Il sistema giornalistico mainstream informa solo ora i cittadini circa il possibile occulto significato delle bombe esplose nel 1993 a Roma nelle chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (clicca per leggere). Affinché ognuno di voi possa meditare sulla palese strumentalità di un sistema mediatico che centellina le notizie e le divulga assecondando una tempistica mai casuale, vi invito a rileggere oggi un articolo scritto dal Moralista nel lontano Giugno del 2012. Buona ri-lettura.
Titolo: I MEDIA SI INTERROGHINO SUL POSSIBILE SIGNIFICATO DELLE BOMBE NELE CHIESE DI SAN GIOVANNI E SAN GIORGIO.
ARTICOLO SCRITTO PER “IL MORALISTA” IL 17/06/2012
“Le bombe di Roma del 1993 che colpirono le chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano contenevano due messaggi occulti per i presidenti delle Camere dell’epoca, Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini”. Questa chiave di lettura offerta in tempi non sospetti dal consulente informatico (ora avvocato penalista) Gioacchino Genchi (clicca per leggere) andrebbe ora opportunamente approfondita, anche alla luce delle ultime notizie pubblicate dal Fatto Quotidiano, per la firma dell’ottimo Marco Lillo, circa lo scomposto intervento del Presidente Napolitano presso il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito su input di un Nicola Mancino evidentemente preoccupato dall’ evoluzione dell’inchiesta palermitana sulla trattativa Stato-mafia. “Un uomo solo può parlare…”, minaccia chiaramente l’ex vicepresidente del Csm al telefono con Loris D’Ambrosio, consulente giuridico del Quirinale. Ma Mancino solo non è, visto che il Colle si è preso poi effettivamente la briga di intervenire per tentare di allontanare i pericolosi fantasmi che popolano la mente di Mancino, ex ministro dell’interno al tempo dell’eccidio di Via D’Amelio. Oramai è chiarissimo: gli equilibri di potere della seconda Repubblica sono il risultato del biennio delle stragi. Le istituzioni faranno perciò di tutto per impedire che la verità possa emergere, mostrando così all’improvviso il volto mostruoso di un potere che affonda le sue lugubri radici nere sul terreno bagnato dal sangue di quei poveri martiri che, ipocritamente, annualmente commemora. La morte di Paolo Borsellino somiglia a quella di Giacomo Matteotti, ucciso per responsabilità di un regime che non può punire se stesso. Solo adesso si allungano pesanti ombre sulla figura di Oscar Luigi Scalfaro, per anni spacciato come esempio di rigore e onestà da tanti giornalisti degni dell’istituto Luce. Ai media non interessa capire per davvero cosa è successo, semplicemente perché lo sanno benissimo. L’oligarchia politica, informativa e giudiziaria che ha ricreato le condizioni per il riaffermarsi in Italia di un nuovo fascismo più ipocrita e abietto, esercita un violento e diffuso dominio proprio in virtù del silenzio complice e interessato che garantisce sulle vicende stragiste. I poteri di controllo in realtà non difendono la politica, difendono se stessi. I grandi giornali hanno pubblicato la smentita del Quirinale senza avere prima diffuso la notizia riguardante le pressioni in favore di Mancino. Il Fatto Quotidiano rappresenta una lodevole eccezione, e anche se raramente ho provato empatia per le ragioni di Marco Travaglio, che troppo spesso mi ricorda la figura del commissario Javert de I Miserabili, riconosco al suo giornale un ruolo di avanguardia in questa nuova e obbligata resistenza per la giustizia, la libertà e la dignità. Il prossimo anno scadrà il settennato di Napolitano, circostanza che, con ogni probabilità, determinerà inerzialmente considerevoli passi in avanti nella direzione della definitiva scoperta di quelle ragioni indicibili che determinarono la morte di Falcone e Borsellino, ma garantirono al contempo ad altri illustri personaggi di ricoprire indisturbati per anni ruoli di assoluto e immeritato prestigio.
Francesco Maria Toscano
In quel famigerato biennio,mentre qui esplodevano bombe e i politici sfilavano nei tribunali di Milano,dall’altra parte si firmava il trattato di Maastricht e il draghetto si dedicava al suo passatempo preferito:le privatizzazioni.Che strano,che tempismo perfetto,i “piloti automatici” della SStoria….