imagesLa crisi ucraina diventa ogni giorno più complessa. Dopo avere annesso la Crimea, regione storicamente russa “regalata” all’Ucraina dall’ex presidente sovietico Krusciov, Putin continua ad esercitare una certa pressione sul fragile governo di Kiev nato sull’onda delle proteste (etero- dirette?)  di piazza Maidan. La cacciata di Yanukovich, premier imbelle ma eletto con metodo democratico, ha destabilizzato l’intera regione, rinverdendo al contempo le ambizioni di una Russia mai del tutto rassegnatasi a ricoprire il ruolo di semplice comparsa all’interno del nuovo scenario di potere globale cristallizzatosi all’indomani della caduta del Muro di Berlino. Trovo utile, anziché farsi trascinare dalla tentazione manichea tipica di chi prima parteggia e poi riflette, sviluppare un ragionamento destinato a far capire a tutti come le vicende nazionali vadano necessariamente valutate all’interno di un quadro più ampio. Perché, dopo il crollo dello spauracchio comunista, l’Europa occidentale ha assistito impotente allo sgretolamento della sua civiltà?  Perché, all’interno dei singoli Stati-Nazione, il rituale alternarsi di forze socialiste e popolari non ha di fatto interferito con l’avanzare del progetto autoritario e tecno-nazista ora esploso dappertutto in tutta la sua tragica evidenza? Fondamentalmente perché esistono due livelli di potere: uno effettivo e risoluto (discretamente esercitato nel buio dei Templi più elitari da massoni a vocazione cosmopolita); l’altro visibile e innocuo (incarnato da burattini alla Alfano e Renzi, esecutori per conto terzi ricompensati a fine carriera per il tramite di contratti milionari generosamente offerti dalle solite banche d’affari internazionali). L’uomo saggio, di regola, ignora le pantomime recitate dai burattini, preferendo impegnarsi nel tentativo di  demistificare le mosse predisposte dagli occulti burattinai. Al di là delle nobili intenzioni di principio, cosa ha prodotto fino ad oggi il fenomeno conosciuto con il nome di “globalizzazione”? Di fatto un sostanziale livellamento al ribasso delle condizioni di vita delle classe subalterne dell’intero pianeta. Prospettiva accettabile per quei popoli, specie africani ed asiatici, che non hanno mai conosciuto un barlume di benessere e sicurezza; tragica e desolante, invece, per tutti gli occidentali che erano abituati a ben altri standard di vita. Nell’ottica dell’oligarchia mondialista dominante, il nuovo archetipo ovunque prevalente sarebbe dovuto nascere dalla fusione in provetta tra le condizioni misere e schiavili tipiche dei lavoratori del terzo mondo, con quelle dignitose ed oneste conquistate dai lavoratori occidentali grazie a secoli di dure battaglie. Questo meticcio vive ora in mezzo a noi: salari ai limiti della sopravvivenza, pochi diritti e precarietà estrema ne compongono i tratti distintivi. Naturalmente un progetto di questo tipo, rappresentato in Italia dai vari Draghi e Napolitano, può funzionare solo se le élite al comando dei rispettivi Stati sentono di dover servire prioritariamente la causa globale, delegando a semplice e trascurabile alternativa ipotetica quella che impone la salvaguardia del mero “interesse nazionale”. Per dirla in maniera ancora più chiara, per far trionfare un nuovo ordine mondiale dove il salariato del Bangladesh guadagni in media 200 euro al mese come il precario italiano di un qualsiasi call center, è indispensabile che Renzi, così come Hollande, così come Merkel, così come Obama, così come Putin e così come tutti i componenti di una oligarchia in possesso dei singoli pezzi dello stesso puzzle, giochino la stessa partita. Se un pezzo (specie se grosso) salta, il puzzle rischia di rimanere incompleto. La Russia, riscopertasi identitaria, rischia di essere proprio il pezzo mancante che impedisce l’ultimazione del quadro. Questo è un bene o un male? Non è facile dare una risposta. Di sicuro il tipo di globalizzazione concretamente palesatasi, affamante, disumana, oligarchica, darwiniana e nazista, è da respingere. Di sicuro la governance liquida ora imperante sull’intero globo terracqueo è figlia della perversione intellettuale di una élite di contro-iniziati cresciuti come serpi in seno nel corpo dell’Occidente libero (penso agli autori del famoso “The Crisis of Democracy”, per esempio). Di sicuro, infine, i popoli europei non potranno resistere ancora molto a lungo galleggiando sulle sabbie mobili che il Venerabile Draghi ha sadicamente preparato col recondito fine di inghiottire i più deboli. Per cui, in conclusione, o l’Occidente sviluppa in maniera endogena gli anticorpi capaci di scacciare subito i “mercanti” (di morte) dal Tempio; o, in caso contrario, tanto vale fomentare tatticamente l’emergere di un nuovo sistema bipolare, est-ovest, in grado di rompere quel velo di “unanimismo incantato” che consente ai criminali oggi al potere di giustificare qualsiasi nefandezza evocando ipocritamente i necessitati effetti collaterali provocati da una globalizzazione che sembra non avere né padre né madre. Non è molto, ne convengo. Ma in alcuni casi bisogna sapersi accontentare.

