Nel leggere con attenzione un pezzo di commiato dell’oramai ex direttore dell’Ora della Calabria Piero Sansonetti (clicca per leggere), la mia mente si è soffermata a riflettere sulla distinzione proposta dall’autore tra “la difesa della legalità, che può essere ingiusta, può essere oppressiva, può essere conformista, bigotta, vetusta, persecutoria, conservatrice e nemica della ribellione” e la “salvaguardia del diritto e dei diritti, grandi valori della civiltà, in continua evoluzione, che si oppongono alla sopraffazione, al dominio, e tendono ad affermare l’uguaglianza delle donne e degli uomini e la primazia della loro dignità rispetto agli interessi dell’economia e del potere. Il Diritto tende all’uguaglianza. Ed è il contrario del Potere”. Abbraccio in pieno questo profondo e sottile passaggio incastonato nel bel mezzo di un articolo che, per il resto, riguarda perlopiù vicende strapaesane tipiche di un territorio come la Calabria ancora sospeso tra feudalesimo e modernità. Muovo un solo appunto al comunista da salotto Sansonetti: quello di non avere dato il giusto risalto ad una iniziativa di avanguardia promossa proprio dalle pagine del blog de Il Moralista, e destinata  a spiegare con largo anticipo alla pubblica opinione calabrese le vere dinamiche di una crisi economica che nasconde in realtà finalità eugenetiche mutuate dal peggiore nazismo. Mi riferisco, come avrete intuito, all’evento svoltosi in Calabria nel Dicembre dello scorso anno e titolato “Mmt Calabria-Europa, la crisi politico-economica occidentale del XXI secolo, la Modern Money Theory e la controverse dinamiche del potere globale(clicca per leggere), seminario colpevolmente sottovalutato da buona parte della stampa locale, Sansonetti compreso, troppo impegnata ad inseguire argomenti folkloristici e pruriginosi (clicca per leggere). Chiusa parentesi. Tornando alla ben più interessante analisi circa la mancata sovrapponibilità tra il concetto di “legalità”, spesso sconfinante nella repressione e nella sterile difesa dell’esistente, e quello ben più nobile di “diritto, prendo a prestito le magistrali parole imprigionate nella carta da un immenso Victor Hugo al fine di rendere immortali nella coscienza dei lettori i moti parigini del 1848: “Le due barricate più memorabili che l’osservatore dei malanni sociali possa ricordare, non appartengono al periodo storico abbracciato dall’azione di questo libro. Quelle due barricate, simboli entrambe sotto due diversi aspetti di una situazione terribile, furono erette in occasione della fatale insurrezione del Giugno del 1848; la più grande guerra di strada che la storia abbia mai visto. Accade talvolta che dal fondo delle sue angosce, degli scoramenti, delle privazioni, delle febbri, dei  miasmi, delle ignoranze, delle tenebre, quella gran disperata che è la canaglia, protesti anche contro i princìpi, contro la libertà, l’uguaglianza, la fratellanza, il suffragio universale, contro il governo di tutti a mezzo di tutti; accade che la plebe dia battaglia al popolo. Gli accattoni combattono il diritto comune, l’oclocrazia insorge contro il demos. Allora sono giorni funesti; perché anche tale demenza contiene sempre una certa misura di diritto, perché quel duello sa di suicidio, e le parole accattone, canaglia, oclocrazia, plebaglia, che vorrebbero essere ingiurie, dimostrano, ahimè!, la colpa di chi regna piuttosto di quella di chi soffre; la colpa dei privilegiati, più che quella dei diseredati. Dal canto nostro non pronunciamo mai quelle parole senza dolore e rispetto, perché quando la filosofia indaga i fatti a cui esse corrispondono, trova sovente molta grandezza accanto alle miserie. Atene era un’oclocrazia, gli accattoni crearono l’Olanda, la plebe salvò più di una volta Roma, e la canaglia formava il seguito di Gesù Cristo. Non v’è pensatore che non abbia talvolta contemplato le magnificenze degli ultimi. Indubbiamente San Gerolamo rifletteva su quella canaglia, e su tutti i poveri, su tutti i vagabondi, su tutti i miserabili fra cui sorsero gli apostoli e i martiri, quando proferì la misteriosa frase: fex urbis, lex orbis” ( I Miserabili, parte quinta, libro primo). Jean Valjean è il diritto, Javert la legalità; Mandela è il diritto, i boeri la legalità; Spartaco è il diritto, Crasso la legalità; i kulaki sono il diritto, Stalin la legalità; Matteotti è il diritto, Mussolini la legalità. Ai nostri giorni i forconi, i disoccupati e i sottosalariati sono il diritto, Letta, Alfano e Napolitano la legalità. Ecco perché tutti gli uomini illuminati del nostro tempo, desiderosi di lavorare per l’umano progresso, non potranno non empatizzare con le ragioni dei primi, opponendo contestualmente un netto e risoluto rifiuto ai sofismi dei secondi, difensori sadici di un ordine iniquo che ammanta di giustizia le ragioni del più forte.

    P.s. Un ringraziamento a Gioele Magaldi che, dall’alto delle sue straordinarie conoscenze storiche, filosofiche e politologiche, mi ha aiutato a contestualizzare il racconto di Hugo

    Francesco Maria Toscano

    23/12/2013

    Categorie: Editoriale

    2 Commenti

    1. giovanni scrive:

      E’ sempre un piacere leggere i suoi scritti.
      Il sistema Italia, quando grida “dagli all’untore…pardon all’Evasore”, vorrebbe renderci tutti nel nostro piccolo, tantissimi Ispettori Javert, sperando che se ne possa incarnare l’Anima!
      Veniamo pero’ ridotti a tantissimi Tenardier.
      Lo spirito di Jean Valjean tuttavia troneggia su tutta la nostra scena, e’ uno Spirito Desiderato sognato nel subconscio di tutti noi.
      Alla fine le nostre “subconscie invocazioni” lo faranno IRROMPERE quale Giustiziere Pacificatore per un NUOVO INIZIO.
      Prima pero’ gli Animi dovranno essere Purgati dalla Sofferenza che questa crisi che si sta radicando per i prossimi anni portera’ alla maggioranza di tutti noi.
      Solo diventando Plebaglia, toccando il fondo, provando vergogna si puo’ trovare la forza morale per il riscatto.
      …Purtroppo al momento, tra i giovani e non, circolano ancora troppi I.POD, Tablet…….
      Vorrei tanto che fosse solo il Baratro paventato da Monti & Co., un baratro economico…
      Per chi ha Fede rimane solo la Preghiera e l’attesa paziente.
      Saluti Giovanni

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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      Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.

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