untitledDopo avere ottenuto uno strabiliante risultato alle recenti elezioni europee, il Pd di Renzi si prepara ad approvare le famose riforme istituzionali per dare finalmente “risposte agli italiani”. Questa lettura contiene un duplice imbroglio: da un lato accredita la favoletta che dipinge gli italiani ansiosi di vedere trasformato il Senato in una specie di inutile bivacco popolato da non meglio precisati “rappresentanti delle autonomie locali”; dall’altro insinua surrettiziamente il dubbio circa la sostanziale incompatibilità fra ripresa economica e tenuta della democrazia. Il problema non riguarda il mantenimento o meno del bicameralismo perfetto, fenomeno tra l’altro sconosciuto in quasi tutte le migliori democrazie del mondo. Il problema riguarda il non detto, il sottinteso cioè che si evince ricercando la ratio di alcuni provvedimenti, che, dall’abolizione delle Province fino alla ridefinizione del Senato,  sembrano tutti tesi ad indicare nella Casta degli eletti la vera zavorra in grado di impedire una rapida e compiuta ripresa economica. Questo approccio, oltre che miserabile e falso, è molto grave perché può aprire in prospettiva la strada ad un nuovo tipo di autoritarismo. Se ai cittadini verrà fatto credere di dover infine scegliere tra l’accettazione supina della povertà e la salvaguardia delle regole tipiche di un ordinamento democratico, questi ultimi saranno probabilmente prima o poi indotti a sacrificare la libertà nella illusoria convinzione di riceverne così in cambio un pezzo di pane. Eventualità, questa, già peraltro ampiamente verificatasi nel secolo scorso. Se perfino una mezza tacca del calibro del renziano Lotti dichiara che “non si possono bloccare le riforme per assecondare 12 senatori che contraddicono la volontà di 13 milioni di elettori”, vuol dire che il livello di guardia è stato già abbondantemente superato. L’Italia vive una fase di transizione. Quando nel 1992 scoppiò il ciclone denominato Mani Pulite, propedeutico alla svendita del patrimonio pubblico per come poi effettivamente gestito dal Venerabile Draghi, gli italiani furono indotti dal sistema mediatico dominante a scambiare un operazione di potere per opera di giustizia. Non che la casse dirigente della Prima Repubblica fosse immune dai vizi, ma, vista la qualità di chi è arrivato dopo, credo di poter affermare con animo leggero che quella inchiesta a tutto servì tranne che a “moralizzare” la vita politica italiana. In questi giorni in tanti, sulla scia dello scandalo riguardante anche ma non solo il Mose di Venezia, intravedono i prodromi di una nuova Tangentopoli. A me, a dire il vero, pare semmai iniziato il secondo tempo di una vecchia partita, destinato ora a regolare i conti con i “miracolati” di quella indegna stagione incarnata dal ghigno di Di Pietro; miracolati di marca comunista rimasti allora di fatto incolumi per ragioni geopolitiche che nulla hanno a che vedere né con la verità né con la giustizia. Vi siete mai chiesti come mai Silvio Berlusconi non abbia mai nel corso degli anni imposto una vera riforma della giustizia in grado di “tagliare le unghie alla famigerate toghe rosse”? Non gli mancavano né gli argomenti né i numeri. Eppure, a parte sbraitare in campagna elettorale, i suoi governi non hanno mai fatto nulla di concreto. Neanche la famosa (e sacrosanta) proposta riguardante la responsabilità civile dei magistrati per dolo o colpa grave ha mai trovato il tempo di approvare l’uomo di Cesano Boscone, sempre troppo impegnato nel limare provvedimenti demenziali e inutili come il lodo Alfano. Perché? Perché in un paese popolato da uomini piccini nessuno fa niente se non per interesse. E la politica, valutato il tutto in un’ottica prosaica, preferisce minacciare, senza mai approvare, riforme avvertite come “punitive” dai giudici. Qualcuno si è chiesto come mai alla Camera è stato solo ora approvato un testo che rispolvera la responsabilità civile dei giudici? Credete per davvero che i partiti abbiano finalmente maturato una genuina consapevolezza circa l’indispensabilità di un simile provvedimento? O forse, cosa assai più probabile, la Camera ha inteso mandare un avvertimento ai giudici che indagano sui potenti al fine di garantire in maniera irrituale la posizione di qualcuno che sta molto a cuore al sistema nel suo insieme? Sono pronto a scommettere che il Senato correggerà la decisione, intrisa di messaggi obliqui, già assunta dalla Camera; in compenso, come per magia, alcune inchieste potrebbero sgonfiarsi gradualmente, stritolando alcuni pesci piccoli e preservando la purezza dei potenti, specie di quelli alla Saccomanni e Tarantola finiti sotto la lente di ingrandimento dei magistrati di Trani. Ai posteri l’ardua sentenza.