    Francesco Maria Toscano

    14/04/2014

    Categorie: Esteri

    15 Commenti

    1. Rodion scrive:

      Sono davvero stupito.

      Se l’1% dei giornalisti fosse come il Moralista vivremmo di nuovo in una democrazia che lotta per compiersi.

      Ti meriti in anteprima questo “assaggio” di paper, a conferma di quanto sostieni:

      https://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=4278944

      L’autore, che ha dimostrato agli statunitensi come i diritti civili passino prima dai diritti sociali (segnando tra l’altro il passo a M.L.King), ha subito l’umiliazione di dividere il Nobel con l’ideologo più sociopatico del secolo scorso e a cui dobbiamo il baratro in cui il pianeta si trova a fronteggiare: von Hayek.

      Autore **socialdemocratico** che si occupò anche delle disgrazie della crisi del’29 e fondamentale per il successo delle socialdemocrazie scandinave.

    2. Giampaolo scrive:

      Questo (psuedo) sitema bipolare est-ovest credo sia solo fumo. Alla fine si tratta di affari, diversi e contrapposti certo, ma sempre di affari si tratta…

      • Rodion scrive:

        Vedi, tutto le opinioni sono interessanti ma, per qualche strano motivo, da Atene a Bologna gli Occidentali hanno creato dei luoghi chiamati “atenei” o “università”.

        In questi luoghi si tramanda da secoli, da professore ad alunno, l’eccellenza del sapere: eccellenza che nella forma di arte e di scienza ha fatto dell’Occidente il mondo migliore in cui vivere.

        Bene: hai letto quella prefazione al lavoro del premio Nobel Gunnar Myrdal? Prima di esprimere la tua libera opinione non sarebbe meglio cercare un altro lavoro di pari rilevanza che almeno premetta un’analisi dissonante?

        C’è un motivo per cui gli edifici vengono generalmente progettati dagli ingegneri e non dai sarti?

        Prova a considerare che attualmente, di fronte alla catastrofe, potremmo essere meno angosciati in un contesto di stallo “no winners”. Ti suggerisco di (ri)vedere “Wargames” e di comunciare a pregare che non sia “solo fumo”…

    3. Giovanni scrive:

      Una domanda che mi pongo spesso, quando mi trovo a riflettere sulla globalizzazione ed il N.W.O. in atto e’ la seguente:
      Tutta questa gente, da Kissinger a Napolitano ai Rockfeller Rotschild and co.dove trova l’energia, la voglia, la passione, la costanza, la determinazione…per il perseguimento dei loro scopi?
      Non e’che siano tutti dei ventenni…!!!???
      Non e’ che ogni loro mossa, benche’ pianificata, sia poi cosi’ facilmente realizzabile!
      Credono forse nell’immortalita’ personale? Hanno una certezza della reincarnazione? o sono talmente DANNATI, da essere costretti ad inseguire costantemente i loro sogni, come il cane che insegue la propria coda?
      O c’e’ dell’altro?
      Tipo dottrine sataniste, omicidi rituali, sacrifici di bambini, messe nere¨?!?!
      Di solito nei film le persone ultraottantenni ce le presentano come simpatici nonnini circondati dall’amore ed ammirazione dei nipotini……
      Vediamo invece una realta’ ben diversa.
      Quel Grande Vecchio diceva a “pensar male ci si azzecca”…
      Saluti Giovanni

      • fabio ehsani scrive:

        se il Moralista o Magaldi ci approfondiscono questo tema, gli siamo molto grati. io sospetto che facciano messe nere e orgie per cementare i rapporti personali. mi auguro che non facciano sacrifici umani, ma con tutta la gente che scompare per le metropoli e il loro cinismo, ho paura che sia vero che facciano queste ignobili cose

      • caro Giovanni, il dramma è che i Massoni credono nella reincarnazione, già il fatto che durante la decapitazione il concetto medesimo del gesto è da vedersi come ritorno alla vita. Io, auspico che gente come hai elencato ritorni in vita da suddito, come è il loro bieco progetto e che gente come noi ritorni in vita come esecutore delle loro malefatte anti-socialiste

    4. Alessandra scrive:

      ..io sono propensa a credere che Il Moralista ci azzecchi..anzi spero che ci azzecchi, anche se Putin non e’ il mio ideale, pero’ credo sia meglio ci sia qualcuno che rovina i piani dei “globalist”

    5. Condivido e auspico che Putin sia l’inizio della fine e che il popolo, a furia di istruirlo diventi popolo e trasformi la sua possanza in un manifesto perenne. Ha mio avviso sia nella prima guerra mondiale economica, invisibile, subdola che avrà fine grazie alla trasformazione del pensiero inerente al cuore di Putin. Lunga vita e CASUS BELLI.

