“Signore, dammi la forza di cambiare le cose che vanno cambiate e di conservare quelle che vanno conservate. Ma soprattutto, concedimi la saggezza di distinguere le prime dalle seconde”. Temo che Matteo Renzi non abbia mai letto nulla di Tommaso Moro, pregiato autore de “L’Utopia”. Altrimenti, anziché ammorbare gli italiani con proposte da avanspettacolo, il Rottamatore affronterebbe con decisione il galoppante dramma della disoccupazione (clicca per leggere). Renzi invece, assorbendo al contrario la lezione di Tommaso Moro, conserva ciò che andrebbe cambiato (l’impianto neoliberista delle politiche di governo, ndm), cambiando ciò che andrebbe conservato (il decoro e il prestigio delle assemblee democraticamente elette, ndm). Smascherato il bluff Monti, evaporato l’inconsistente Enrico Letta, resta ora in pista il decisionista Matteo Renzi. Checché se ne possa pensare, il fiorentino non è affatto il prodotto di una “specificità tutta italiana”; al contrario, Renzi veste perfettamente i panni del demagogo gattopardesco utile nel garantire i soliti interessi consolidati. Di fronte all’aggravarsi della crisi, aumentando dappertutto il malcontento popolare, i massoni reazionari Draghi, Merkel, Olli Rehn e compagnia sanno che per garantirsi una continuità politica sostanziale (“rispetto dei trattati”, “rigore e austerità”) devono favorire l’emergere di figure che incarnino una discontinuità formale (“aboliremo il Senato e gli sprechi perché ce lo chiedono gli italiani”). Il modello Renzi, sintetizzabile nell’assunto “risposte false a problemi veri”, è già sbarcato pure in Francia. Durante la recente tornata amministrativa, il partito socialista del Presidente Hollande ha subito una sonora sconfitta. Non era difficile prevederla. Hollande, fattosi eleggere promettendo discontinuità, si è dimostrato nei fatti poco più che un pagliaccio, un buffone subalterno alla Merkel tanto quanto altri collaborazionisti sedicenti socialisti come Bersani, Fassina, Gabriel e Steinbruck. Perché l’elettorato transalpino ha abbandonato Hollande? Perché, con tutta evidenza, il “budino” ha raggirato i suoi connazionali, chiedendo voti alla sinistra per blindare le solite politiche classiste e di estrema destra. E ora, di fronte all’innegabile fallimento, cosa fa quell’ipocrita di Hollande? Cambia rotta sposando un profilo veramente progressista in grado di sintonizzarsi con gli umori del Paese, o, da perfetto cialtrone qual è, sceglie di buttarla in caciara? Come direbbe l’indimenticato profeta Quelo: “la seconda che hai detto”. Anziché prendere atto di una sconfitta figlia di politiche scellerate, sublimate dal varo di un assurdo “piano per la responsabilità” intriso di dogmatica neoliberista (clicca per leggere), Hollande reagisce alla sconfitta esasperando i tratti autoritari e reazionari del governo. La sostituzione dello scolorito ex capo dell’esecutivo Ayrault con il ben più energico e “renziano” Manuel Valls ne costituisce la prova più evidente. Valls tra l’altro, massone elitario di casa presso il famigerato gruppo Bilderberg (clicca per leggere), è noto solo per le sue posizioni “intransigenti” in tema di accoglienza ed integrazione. La Francia quindi, esattamente come l’Italia, sposterà l’attenzione sulle questioni più disparate pur di non mettere in discussione i sacri dogmi che impongono il “consolidamento fiscale” costi quel che costi. Per capire quali forze determino ad ogni latitudine le scelte dei diversi governi-fantoccio che paralizzano l’Europa, è utile leggere con attenzione un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera. Scrive infatti il quirinalista Marzio Breda al fine di glorificare la “generosa apertura di Napolitano” buona per dare un segnale sul cammino delle riforme: “…basterebbe rileggersi il rapporto stilato dalla J.P. Morgan il 28 Maggio del 2013, là dove indica nella debolezza dei governi rispetto al Parlamento e nelle proteste contro ogni cambiamento alcuni vizi contingenti del sistema italiano…”. Capito? Il report di una banca d’affari che individua nello spirito antifascista della nostra Costituzione (clicca per leggere) il vero intralcio da rimuovere è surrettiziamente innalzato al ruolo nobile di fonte del diritto. E pensare che c’è ancora chi mi accusa di richiamare a sproposito lo spauracchio del neonazismo (per quanto in forma tecnocratica) in relazione ai tempi che viviamo. Mala tempora currunt…
Francesco Maria Toscano
1/04/2014
Non è un pesce d’aprile, e nemmeno c’entra molto con il tema, se non che il libro di cui vorrei riportare alcuni brani, fu scritto nel 1933, l’anno di ascesa al potere di Hitler, guarda caso un dittatore criminale che mise sotto scacco l’Europa. Libro straordinario, troppo audace per i tempi, infatti non verrà pubblicato per 50 anni, perché appunto troppo scandaloso, per il soggetto e per il linguaggio: “La strada per Los Angeles” di John Fante.
