untitledIl mondo sta cambiando, il vecchio sistema di potere fondato su un consenso carpito con l’inganno inizia a franare e si affacciano all’orizzonte nuovi nomi e nuove sigle pronte per colmare l’evidente vuoto di potere creatosi. In Italia la finta alternanza fra Pd e reduci del Pdl non esiste più, trionfando dai tempi di Mario Monti una poltiglia consociativa etero-diretta dalla massoneria reazionaria sotto lo sguardo vigile di Giorgio Napolitano.Le cosiddette forze moderate e di governo, in conformità con l’era orwelliana che viviamo, sono in realtà sanguinarie e naziste, colpevoli di un numero indefinito di morti e feriti sacrificati sull’altare di una aberrante idea dell’Uomo da dare in pasto ai mercati. Da tempo immemore denuncio la perversione di uno schema che si regge sulla sostanziale corruzione delle due principali famiglie politiche europee, Ppe e Pse, unite nel riproporre pulsioni totalitarie e classiste per quanto ben nascoste da una retorica tranquillante e bonaria. “LA GUERRA E’ PACE, L’IGNORANZA E’ FORZA, LA SCHIAVITU’ E’ LIBERTA’”. Ora, abbracciando un simile presupposto, è naturale guardare con un misto di attesa e simpatia verso tutti quei movimenti, financo acerbi o improbabili, che tentino però di scardinare il lager concettuale costruito ad arte da alcuni malevoli architetti. Ho negli anni perciò seguito e raccontato l’ascesa di Marine Le Pen, i successi di Farage e le performance di Grillo e Tsipras, non perché particolarmente persuaso dalle diverse proposte singolarmente offerte da ognuno di loro, ma in quanto desideroso di vedere franare la perversa costruzione euro-tecnocratica ora dominante. Il mio auspicio poteva quindi ben sintetizzarsi prendendo a prestito le parole del brillante giornalista austriaco Karl Kraus: “Ben venga il caos, dal momento che l’ordine ha fallito”. Ad una analisi più attenta è però giusto riconoscere come la pochezza culturale che accumuna quasi tutte le forze “antagoniste” presenti nel Vecchio Continente, finisca più o meno volontariamente con il rappresentare un fattore di tenuta del sistema stesso. Tutti i movimenti politici che nascono su basi emozionali e non ideologiche vantano un comune denominatore: quello di chiedere consenso  con la promessa di colpire la Casta, gli sprechi e i corrotti, facendo così surrettiziamente intendere che il problema della crisi sia prevalentemente di natura “antropologica” (“quelli che comandano ora sono ladri”) e non politica. Questo tipo di impostazione, assolutamente falsa e controproducente, contraddistingue la comunicazione tanto dei grillini italiani quanto degli spagnoli di Podemos. Il pessimo Matteo Renzi, ad esempio, figuro ipocrita tirato al laccio da tipi alla Serra e Marchionne, è figlio dell’ossessione anti-sprechi cavalcata per anni dal Movimento 5 Stelle,  indispensabile per creare le precondizioni utili affinché uno spregiudicato demagogo fiorentino scalasse le vette del potere italiano. Se Grillo e Casaleggio avessero negli anni costruito un consenso maturo intorno ad una idea chiara e possibile di società, Renzi non sarebbe mai venuto a galla. In ogni angolo del globo, come insegna anche la recente campagna per le presidenziali brasiliane perse da Neves, il vessillo della lotta alla corruzione e agli sprechi è appannaggio delle destre reazionarie, brave nell’usare alcuni triti argomenti per giustificare il sostanziale disimpegno dello Stato nell’economia, dipinto ad arte quale moloch, padre di  affarismi e clientelismi che frustrano i sani spiriti del capitalismo speculativo contemporaneo. I partiti fru-fru, quelli che sono per la decrescita il lunedi, keynesiani il martedi, neoliberisti il mercoledì, mentre nel week-end si riposano cianciando di sprechi e corruzione sono quinte colonne dissimulate al servizio della continuità. I partiti identitari, alla Front National per capirci, quelli che possono invece presentarsi come i legittimi difensori di un pensiero politico strutturato e coerentemente legato ad alcuni autori di riferimento, meritano di essere osservati con maggiore attenzione. In Italia la bandiera del lepenismo è recentemente finita nelle mani del segretario leghista Matteo Salvini, scaltro nel riposizionare il morente Carroccio in maniera da assorbire parte del montante malcontento. Cosa c’è di autentico e cosa di strumentale in una operazione di questo tipo? Ne parliamo nel prossimo articolo.

    Francesco Maria Toscano

    4/11/2014

    Categorie: Politica

    4 Commenti

    1. pietro esposito scrive:

      in linea di massima sono d’ accordo,sono sicuro che presto la troika europea avra’ bisogno di una rinnovata lotta di classe per un maggiore consolidamento, tuttavia si dovrebbe analizzare con attenzione, la funzione del socialismo liberale, in quanto sintesi che potrebbe tornare utile proprio all’ attuale potere europeo, chissa’…

    2. Aurelio Bruno scrive:

      Renzi lo stavano “preparando” da molto tempo prima che nascesse Cinquestelle. Non è vero che egli sfrutta il fallimento di Grillo. Ê vero semmai che è stata accelerata la sua discesa in campo (cioè evitato il passaggio elettorale) proprio per contrastare Grillo alle Europee. Anche Bersani l’ha capito e si è fatto da parte. Grillo avrebbe vinto a man bassa. L’operazione 80 euro ha poi determinato (inaspettatamente per Renzi stesso) la dimensione della vittoria. Il che dimostra che in questo Paese vince chi affronta (non risolve) il problema della povertà. Che lo faccia in modo assistenziale non importa, purché lo faccia.

    3. and scrive:

      Eppure a me sembra che si stia preparando il terreno proprio per il Matteo Forte…
      Non è che c’è troppa fiducia nella vera voglia di riscatto del Temporeggiatore?

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      Francesco Maria Toscano, nato a Gioia Tauro il 28/05/1979 è giornalista pubblicista e avvocato. Ha scritto per Luigi Pellegrini Editore il saggio storico politico "Capolinea". Ha collaborato con la "Gazzetta del Sud" ed è opinionista politico per la trasmissione televisiva "Perfidia" in onda su Telespazio Calabria.

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