    Francesco Maria Toscano

    16/06/2014

    Categorie: Politica

    2 Commenti

    1. Ho il vago sentore di avere letto una certa cosa, tipo Habeas Corpus, nella Carta del Carnaro, anno 1920. Politicamente siamo ancora in quell’anno?

    2. Giovanni scrive:

      Secondo questi riformatori sembrerebbe che, dato che FIAT non vende piu’ auto in Italia, se riformiamo il senato o le provincie o l’art.18 o ecc.ecc., poi la FIAT si mette ad assumere personale perché….ci sara’ la ripresa…
      Faccio notare che alle elezioni europee, per la prima volta, Berlusconi non ha usato la parola “COMUNISTA” durante la campagna elettorale…
      (accordo del Nazareno?!?!) non gli ha portato fortuna
      Sarebbe veramente un peccato vedere tutta quella bella gente(Saccomanni Tarantola Severino…) andare in prigione, magari in cella con qualche tossico extracomunitario che poi li farebbe diventare razzisti.
      Suvvia Giudici cari, non si puo’ trattare tutti alla stessa stregua.
      L’avete mai letta la poesia di Toto’ A Levella….?!?!
      A mio avviso c’e’ un solo modo per Riformare l’Italia:
      Votare la seguente legge:
      -Dal 1.1.2015 ogni comportamento onesto, o che appaia tale, sara’ severamente punito con la pena da 20 anni all’ergastolo.
      Si concedono 5 mesi di tempo ai cittadini per potersi mettere “Fuori Regola”
      Tutti i processi in corso verranno risolti mediante semplice “Autocertificazione di disonesta’.
      Le carceri pertanto saranno svuotate
      In un mondo globalizzato questa legge ci permettera’ di combattere, di aumentare la produttivita’, i profitti…il PIL….
      Ve li immaginate gli avvocati, con le loro toghe, a lottare per dimostrare “La Disonesta’” dei propri assistiti, in quanto le parti avverse non accettano le “Autocertificazioni di disonesta’?
      Ordo ab Cahos
      …Chinon e’ sotto ricatto scagli la prima pietra…
      Povera Italia
      E intanto fuori piove Governo Ladro
      saluti Giovanni

    Commenta a Giovanni


    "nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti ma raramente dei moralisti che non erano farabutti." (Indro Montanelli)


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    • Chi è il moralista

      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

    • Cos’è il moralista

      Sito di approfondimento politico, storico e culturale. Si occupa di temi di attualità con uno sguardo libero e disincantato sulle cose. Il Moralista è un personaggio complesso, indeciso tra l'accettazione di una indigeribile realtà e il desiderio di contribuire alla creazione di una società capace di riscoprire sentimenti nobili. Ogni giorno il Moralista commenterà le notizie che la cronaca propone col piglio di chi non deve servire nessuno se non la ricerca della verità. Una ricerca naturalmente relativa e quindi soggettiva, ma onesta e leale.

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