“Mattina, è ora di alzarsi, e allora alzati, Arturo, va’ a cercarti un lavoro. Va’ là fuori a cercare ciò che non troverai mai. Sei un ladro, un killer di granchi, un donnaiolo da stanzino dei vestiti. Tu non lo troverai mai, un lavoro.
Ogni mattina mi alzavo con questo stato d’animo. Ora devo trovarmi un lavoro, mannaggia l’ inferno. Facevo colazione, mi mettevo un libro sottobraccio e le matite in tasca e mi avviavo. Giù per le scale, in strada, a volte c’era freddo a volte caldo, a volte c’era nebbia a volte era sereno. Non aveva mai molta importanza, con un libro sottobraccio, andare in cerca d’un lavoro.
Che lavoro, Arturo? Oh oh! Un lavoro per te? Ma ti sei guardato, ragazzo? Un killer di granchi. Un ladro. Che guarda le donne nude nello stanzino dei vestiti. E tu ti aspetti di trovare un lavoro! Che ridere! Eccolo qua, l’idiota col suo grosso libro. Dove diavolo stai andando, Arturo? Perché fai questa strada e non quell’altra? Perché a est e non invece a ovest? Rispondimi, ladro!
Chi vuoi che te lo dia un lavoro, porco che sei, chi? Ma c’è un parco dall’altra parte delta città, Arturo. Si chiama Banning Park. E’ pieno di magnifici eucalipti e di prati verdi. Un gran posto per leggere! Vacci, Arturo. Leggi Nietzsche. Leggi Schopenhauer. Stattene in compagnia dei potenti. Un lavoro? Puah? Vatti a sedere sotto un eucalipto a leggere un libro cercando un lavoro. Eppure qualche volta lo cercavo, un lavoro.”
Ricordo alcune interviste fatte negli Stati Uniti a ridosso del fallimento di Lehman Brothers e la crisi dei subprime del 2008 dove diversi broker spiegavano candidamente che per ripianare il buco planetario l’Italia doveva fare la sua parte con almeno 800 miliardi di dollari. Siamo appena all’inizio e la fine chissà se mai verrà.
Prestano il denaro che stampano e ci accorgiamo solo ora di essere schiavi
Purtroppo la maggior parte degli italiani non se n’è ancora accorta …
Confermo!!!
Renzi, svolta autoritaria in vista della macelleria 2015
Che c’azzeccano il Senato e l’Italicum con la crisi economica? Qualcuno si stupisce che il governo Renzi, in una situazione così drammatica, dia invece la priorità alla riforma di Palazzo Madama e della legge elettorale? «La spiegazione di questa apparente incongruità è chiara, purtroppo».
Renzi, sostiene Marco Della Luna, è stato scelto «non certo per dimostrate capacità, ma per la sua immagine di bravo ragazzo a capo di un governo di giovani rassicuranti». E’ un’immagine che «lo rende idoneo, con l’aiuto di contentini demagogici su tasse e bollette, a far passare una riforma elettorale e del Senato estremamente pericolosa e aggressiva verso la democrazia e lo stesso impianto della Costituzione».
Una riforma, dice Della Luna, che «prepara l’ambiente giuridico-costituzionale adatto in cui il successivo premier potrà esercitare una dittatura formalmente legittima per gestire un prevedibile e imminente periodo di peggioramento economico e di protesta sociale».