Renzi è un demagogo eccezionale. Un Berlusconi giovane, più scaltro e cinico, capace di ammaliare gli italiani per condurli silenziosamente nell’abisso. L’ex sindaco di Firenze è bravissimo nel veicolare una illusoria e mediatica “discontinuità formale”, indispensabile per occultare sapientemente la sostanziale prosecuzione di politiche vecchie già bocciate dalla storia e dalla cronaca. Renzi continua a dire di volere una Europa diversa, una Europa che condivida valori e speranze e non soltanto una moneta; un’Europa, insomma, pronta ad abbandonare la strada della contabilità ragionieristica per darsi finalmente un’anima. Tutte cose giuste e sacrosante. Peccato si tratti soltanto di meri auspici e sterili dichiarazioni di intenti. Al di là della narrazione nuova proposta dal Rottamatore, certamente efficace quanto ingannevole, quale provvedimento promosso da Renzi testimonia la volontà di invertire per davvero la rotta? Nessuno. Renzi promette ogni due per tre di voler rispettare i trattati perché l’Italia è responsabile, più responsabile perfino della arcigna Germania. Renzi dice di voler aggredire il problema della disoccupazione perché senza occupazione non ci può essere stabilità. Vero. Renzi ignora però che, come spiegava egregiamente l’insuperato Keynes, la disoccupazione cresce in misura inversamente proporzionale al crollo della domanda. E come può il governo Renzi stimolare la domanda interna senza discutere la gabbia di ferro del fiscal compact? Semplicemente non può. Renzi è un ossimoro vivente, una contraddizione in termini, un nemico della logica, della verità e della ragione. Me è giovane ed è simpatico. E, per ora, agli italiani tanto basta per gratificare il pinocchietto fiorentino di un consenso temerario e spropositato, destinato a trasformarsi presto in disillusione prima e in rabbia poi. Chi sbaglia la diagnosi non può indovinare la cura. E la diagnosi sulle cause della crisi proposta da Renzi è falsa come Giuda (clicca per ascoltare). Il nostro premier, nel video testé rilanciato, spiega a reti unificate che la Germania è uscita quasi indenne dalla crisi perché seppe promuovere riforme dolorose in tempi non sospetti. Per cui, azzardando un paragone ridicolo tra Noè e l’ex presidente socialdemocratico Schroder, il Rottamatore individua nella famigerata Agenda 2010 le ragioni dell’attuale supremazia teutonica sull’intero Vecchio Continente. Cos’era l’Agenda 2010? Era un pacchetto di riforme, di marca sfacciatamente neoliberista, varato con l’intento di precarizzare il lavoro, diminuire i salari e colpire il welfare. Un pacchetto cioè intriso delle stesse linee guida che hanno caratterizzato tutte le controriforme approvate nei Paesi occidentali, Italia compresa, negli ultimi trenta anni. Renzi, più che l’uomo nuovo, sembra semmai un brillante tardo-epigono del Washington Consensus, bibbia venerata da tutti gli oligarchi ovunque dispersi nell’orbe terracqueo. L’economia tedesca, tralasciando le ricorrenti stupidaggini lasciate passare come vere da un circuito mediatico insipiente e/o corrotto, si mantiene in vita ricorrendo all’antropofagia. In buona sostanza, all’interno di un sistema dominato da una moneta unica che somiglia molto al vecchio marco, impedendo quindi ai paesi periferici di svalutare, contraendo la domanda interna e mantenendo un surplus spropositato nella bilancia delle partite correnti, la Germania divora di fatto tutti i Paesi limitrofi. Circostanza peraltro ampiamente riconosciuta perfino dal Tesoro americano (clicca per leggere). Ma a Renzi dire la verità non conviene. Solo recitando bene la parte del finto innovatore Renzi potrà infatti sperare di essere un giorno accolto nel seno di quelle Ur-Lodges che disegnano nell’ombra i destini dei popoli (clicca per leggere). Ur-Lodges frequentate con successo da decenni dall’intramontabile Giorgio Napolitano (primo comunista ad essere accolto negli Stati Uniti nei giorni del sequestro Moro), non a caso rimasto punto di tenuta del sistema nonostante l’irrompere sulla scena del Gianburrasca fiorentino.
Francesco Maria Toscano
24/06/2014
“la Germania impedisce di svalutare ai paesi periferici” e aggiungerei che, grazie al cambio fisso, la stessa Germania non rivaluta, quanto avrebbe giocoforza rivalutato, se avesse conservato il marco, in presenza di un surplus commerciale delle dimensioni attuali. Anzi un surplus così alto se lo sarebbe sognato! molto bene! Quanto a Renzi, si consumerà presto assieme al suo patetico egotismo, ancor prima delle riforme sul tavolo della bella Ministra e sicuramente moltissimo prima che alla bella Boschi le spuntino le prime rughe sul viso
[…] FONTE WEB: IL MORALISTA […]
Concordo su tutto meno che sulla simpatia di Renzi (la nutria).
Detto questo, il nuovo canale televisivo “SUD”, avrà un sito internet in cui ri-vedere le trasmissioni, oppure sarà una cosa limitata al solo sud Italia?
diciamo pure che le imprese tedesche, a differenza di quelle italiane i cui vertici perdono tempo a litigare con i sindacati, investono in ricerca e sviluppo…
Ma certo, è noto che le imprese italiane hanno talmente tanti soldi da impiegare nella ricerca che infatti stanno morendo come mosche…
Litigare con chi? Con i sindacati? Buona questa!
Pietro gambadilegno che litiga coi bassotti!
A proposito. Gli industriali Tuderi i sindacalisti li portano direttamente a Troie.Et voilá, il dumping salariale è fatto..(Peter Hartz…)
vedi alla voce marchionne che litiga con landini e licenzia gli operai che non firmano gli accordi…
Ah.. Landini..quello che litiga con Marchionne ma vuole tenersi l’euro cioè il più micidiale strumento di disciplina del sindacato…
Goedel godrebbe come un riccio…”Ogni assiomatizzazione coerente (= non autocontraddittoria) della logica di Landini contiene proposizioni indecidibili”…
ma forse anche Lucaks,che Landini certamente conosce, per via di quella faccenda degli opposti in solidarietà antitetico polare volti a declinare al plurale sempre la solita, unica, tesi…magari Rodion ci fa una nuova puntata su…
Il quale licenziamento è stato, ovviamente, annullato in sede giudiziaria.Se c’è un solo sindacato che ha fatto gli interessi dei lavoratori, quello è proprio Fiom-Cgil.
Caro Luca
la FIOM-CGIL avrà anche spento qualche focolaio locale, dopo avere però contribuito (per colpa o per negligenza non è nemmeno più il caso di starci a discutere sopra) ad innescare un devastante incendio su vasta scala.
Non si può dire di stare dalla parte dei salariati senza nel contempo scagliarsi con decisione e senza se e senza ma contro quell’abominio macroeconomico rappresentato dallo sciagurato accordo di cambio fisso.
Chi non lo fa accetta ipso facto di stare dalla parte della compressione dei salari ottenuta via precarizzazione, sottoccupazione e disoccupazione diffusa a favore dei “profitti”.