leggere), sia nell’ascoltare stamane un discorso indegno uscita dalla bocca satura di ipocrisia del nostro premier etero-diretto dall’esterno Enrico Letta  (clicca per leggere). Il Merlo di Repubblica, con raro sprezzo Leggi la notizia [...]

    2. emiliano scrive:

      … io non ho capito.

    Commenta


    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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