Sabato 12 dicembre io e il sindaco di Gioia Tauro Giuseppe Pedà siamo stati a Napoli, per seguire un incontro organizzato dal movimento politico “Sinistra Italiana” su invito dell’onorevole Alfredo D’Attorre. Come i più attenti sanno, da tempo io e il sindaco Pedà puntiamo alla costruzione di un “polo keynesiano” in grado di aggregare, da destra a sinistra, tutti quelli che hanno compreso la pericolosità insita nelle cosiddette politiche di austerity. Il nostro intento non è quello di creare una sorta di think tank, o centro di pressione, trasversale ai partiti; né tantomeno pensiamo di rappresentare una speciale e generosa fonte di sapienza pronta ad abbeverare tutti quelli che dovessero approcciarsi a noi con fare umile e riconoscente. Molto più semplicemente il nostro desiderio è quello di contribuire alla formazione di un vero partito politico che, senza ambiguità di sorta, dichiari chiaramente di voler perseguire prioritariamente i seguenti obiettivi: piena occupazione, primato della politica e difesa del principio democratico ora messo in discussione da un manipolo di tecnocrati da strapazzo. Su queste basi siamo pronti a parlare con tutti, nella speranza di addivenire presto ad una sintesi in grado di rappresentare un punto di riferimento certo per i tanti spaesati che, senza costrutto, vagano da tempo alla ricerca di un approdo politico importante e ideologicamente orientato. Questo approdo può essere rappresentato in tutto o in parte da Sinistra Italiana? La risposta è no, e ce ne dispiace. Ascoltando i diversi interventi succedutisi a Napoli, è parso chiaro il profilo assolutamente insufficiente di questo nuovo esperimento politico, già zavorrato in partenza dalla presenza di alcuni uomini che portano responsabilità precise e gravissime in relazione al repentino declino italiano. Stefano Fassina, per esempio, già viceministro dell’apprendista di rito draghiano Fabrizio Saccomanni, solo pochi anni fa si preoccupava di giurare obbedienza e fedeltà ai padroni direttamente dalle colonne del Financial Times, prestigioso randello mediatico solitamente usato per bastonare i non allineati, e magnificare contestualmente le virtù dei camerieri al servizio della speculazione massonica globalizzata e organizzata (clicca per leggere). Per non parlare di tipi alla Vendola o Cofferati, personaggi notoriamente bravi nel disallineare i fatti dalle intenzioni. E pur vero che tutti possono cambiare idea, perfino Reagan- prima di diventare iperliberista- era democratico e tendenzialmente socialista. Non è possibile però cambiare senza riconoscere pubblicamente gli errori precedentemente commessi. Fassina e D’Attorre, prima di proporsi come soluzione ai mali italiani da loro stessi in parte fomentati, dovrebbero rivisitare in maniera critica e dolorosa il recente passato, fatto di errori, debolezze e passi falsi che continueremo a pagare per il prossimi decenni. Anziché indulgere ancora sulla stantia e comoda retorica che dipinge la sempreverde “lotta alla corruzione” quale strumento indispensabile per ottenere la sospirata ripresa economica, argomento perfettamente in linea con la presunta superiorità morale dell’uomo “de sinistra”, Fassina e D’Attorre farebbero bene a cospargersi il capo di cenere nel ricordare la stagione di Monti al potere, nefasto soggetto catapultato sul suolo italico dal nume tutelare di un certo sinistrismo da voltastomaco: Giorgio Napolitano. Al netto delle tante criticità appena segnalate, la proposta macroeconomica oggi veicolata da Fassina e D’Attorre risulta però in larga parte condivisibile. Ai leader di Sinistra Italiana, più che la padronanza delle cause che producono fenomeni politici, manca il coraggio; mentre De Magistris, anch’egli presente all’incontro, vive una condizione precisamente opposta: il sindaco di Napoli ha coraggio ma non possiede gli strumenti ermeneutici per analizzare la contemporaneità in maniera matura e compiuta. Basti pensare che lo stesso De Magistris, dopo avere correttamente detto che è utile favorire una “alternativa di popolo senza farsi limitare dai vecchi steccati di destra e sinistra”, è riuscito ad affermare la seguente sesquipedale fesseria figlia di una consolidata asinità in materia di sviluppo: “il governo punta sulle grandi opere pubbliche che come tutti sanno fanno gola alle mafie”. Buonanotte. La forza non è mai il risultato della somma di più debolezze. Per queste ragioni credo che il progetto politico di “Sinistra Italiana” abbia oggettivamente il respiro corto e, conseguentemente, poche realistiche prospettive di successo.
Francesco Maria Toscano
18/12/2016
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