    6. Michele scrive:

      Io non credo che una globalizzazione nel senso di “mondo unipolare” sia auspicabile (in realtà, grazie alla natura umana, penso non sia nemmeno applicabile senza creare dissenso e, infine, ribellione). Qualunque sistema sociale che non preveda un bilanciamento, un’alternanza, un’alternativa al pensiero unico (qualunque esso sia,anche positivo) mi appare alienante e spaventoso, la “fine della storia”. Non possiamo volere un mondo standardizzato su un solo modello. Penso al tao e me lo immagino tutto grigio (o bianco, o nero).

      • Rodion scrive:

        “o non credo che una globalizzazione nel senso di “mondo unipolare” sia auspicabile (in realtà, grazie alla natura umana, penso non sia nemmeno applicabile senza creare dissenso e, infine, ribellione)”

        Ottimo Michele, la tua opinione è supportata da Schmitt stesso, che già dagli anni ’50 e ’60 prevedeva che il percorso di globalizzazione avrebbe portato a feroci guerre e fenomeni di terrorismo.

        Il “divide et impera” può valere, a certe condizioni, anche in senso inverso… ma a livello geopolitico.

    7. alessandro scrive:

      Devo ritenermi persona dalle limitate capacità di comprensione se non ho capito l’articolo? In che senso auspicare (anche se si riconosce che non è la miglior cosa) il ritorno ad un sistema bipolare est-ovest che possa in qualche modo (in che modo?), “rompere quel velo di “unanimismo incantato” che consente ai criminali oggi…ecc.”. Nel senso che una contrapposizione con l’est può far emergere le contraddizioni dell’occidente? E se al contrario servisse per cementare e puntellare le posizioni occidentali dei Leader che si presenterebbero nella veste vincente dei “Responsabili”, e dei garanti dei diritti civili e democratici, rispetto alle pretese egemoniche e totalitarie russe? Tra l’altro spostando l’attenzione delle masse sulla nuova contrapposizione geopolitica e mettendo in ombra il processo d’involuzione oligarchica a cui stiamo assistendo!
      Ho l’impressione che si sottovaluta inoltre il processo di graduale svuotamento delle sovranità nazionali rispetto ad entità non statuali o non governative o comunque rispetto all’egemonia di strutture tecnocratiche articolate in organizzazioni “liquide” non soggette al controllo popolare, ma più facilmente permeabili da certi consessi latomistici e da enormi lobbies d’interesse privato (come nel caso dell’UE). Ho l’impressione che gli stati nazionali contino sempre meno rispetto a queste nuove entità e consessi sovranazionali e non credo sia ripetibile la contrapposizione in due blocchi se non come una mera operazione di facciata, utile per tutelare o arricchire qualche interesse privato. Quando il mondo era diviso in due blocchi gli stati contavano ancora qualcosa e si scontravano due idee diverse di modello di sviluppo economico. Mi chiedo se solo con una crescita dei nazionalismi esasperati o dei totalitarismi si potrebbero ridimensionare le pretese egemoniche sovranazionali che stanno caratterizzando l’attuale processo di globalizzazione? O c’è la possibilità di un ritorno a moderate forme di nazionalismo che restituiscano la sovranità agli Stati restituendo dignità ai cittadini? Ho l’impressione che, se non sorge un nuovo e consapevole risveglio delle avanguardie di pensiero, questo lento ed inesorabile processo involutivo si potrà superare soltanto mediante nazionalismi esasperati, con il rischio di buttarci a mare tutti i progressi civili raggiunti fino ad oggi. Si rischia di gettare via il bambino con l’acqua sporca. Ed è qui che nascono le simpatie per i vari Putin, Le Pen, Farage, Salvini ecc. Trovo ciò una vera sconfitta. Non sarà il caso di fare qualche passo indietro rispetto al processo di globalizzazione, smontando e demistificando le parole melliflue di tanti tromboni che vendono sogni alla gente, avendo cura di tenersi il deretano sempre al caldo?

    8. Laura scrive:

      Ottimo Francesco Toscano.
      Allora che si fa, fomentiamo?

    9. […] da un mio articolo sulla Russia e dintorni (clicca per leggere), i Fratelli di Grande Oriente Democratico hanno vergato un ottimo pezzo (clicca per leggere) volto ad […]

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    • Chi è il moralista

      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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      Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.

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