I grandi giornali italiani non perdono occasione per dimostrarsi pessimi. Dopo avere passato gli ultimi anni ad incensare gli arrivi in pompa magna di personaggi funesti in stile Mario Monti, le migliori italiche penne si trovano oggi in evidente imbarazzo. Come spiegare adesso al popolo bue ciò che agli occhi dei più smaliziati era chiaro ed evidente da almeno un paio di anni? Come dire ai lettori belanti che, al di là delle belle parole sull’ineluttabilità del processo che prevede la progressiva ed inarrestabile costruzione dell’Europa politica, il gotha continentale è invece pronto a scacciare i greci pur di non mettere minimamente in discussione i sacri dogmi del rigore e dell’austerità ad ogni costo? Bella domanda. Peccato non tutti possano formulare una accettabile risposta. Perché nel caso in cui i giornalisti alla Scalfaro, Polito, Fubini, Mastrobuoni e tanti altri, volessero rispondere in maniera intellettualmente onesta ad un simile quesito, dovrebbero ammettere che ai personaggi di cui sopra, Merkel, Draghi e Schaeuble in testa, dell’Europa unita non è mai fregato nulla. Ai greci bisogna riconoscere il merito di avere perlomeno squarciato una maschera di ipocrisia che consentiva la prosecuzione dei peggiori crimini sul piano sociale e macroeconomico al riparo di una falsa e strumentale retorica europeista. Ora il velo è finalmente caduto. Pur di non mettere sul piatto pochi euro, con il chiaro obiettivo di frustrare sul nascere la domanda di giustizia sociale che cresce dappertutto, Draghi e Merkel sono pronti a rompere il tabù delle irreversibilità della moneta unica. Obiettivamente, al punto in cui siamo, al governo Tsipras, appena legittimato da un consenso plebiscitario, non rimane altra scelta se non quella di abbandonare l’euro per ritornare immediatamente alla dracma. Mentre l’Europa attraversa uno snodo decisivo, che finirà con il condizionare in un verso o nell’altro la vita delle prossime generazioni, alcuni giornalisti perdono tempo proponendo ai rispettivi lettori letture raffazzonate. E’ il caso di Filippo Ceccarelli, autore di un pezzo pubblicato a pagina 4 su “La Repubblica” di oggi, pieno zeppo di considerazioni ed “analisi” degne dei “peggiori bar di Caracas”. Ceccarelli, riguardo alla nobile e coraggiosa scelta di alcuni sindaci italiani, pronti ad esporre la bandiera greca (al fianco di quella italiana e di quella dell’Unione Europea) in occasione dello svolgimento del referendum tenutosi la scorsa domenica nell’Ellade, non ha trovato di meglio da fare se non arrampicarsi al fine di palesare l’esistenza di possibili ragioni “strumentali”. L’idea che qualcuno possa solidarizzare con un popolo che sta vivendo una vera e propria crisi umanitaria, causata dell’applicazione ottusa di politiche indegne legittimate sul piano mediatico proprio da giornali come “La Repubblica”, sembra inverosimile a Ceccarelli, il quale in sostituzione avanza altre lucide ipotesi: “Non se la passa bene Gioia Tauro, né Bacoli, né Mugnano, né Ficarra, in Sicilia, tanto meno Nocera Inferiore e tutti gli altri Municipi che in questi giorni hanno stabilito di esporre la bandiera della Grecia. Per solidarietà. Oppure per acchiappare le emozioni, e magari provare a giocarsele in termini di consenso?”. Sappia Ceccarelli che a Gioia Tauro, per esempio, le elezioni appena terminate hanno tributato un larghissimo consenso al candidato sindaco Giuseppe Pedà, il quale, come è evidente, non può essere mosso nelle sue scelte da nessun obiettivo contingente di tipo elettoralistico. Quanto poi al fatto che “…i Comuni italiani non godono di buona salute. Strozzati da debiti, spesso malamente amministrati, in ogni caso costretti a tagliare, tagliare, tagliare, solo tagliare…”, è giusto far notare a Ceccarelli come tra la reale situazione di difficoltà che attanaglia gli Enti Locali e il caso Grecia esista una correlazione nettissima impossibile da ignorare. Tanto i singoli comuni italiani quanto le nazioni come la Grecia, infatti, sono piegate e distrutte dalle stesse identiche politiche di “consolidamento fiscale”, decise all’interno dei soliti consessi oscuri e antidemocratici. La difesa della democrazia non può essere prerogativa esclusiva di qualche intellettuale o pensatore auto-proclamatosi illuminato; la difesa dei pilastri della nostra civiltà dovrebbe al contrario interessare le coscienze di tutti i cittadini (cittadini, Ceccarelli, non sudditi). In conclusione ci tengo a precisare come il gesto di solidarietà del comune di Gioia Tauro sia stato molto apprezzato dai greci. Alcuni noti grecisti, in rapporti di stima con l’attuale amministrazione comunale, ci hanno infatti riportato i sentimenti di amicizia espressi da alcuni alti dirigenti ateniesi che intendono costruire con noi un rapporto non occasionale finalizzato alla salvaguardia di alcuni diritti fondamentali ora con forza minacciati.
Francesco Maria Toscano
8/07/2015
Leggete questo articolo interessante, tanto per capire per chi sta lavorando Draghi
http://www.peacelink.it/sociale/a/34806.html